Esteri

Siria: gli ultimi giorni di Aleppo

• Bookmarks: 3


::cck::1563::/cck::
::introtext::

Staffan de Mistura (UN Special Envoy for Syria) - Press Conference. http://webtv.un.org/watch/staffan-de-mistura-special-envoy-for-syria-press-conference/3806197677001
Le due coalizioni che si fronteggiano ad Aleppo, incuranti del sangue che ogni giorno bagna ogni lembo della città, non vogliono cedere neanche un centimetro del territorio occupato. Una tragedia che andrà avanti almeno fino alle elezioni del successore di Obama.

::/introtext::
::fulltext::

Comunque andrà a finire, la battaglia di Aleppo resterà negli annali come la più grande tragedia del Medio-Oriente moderno.
Un assedio condotto dalle forze governative contro i quartieri controllati dai ribelli islamici che di giorno in giorno si tinge del sangue di civili innocenti, schiacciati dall’alto dalle devastanti bombe sganciate dall’aviazione russa e da terra dall’avanzata delle milizie lealiste. La fragile tregua concordata qualche settimana fa a Ginevra da Stati Uniti e Russia è durata meno di un attimo.
I cosiddetti corridoi umanitari, punto essenziale dell’intesa che in altre città avevano avuto un discreto successo nel portare in sicurezza la popolazione assediata, ad Aleppo non sono mai entrati in funzione. Troppa l’acredine tra le parti e la mancanza di fiducia reciproca, dopo anni di combattimenti all’ultimo sangue. Il bombardamento delle strutture ospedaliere che sembra essere il leit motiv di questa fase del conflitto ha spento definitivamente qualsiasi speranza di intesa. Sembra infatti che nel mirino dei caccia governativi l’obiettivo privilegiato sia proprio quel che resta del sistema sanitario che in questi anni ha portato soccorso ai combattenti ribelli ed alla popolazione che vive nelle aree da loro controllate.
Una strategia che esplicita la volontà profonda del regime di Damasco: riconquistare con ogni mezzo il terreno tenuto dai rivoltosi anche a costo di radere al suolo intere porzioni di città con i loro abitanti. Ad Aleppo vivono ancora 2 milioni e mezzo di persone di cui 250mila nella parte in mano ai ribelli e si fa sempre più stridente il contrasto tra le zone controllate dal governo e quelle invece in mano agli oppositori. Dal canto loro questi ultimi sono ormai tutti confluiti nel gruppo jihadista denominato Jabhat fateh al Sham, nato dalle ceneri dello stato islamico e del fronte al Nusra, che ha annunciato la volontà di resistere ad ogni costo incurante di ogni emergenza umanitaria. Uno scontro finale destinato a sancire definitivamente chi sarà il vero vincitore del conflitto siriano. Una guerra civile che dal 2011 ha causato oltre mezzo milione di vittime mentre dei 22 milioni di siriani censiti prima dell’inizio della rivolta almeno la metà è stato costretto a fuggire dalle proprie abitazioni andando ad ingrossare i campi profughi dei paesi confinanti.
Davanti a tutto questo orrore la comunità internazionale sembra essere intrappolata in un’impasse figlia di interessi contrapposti. Da una parte la grande alleanza sciita che sostiene il regime di Bashar al Assad e che ha come massimo sponsor la Russia di Putin. Dall’altra la coalizione sunnita foraggiata dagli Stati Uniti che in questi anni ha commesso errori madornali come quello di appoggiare la nascita del califfato salvo poi prenderne le distanze in seguito agli attacchi terroristici perpetrati in Occidente.
Se si vuole dunque una soluzione al conflitto siriano, la strada per la pacificazione deve passare attraverso il dialogo tra le due massime potenze planetarie, un accordo che però sarà possibile solo dopo che gli Stati Uniti avranno eletto il loro prossimo Presidente.

::/fulltext::
::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1563::/cck::

3 recommended
comments icon0 comments
bookmark icon

Write a comment...