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Solo sei giorni dopo l’annuncio del decollo di aerei da guerra russi dall’Iran per attaccare posizioni jihadiste in Siria il 16 agosto, i due paesi hanno dovuto porre fine alla pericolosa impresa.
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Con il permesso dell’Autore presentiamo la traduzione in italiano del suo articolo, scritto in spagnolo pubblicato su Other News lo scorso 24 agosto.
Solo sei giorni dopo l’annuncio del decollo di aerei da guerra russi dall’Iran per attaccare posizioni jihadiste in Siria il 16 agosto, i due paesi hanno dovuto porre fine alla pericolosa impresa. La forte pressione di Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele e l’opinione pubblica iraniana, hanno dissolto quella che doveva essere una “partnership strategica” tra i due paesi.
Questa base aerea, creata nel 1960 per neutralizzare una possibile “invasione sovietica” dal monte Zagros si trova nella antica città di Hamedan, l’antica capitale dell’impero persiano e la città che ha dato alla luce Avicenna, il “Principe dei medici”. Hamedan era già stata unita, in qualche modo, ai russi: il 9 Luglio, 1980 l’URSS avvertiva il partito comunista dell’Iran, il Tudeh, del piano di un colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti (simile a quello del 15 luglio 2016 Turchia) in partenza da questa base per rovesciare la teocrazia iraniana appena installata. La rivolta, così, fu interrotta.
Era la prima volta dalla seconda guerra mondiale che aerei militari stranieri atterravano in Iran. Il forte sentimento di sovranità della nazione iraniana aveva impedito durante il regno di Mohammad Reza Pahlavi, lo Shah (1944-1978), che gli Stati Uniti installassero basi militari in quel paese che condivideva 1.600 chilometri di frontiera comune con l’URSS, dovendosi accontentare di alcuni gadget spia.
Tra Russia e Stati Uniti
La decisione di concedere l’uso della base aerea iraniana di Hamadan ai russi fu presa dai militari e dal capo dello Stato, l’Ayatollah Khamenei, alle spalle del Parlamento, perché dissero “non gli competeva”. Diversi parlamentari misero in discussione sia la legittimità della presenza di aerei da combattimento stranieri in Iran, sia l’autorizzazione a un paese straniero di utilizzare terra iraniana per bombardarne un altro.
Tra i motivi che hanno portato entrambi i paesi ad entrare in questo gioco pericoloso, vi sono:
1. Porre fine al conflitto in Siria, intensificando gli attacchi contro i gruppi ribelli e terroristi. Non potevano più tenere il passo con il pesante onere finanziario che li coinvolgevano in quel conflitto: l’Arabia Saudita, che supporta i jihadisti, aveva raggiunto i suoi obiettivi con l’abbassamento dei prezzi del petrolio! La Russia interviene nel vedere che Obama non solo ha parcheggiato il “piano di pace”, firmato in marzo per una transizione politica in Siria, ma gli USA sono ritornati ad armare i jihadisti di Al-Nusra nei combattimenti in corso ad Aleppo. Così ha deciso di cambiare rotta per i propri aerei, spostandoli in Iran, per ingannare i satelliti delle potenze (Israele?), che solevano mettere in guardia i jihadisti sul decollo di aerei russi, facilitandone la fuga.
2. L’Iran si avvicina alla Russia per la delusione subita dall’Occidente dopo la firma del accordo nucleare dello scorso anno. L’accusa è di non mantenere la sua promessa di cooperazione economica, mantenendo invece le sanzioni finanziarie sulle banche iraniane, anche se consapevoli del fatto che, nonostante la “amicizia” la Russia continuerà a ostacolare la realizzazione dei gasdotti iraniani verso l’Europa.
3. Teheran non può permettersi la scomparsa del suo alleato Bashar al-Assad; gli serve per scoraggiare Israele, nella sua tentazione di attaccare l’Iran. La prima ragione per la guerra in Siria è stata quella di rompere l’asse della resistenza a Israele, smantellando lo stato siriano proprio per costituire la “profondità strategica” dell’Iran. Washington, mentre consegna a Tel Aviv un pacchetto di aiuti militari per 40 miliardi di dollari, ha sottoposto l’Iran a un embargo militare, almeno per i prossimi due decenni.
4. L’Iran crede che una stretta cooperazione militare con Mosca metta in imbarazzo l’Arabia Saudita (il suo attuale nemico numero uno) nel provocare un conflitto diretto.
5. La Russia, con questa operazione mirava a rafforzare la sua immagine di potenza internazionale, raggiungendo gli obiettivi della “Dottrina Putin“. Che due partner della NATO, Cipro e Turchia, le abbiano offerto di utilizzare le proprie basi militari, è una conferma di questo stato.
6. La creazione del temibile triangolo Mosca-Teheran-Ankara, permetterà a Vladimir Putin di negoziare con gli Stati Uniti sulla decisione di rafforzare l’accerchiamento militare del suo paese presa dalla NATO nel suo ultimo vertice di Varsavia lo scorso luglio.
7. Dopo il recupero dallo shock in cui si trovava per questo “coraggio” di Russia e Iran, la Casa Bianca li accusò, senza discutere, di violare l’accordo nucleare tra Iran e 5 + 1. Ma all’improvviso Teheran e Mosca hanno annunciato la fine di questa controversa formula di alleanza anti terroristica in Siria (e per giunta centrata sul bombardare gli alleati degli Stati Uniti) dovuta alla forza degli avvisi di Washington, che ha ricordato che il loro ruolo dovrebbe essere quello di convincere Assad a lasciare il potere piuttosto che a salvarlo.
8. Giorni prima, Washington aveva perso Tayyeb Erdogan, che accusava gli USA di aver organizzato il tentato colpo di stato del 15 luglio. Nel suo incontro con Putin, il leader turco offriva appoggio ai piani di pace russi per la Siria ed in cambio il Cremlino avrebbe impedito la disintegrazione della Siria, e quindi la creazione di un Kurdistan autonomo. I recenti bombardamenti dell’aviazione siriana sulle posizioni curde rispondono anche a questa nuova politica della Russia.
9. Washington, sotto la pressione di Arabia Saudita e Israele, torna al ‘piano B’, che prevede la fine di Assad e la spartizione della Siria, aumentando l’accerchiamento dell’Iran.
10. Ma gli interessi propri degli Stati Uniti sarebbero in pericolo, non per i rischi che potrebbe correre il povero e distrutto paese dei siriani, ma per i mega progetti firmati tra russi e iraniani (le due maggiori riserve di gas al mondo) tra cui il Corridoio Internazionale del Trasporto marittimo e terrestre Nord – Sud (NSTC, per il suo acronimo in inglese) di 7.200 km che collegherebbe Russia e Iran con India, Medio Oriente, Caucaso, Asia centrale e Europa, che completerà la nuova Via della seta cinese. L’accordo NSTC, firmato nel 2000, non solo ridurrà i costi e la durata del trasporto commerciale, ma anche potrà competere con il Canale di Suez, riducendo il peso geopolitico dei paesi che la controllano. In realtà, il cosiddetto “Grande Gioco” era il nome dato alla battaglia tra le potenze mondiali per il controllo di queste stesse acque dell’Oceano Indiano e del Golfo Persico, all’inizio del secolo scorso. Ed anche per questo stesso desiderio che la CIA e l’MI6 crearono nel 1978 gli jihadisti afgani, i padri dell’attuale ISIS: la missione era quella di rovesciare il governo marxista dell’Afghanistan, impedendo l’accesso dell’URSS a queste rotte commerciali.
Obama, che ha voluto concludere il suo mandato inaugurando l’ambasciata americana a Teheran, lascerà che il suo successore decida cosa fare con l’Iran, il principale bottino delle guerre in Medio Oriente.
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::autore_::di Nazanín Armanian – Público.es::/autore_:: ::cck::1490::/cck::