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La convenzione quadro delle Nazione Unite sul cambiamento climatico si riunisce a Marrakech per la 22esima sessione annuale COP22. Dovranno essere decise le azioni di contrasto al cambiamento climatico e individuate le linee guida e i finanziamenti necessari
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Clima impazzito e tempi duri per i negazionisti del riscaldamento globale. La discussione sul cambiamento climatico ha subito una rapida escalation. Non si discute più sull’origine dei disastri climatici, ma su come affrontare l’emergenza, quali misure intraprendere.
Rispetto ai 20 anni che ci sono voluti per arrivare all’accordo COP21 di Parigi del novembre 2015, in questi ultimi 2 anni abbiamo vissuto una accelerazione senza precedenti. Ricordiamo alcune tappe essenziali:
• L’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco ha posto l’ambiente al centro della “cura della casa comune” dell’umanità e riconosciuto la responsabilità dell’attività umana nel cambiamento climatico denunciato dalla comunità scientifica
• la ratifica dell’accordo COP21 (anche se ancora simbolica) dei due maggiori inquinatori mondiali USA e Cina, annunciata giusto in tempo per il G20 a Hangzhou all’inizio di settembre
• la ratifica dell’accordo COP21 da parte dell’Unione Europea, che evita l’attesa della ratifica di ciascun paese membro. E’ stata superata così la soglia minima richiesta: 55 Paesi che hanno sottoscritto l’accordo e il 55% delle emissioni globali
• L’adesione formale di 600 multinazionali che si sono impegnate ad introdurre gli accordi di Parigi nella loro policy aziendale, compresa la Apple e diverse aziende del settore energetico e delle utility.
Superata dunque la disputa sulla esistenza di un riscaldamento globale, al centro della conferenza sul clima COP22 che si terrà a Marrakech dal 7 al 18 novembre dovrebbe esserci l’attuazione del protocollo di Parigi, che prevede di contenere l’aumento della temperatura media del pianeta nel secolo in corso ben al di sotto della soglia di 2° C rispetto all’era preindustriale, perseguendo l’obiettivo del limite di 1,5 °C. La conferenza sarà focalizzata sulle azioni di contrasto al cambiamento climatico e l’individuazione delle linee guida e dei finanziamenti necessari.
Qual è il ruolo dell’Italia in questo contesto?
In quanto membro dell’Unione Europea, il 28 ottobre 2016 l’Italia ha ratificato di fatto l’accordo di Parigi del COP21, e si è quindi impegnata ad applicarlo dal 4 novembre 2016. Il nostro governo dovrà quindi rivedere la Strategia energetica nazionale costruendo un mix energetico meno fossile, sostenere l’apporto delle rinnovabili, attuare la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
L’Italia svolge anche un importante ruolo scientifico. Il CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) è un think tank d’avanguardia fondato da importanti enti ed università italiane: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV); Università del Salento; Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali (CIRA S.c.p.a.); Università Ca’ Foscari Venezia; Università della Tuscia; Università di Sassari. La Missione del CMCC è realizzare studi e modelli del nostro sistema climatico e delle sue interazioni con la società e con l’ambiente. Il CMCC gestisce tra l’altro il Centro di Supercalcolo (SCC) situato all’interno del Campus Ecotekne a Lecce, per rispondere al bisogno di capacità di calcolo e di archiviazione per le ricerche sul clima. L’SCC offre la possibilità di produrre simulazioni del sistema climatico a scala globale e regionale con livelli di definizione sempre più raffinati, migliorando così la qualità degli scenari prodotti e la capacità di analisi delle interazioni tra il clima, gli ecosistemi e i sistemi socio-economici.Il Ministero dell’Ambiente italiano sarà presente a Marrakech con un padiglione che ospiterà eventi e seminari della società civile. I temi proposti saranno inerenti alle sfide poste dal cambiamento climatico – dalla decarbonizzazione dell’economia alle strategie di adattamento per l’attuazione del protocollo di Parigi.
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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::1617::/cck::