Scienza

La minaccia dei supervulcani

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Caldera di Yellowstone. Foto di Daniel Mayer - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2866664
Nel mondo ce ne sono una decina. Sono laghi di magma incandescente poco al di sotto della superficie terrestre. I più pericolosi sono tre…

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Nel mondo ce ne sono una decina. Sono laghi di magma incandescente poco al di sotto della superficie terrestre. I più pericolosi sono tre: la caldera dei Campi Flegrei vicino Napoli, la caldera del parco di Yellowstone ed il lago Toba in Indonesia.
Non sono veri e propri vulcani, ma dei sistemi vulcanici larghi decine di chilometri al cui interno bolle in continuazione del magma liquido. Che cosa li rende tanto pericolosi?
Semplicemente la possibilità che uno di loro erutti mettendo in seria difficoltà la continuazione della vita sulla terra. E’ possibile prevedere quando e se uno di loro esploderà? La risposta purtroppo è un secco no.
Del pianeta su cui viviamo, ne sappiamo ancora poco e se poi iniziamo a scendere al di sotto della sua superficie, le conoscenze diventano scarse e frammentarie. La geologia e la vulcanologia hanno sicuramente fatto negli ultimi cinquant’anni passi da gigante, ma non così tanti da arrivare alla meta: una comprensione totale dei meccanismi sismici, tettonici e vulcanologici della terra. Se e quando dovesse succedere l’eruzione, il supervulcano ci darebbe forse un preavviso di qualche giorno, al massimo di un paio di settimane. Troppo poco per evitare il peggio.
Ma anche avendo a disposizione molto più tempo, non avremmo nessuna possibilità di evitare una catastrofe. Negli ultimi due anni, è stato il sistema magmatico del parco di Yellowstone nello stato del Wyoming a dare le maggiori preoccupazioni.
L’attività sismica nella zona è aumentata in maniera considerevole e in alcuni punti la temperatura superficiale è aumentata al punto tale da provocare la liquefazione del manto stradale. Secondo uno scienziato russo, anche la caldera dei Campi Flegrei potrebbe esplodere in tempi brevi ed i segnali che qualche cosa si sta muovendo nella zona del golfo partenopeo non sono rassicuranti. Ma che cosa succederebbe se ad esempio, il supervulcano di Yellowstone dovesse esplodere?
L’eruzione potrebbe essere così potente da far sembrare quella del Vesuvio del 79 D.C. il semplice scoppio di un petardo. Il boato sarebbe così forte da poter essere udito a distanze di migliaia di chilometri e gli effetti sarebbero pari a quelli prodotti dalla caduta di un grosso asteroide.
Nel giro di pochi minuti l’esplosione devasterebbe tutto ciò che si trova nel raggio di centinaia di chilometri ed il materiale immesso nell’alta atmosfera schermerebbe la luce solare per anni, provocando un abbassamento repentino della temperatura con conseguenze catastrofiche: i raccolti andrebbero distrutti, gli animali da allevamento morirebbero e la conseguente carestia provocherebbe un’ecatombe a livello planetario.
A questo si deve aggiungere il fatto che la cenere ed i materiali piroclastici coprirebbero il territorio degli Stati Uniti costringendo i suoi abitanti ad emigrare in massa.
Conosciamo qualche metodo per evitare tutto questo?
Purtroppo non esistono contromisure.
Le conoscenze scientifiche ci consentono di capire l’Universo nel quale viviamo e ci hanno consentito di sviluppare delle tecnologie che migliorano continuamente il nostro tenore di vita, ma la comprensione delle leggi della natura non ci permette di costringere il nostro pianeta a fare quello che vogliamo noi.
E’ sempre la natura ad avere l’ultima parola e se decidesse di far esplodere una qualsiasi caldera, non potremmo assolutamente evitarne le conseguenze apocalittiche.
C’è da aggiungere che mancando una conoscenza approfondita dei fenomeni vulcanici, le previsioni non sono assolutamente affidabili.
Qualche geologo sostiene che il rischio è grande e che un supervulcano potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Qualche altro invece afferma con ostentata sicurezza che possiamo dormire sonni tranquilli per i prossimi ottanta o novantamila anni.
Chi ha ragione? Nessuno è in grado di dirlo.
Quello che possiamo dire è che la fine del mondo potrebbe avvenire da un momento all’altro; non per una invasione aliena, né per la caduta di un asteroide e nemmeno per una epidemia mortale di un virus sconosciuto, ma per lo scoppio di un vulcano.
Fino ad ora abbiamo immaginato l’estinzione della nostra specie per effetto di qualcosa di molto potente, in fondo, presuntuosamente, al nostro livello.
Potremmo invece estinguerci per qualche cosa di molto più banale e poco dignitoso: la cenere.

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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::1449::/cck::

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