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Iraq: la battaglia di Mosul

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Soldato Americano in Iraq. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Defense.gov_News_Photo_080804-A-8725H-341.jpg
Donne e bambini come scudi umani, trincee riempite di petrolio e trappole esplosive disseminate ovunque. La battaglia per la riconquista di Mosul sarà dura. L’IS farà di tutto per difendere la sua ultima grande roccaforte in territorio iracheno.

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Donne e bambini usati come scudi umani, trincee riempite di petrolio e trappole esplosive disseminate ovunque. La battaglia per la riconquista di Mosul sarà dura e i miliziani dell’IS faranno di tutto per difendere la loro ultima grande roccaforte in territorio iracheno.
L’offensiva condotta dalle formazioni peshmerga curde e dall’esercito del governo di Baghdad è cominciata il 17 ottobre e può contare sul supporto dell’aviazione americana anche se l’altissima densità abitativa limiterà fortemente i raid dal cielo.
Riconquistare Mosul significherebbe la definitiva sconfitta del Califfato in Iraq che ha fatto del capoluogo del nord-est la propria capitale dal 2014. È dalla principale moschea di questa città che Abu Bakr al Baghdadi ha lanciato il suo proclama di fondazione dello Stato Islamico ed è da qui che sono venute le principali fonti di rifornimento sia economico che militare del gruppo jihadista.
Quando i miliziani in nero sono entrati in città, dopo l’ignominiosa fuga delle brigate dell’esercito iracheno che dovevano difenderla, hanno saccheggiato le riserve della banca nazionale che ammontavano a svariati milioni di dollari e si sono impadroniti dell’intero arsenale militare. Un bottino che ha consentito al Califfato di estendere per un biennio la propria autorità nella regione.
Un periodo nefasto per gli abitanti di questa zona dell’Iraq sottoposti a vessazioni inimmaginabili che hanno fatto precipitare questa terra culla di una cultura plurimillenaria in una spirale di terrore. Sono stati soprattutto gli appartenenti all’etnia yazida a subire le vessazioni più pesanti, con gli uomini sterminati e le donne ridotte a schiave del sesso. Ma la grande paura non è ancora finita almeno per l’oltre milione e mezzo di abitanti di Mosul ancora intrappolati nel perimetro cittadino.
In questa prima fase della battaglia le milizie curde stanno avanzando da nord e da est, cercando di bonificare i villaggi limitrofi al centro abitativo, un’operazione destinata a protrarsi a lungo vista la disperata difesa degli uomini del califfato che ammonterebbero a circa 5mila unità. Per quest’ultimi infatti la resa non è contemplata e dunque sono disposti ad immolarsi sacrificando la propria vita in missioni suicide.
L’esercito iracheno invece sta attaccando da sud e secondo il premier Haider al Abadi non si fermerà finché la bandiera nazionale non sarà issata al centro di Mosul.
Per quanto riguarda invece l’emergenza umanitaria che si annuncia nei prossimi giorni, le Nazioni Unite stanno predisponendo delle scorte di cibo e di tende che serviranno ad accogliere la popolazione in fuga anche se non è stata definita una vera e propria area d’accoglienza. Un ruolo fondamentale lo avrà anche il nostro contingente militare dispiegato a difesa della diga di Mosul sul fiume Tigri, la più importante dell’intero paese. I soldati italiani dovranno infatti impedire che i miliziani jihadisti in fuga dalla città possano intraprendere azioni contro l’infrastruttura, il cui eventuale cedimento comporterebbe il rilascio di milioni di metri cubi d’acqua che devasterebbero l’intera piana di Ninive con danni incalcolabili.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1606::/cck::

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