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Re Laurino gioca a golf

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Il Gruppo del Catinaccio, Dolomiti; foto di Mario Attanasio
La sua montagna era finalmente libera dai turisti ed i suoi sudditi, camosci, caprioli uccelli, tutti gli animali della montagna insomma potevano andare dovunque liberi da ogni intrusione umana.

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Anita dove sono finiti i miei piedi?
Cosa?
Hai sentito benissimo, non trovo più i miei piedi, tu li vedi?
Anita ormai era abituata alle stranezze di Ferdinand, ma questa le superava tutte per cui si alzò dal letto girò dalla sua parte per vedere di cosa si trattava.
E fu così che lo vide senza i piedi.
Ferdinand stava in piedi davanti a lei, ma senza i piedi!
Cosa hai combinato questa volta?
Mah, niente, mi sono alzato e non li ho visti più.
Ma te li senti?
Sì ma non molto bene.
Puoi camminare?
Ferdinand iniziò a muoversi ma era uno spettacolo incredibile, sotto le caviglie non aveva nulla ma camminava bene, come sospeso in aria.
Aspetta! Ho capito!
Anita si abbassò di scatto ai suoi piedi e diede uno strattone da quelle parti.
E così fu che comparvero Re Laurino ed il suo mantello magico.
Re Laurino, la devi smettere di fare questi scherzi stupidi!
Ci fai venire un accidente!
Re Laurino, da quando loro avevano deciso di passare l’estate al Niger Pass, vicino a Carezza sotto il Catinaccio, aveva preso l’abitudine di andare a trovarli spesso e si presentava sempre in un modo speciale, questa volta aveva fatto scomparire i piedi a Ferdinand mettendogli sopra il suo mantello magico che rendeva invisibile qualsiasi cosa coprisse.
Lui, da solo, sopra il suo giardino magico si annoiava un po’ dopo tanti secoli.
Neanche i giri volanti sulla scopa della Strega dello Sciliar lo divertivano più.
Ed inoltre, detto fra noi, aveva un debole per Anita da quando la aveva salvata da un albero innamorato sul Duomo di Bolzano.
Cosa vuoi questa volta? Chiesero tutti e due nello stesso momento, un po’ sollevati nel vedere di nuovo i piedi di Ferdinand al loro posto.
Giocare a golf.
Cosa?
Si, avete capito benissimo, voglio giocare a golf.
Io li vedo benissimo da lassù, i giocatori, li seguo da anni, conosco tutte le regole e le tecniche, non vedo l’ora di provare e voi mi dovete aiutare.
Ma come?
Ho pensato io a tutto.
Io mi metto davanti a te, Ferdinand coperto dal mio mantello che mi rende invisibile, tu fai finta di colpire la pallina ma in effetti sono io che giuoco, dobbiamo solo sincronizzarci bene.
Loro non potevano, e non volevano, dire di no a Re Laurino per cui, anche se perplessi su questa cosa, accettarono.
Il giorno dopo si presentarono al campo tutti e tre, ma erano visibili solo loro due.
Re Laurino scalpitava dalla voglia di iniziare a giocare.
Calma! Fammi mettere bene in posizione, aspetta!
E fu così che iniziarono a giocare, Ferdinand faceva il movimento ma in effetti era Re Laurino che maneggiava le mazze colpendo le palline una dopo l’altra.
Che bello! Che bello!
Finalmente!
Re Laurino esultava come un ragazzino.
In quella stagione il passo di Carezza era pieno di turisti che sciamavano sul Catinaccio il suo regno.
Ah questi turisti!
Quanti sono!
Diventano sempre di più!
Zitto, Re Laurino non farti sentire, e poi devi pensare che i turisti portano soldi.
Cosa me ne faccio io dei soldi!
Io vedo solo la mia montagna invasa da tanta gente incompetente, non sanno scalare la roccia, lasciano cartacce dappertutto, spaventano i miei cari animali che si debbono nascondere al loro passaggio.
È così via ad inveire sempre di più contro i turisti.
E, mano a mano che si arrabbiava, i suoi colpi diventavano più potenti e più veloci.
Calma, calma, Re Laurino, io non ce la faccio più a starti dietro.
Ma una rabbia folle si era impadronita di lui, era diventato rosso paonazzo e sprizzava fumo scuro dalle narici.
Le palline che colpiva andavano sempre più lontano, ormai si levavano sempre più in alto verso la montagna, fino a scomparire ai loro sguardi.
Ma non a quello di Re Laurino, che le trasformava in proiettili per colpire i turisti che salivano sulla sua montagna.
Una pioggia di pietre, si perché lui in volo trasformava le palline in pietre, si abbatté su tutto il Catinaccio.
Via! Via dalla mia montagna!
Re Laurino era completamente impazzito e scagliava sassi come una mitragliatrice contro i turisti, ma non li colpiva forte, non li faceva precipitare, ma solo li spaventava tanto che questi, impauriti da questa pioggia di pietra, si precipitavano giù alle pendici della montagna lasciando le cime.
Sembrava la ritirata di Caporetto.
Era incredibile la massa di gente che si riversava giù, si metteva in macchina e scompariva a valle.
Basta Laurino!
Ferdinand gli strappò il mantello di dosso e lui dovette smettere.
Sei contento ora? Hai fatto scappare tutti!
Era quello che volevo!
E dicendo questo scomparve.
Il giorno dopo su tutti i giornali si parlò di quel fenomeno straordinario della pioggia di pietre sul Catinaccio. L’area fu dichiarata pericolosa e chiusa ai turisti.
Si pensò ad uno sciame di meteoriti.
Gli esperti della Protezione Civile esaminarono le pietre e vi trovarono, con loro grande sorpresa, tracce di plastica e la presero come prova che nel cosmo, da dove evidentemente queste venivano, vi erano tracce di altre civiltà.
Re Laurino, dall’alto del suo regno si gongolava felice per il risultato raggiunto.
La sua montagna era finalmente libera dai turisti ed i suoi sudditi, camosci, caprioli uccelli, tutti gli animali della montagna insomma potevano andare dovunque liberi da ogni intrusione umana.
E per festeggiare invitò la Strega dello Sciliar ad un volo straordinario sulla scopa volante con in mano una bottiglia di Zirmerchuchensnaps per festeggiare la vittoria sugli invasori del loro regno.
Da quel giorno, ad ogni tramonto, il colore dal solito rosa che normalmente illuminava il Catinaccio virò verso un rosso acceso…
Chissà in quanti altri posti ci sarebbe bisogno di un re come Laurino…

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