Sarebbe interessante, al netto degli slogan, delle parole altisonanti e vacue che si sentono ogni giorno, degli anatemi e delle critiche feroci, individuare quanto…
Sarebbe interessante, al netto degli slogan, delle parole altisonanti e vacue che si sentono ogni giorno, degli anatemi e delle critiche feroci, individuare quanto nel popolo italiano vi sia chiarezza su che cosa stiamo per andare a fare in autunno, quando saremo chiamati a decidere con un semplice sì o no, il corso delle riforme costituzionali avviate dal governo e dal premier!
La sensazione che gli umori siano legati soprattutto a varianti impazzite e a revanscismi non sempre onorevoli, non solo è forte ma assolutamente chiara!
Gli italiani dovrebbero essere informati puntualmente su cosa significhi modificare il Senato, accentuare verso un monocameralismo imperfetto quello che una volta era il bicameralismo perfetto e come queste modifiche possano giocare un ruolo importante nell’ammodernare la funzione legislativa, coordinarla meglio con quella esecutiva ed amministrativa, in un paese che ha bisogno come il pane di funzionare senza localismi esasperati, senza pastoie burocratiche insensate, soprattutto di dirigersi verso un equilibrio nuovo fatto di efficienza certo, ma anche di rispetto del cittadino, dei suoi diritti al lavoro, alla giustizia, al welfare pur nella nuova dimensione di un mondo in ebollizione dove molti dei parametri conosciuti sono divenuti obsoleti e non più applicabili neppure in caso di “restaurazione” dei vecchi tempi!
Che cosa accade intorno a noi? Non servono capacità divinatorie o particolari sensibilità politiche per capire che quello al quale assistiamo è tutt’altro. Non si parla delle riforme di per sé, dei valori che sono alla base delle nuove norme e delle obiezioni legittime che vengono portate al disegno sul quale dovremo esprimerci!
Nulla di tutto questo. Il referendum chiesto dal governo, quale democratico strumento per avere il sentire del popolo, è divenuto qualcosa di molto e mostruosamente diverso. Per il premier che forse pensava ad un plebiscito personale la strada si è fatta più difficile, intricata e accidentata e anche se vincitore dovrà fare i conti comunque con una forte opposizione. Per i fautori del no nelle varie anime che si agitano in esso, l’occasione di riscatto ma non dei propri meriti, ma delle proprie incapacità ed inefficienze; o come per il movimento 5stelle il grimaldello per tentare la scalata al governo nazionale senza misurarsi su programmi e scelte vere e non soltanto slogan contro!
Ecco perché, ogni giorno sentiamo qualcuno alzare la voce e accusare ieri di volontà autoritarie, oggi di azioni liberticide. L’importante è non parlare della sostanza! Ma girarci intorno nella migliore tradizione del politichese vecchio e anche nuovo!
Se guardiamo attentamente a quel che ci accade intorno vediamo che il centrosinistra continua la sua opera di scomposizione autolesionista, come nel famoso ballo sul Titanic mentre sullo sfondo si vede la sagoma inquietante dell’iceberg! Ogni giorno la minoranza alla ricerca di un senso al proprio esistere si lambicca il cervello alla ricerca di un ritocchino al testo di legge per votare sì, minacciando per convenienza sempre il no, ben sapendo che sarebbe una sconfitta anche per loro. Basti pensare ai reiterati inviti al premier a restare anche in caso di vittoria del no, come a dire noi ce ne stiamo sul proscenio a contemplare il risultato nefasto del nostro dissennato agire e tu dovrai continuare a governare e verosimilmente ad avviare un ulteriore defatigante, inutile e dannoso percorso verso nuove elezioni politiche!
A questo pensano e aspirano sia il centro destra che i 5stelle. Il primo perché sarebbe un’insperata occasione per provare a ricompattare e ricostruire qualcosa di percepibile come approdo per una larghissima fetta del paese. I secondi perché potrebbero agguantare Palazzo Chigi, senza passare per le farraginose e a loro opinione desuete fasi del confronto sui temi e sulle scelte! Sino ad ora lo slalom è loro riuscito non per merito ma per scarsezza degli avversari. Tuttavia gli incagli e gli intoppi che mostrano le loro amministrazioni ora nelle grandi città specchio veritiero del paese, fanno aumentare la sensazione che cose di estrema serietà non possono essere affidate “a i… creature”, come dicono a Napoli! Con l’aggravante che i dirigenti grillini sono tutt’altro che creature inesperte, quanto piuttosto e in gran parte cascami della vecchia politica, mondatisi attraverso percorsi ancora non conosciuti al paese ma che qui e là cominciano a trasparire. Coma a dire che il nuovo non solo non lo è, ma il rischio è che sia l’emersione del peggior vecchio che ci sia, altro che la novità della politica non politica, dei cittadini alla guida della nazione! Un abbaglio spaventoso che la storia sta manifestando in tutta la sua gravità!
Ecco perché tutti, più che parlare della sostanza, cercano di accelerare su slogan e frasi fatte e di facile presa. O ancora come le opposizioni chiedono di anticipare il più possibile la data del voto: il loro timore è che scelte e soluzioni del governo, la legge di stabilità in arrivo, potrebbero giocare a favore del premier!
La Corte di Cassazione, pochi giorni fa, ha deciso l’ammissibilità del quesito posto dal governo e validato le firme presentate per chiedere il referendum confermativo! Ora il re è nudo potremmo dire! Come sottolineato dal capo dello Stato, ora sarà la prassi giuridica a dettare passi e tempi per arrivare alla data del voto! Nessun arbitrio o nessuna scelta a favore di qualcuno, solo l’applicazione delle norme! Dunque la richiesta di anticipare l’anticipo non risulta sgradevole, ma denota una fretta sospetta e probabilmente timorosa di evoluzioni non a favore di un no che sa, molto più del sì, di passato, di riti da sacrestie di vario tipo, di fumisterie partitiche che sembravano superate pur nelle difficoltà del nuovo! Un salto all’indietro e nel buio molto più che il salto in avanti possibile. Non ci sono rischi per la stabilità democratica, a meno che non siano un recondito pensiero di chi li agita a spauracchio!
di Roberto Mostarda