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In una campagna elettorale che ha visto gli Stati Uniti spaccarsi in due vince inaspettatamente l’outsider miliardario Donald Trump. Hillary Clinton ha riconosciuto ufficialmente la sconfitta.
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Il miliardario Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. In una tornata elettorale caratterizzata da un paese profondamente spaccato ha prevalso la rabbia, la voglia di cambiare e la paura. In un video della campagna elettorale, sponsorizzato dalla potente NRA (National Rifle Association), si vede una donna sola svegliata di notte dall’intrusione di ladri. Cerca la pistola per difendersi, ma non la trova, non potrà difendersi per colpa di Hillary Clinton, dicono i sottotitoli del video. Epilogo: luci blu della polizia sul luogo del delitto.
La vittoria di Trump è un salto nel vuoto che sta facendo correre un brivido nella schiena a mezzo mondo, consapevole che una personalità fuori dagli schemi rischia di interrompere quel lungo cammino verso un sistema più giusto intrapreso negli ultimi decenni. Perché, nonostante le fibrillazioni economiche, le guerre in corso e gli esodi biblici di migliaia di uomini e donne, il mondo del terzo millennio ha consentito ad un numero consistente di persone di condurre una vita migliore, allargando gli spazi di democrazia anche in quegli angoli remoti, fino a poco tempo fa relegati nei buchi neri della storia.
“Make America Great Again“‘ lo slogan del candidato repubblicano è già di per sé un manifesto del sistema planetario auspicato dal tycoon di New York. Una visione unipolare dell’umanità, in cui un’unica grande nazione possa permettersi il lusso di pensare a se stessa concedendo agli altri solo l’opzione dell’allineamento, pena ritorsioni militari ed economiche. Alcuni osservatori hanno addirittura scomodato l’Impero Romano come termine di paragone del pianeta immaginato da Trump, dimenticando però l’inclusività del sistema imperiale, dove ciascuno in base ai propri meriti poteva auspicare di diventare a pieno titolo “cittadino” della città eterna ed ascendere alle massime magistrature dello Stato, imperatore compreso, rispettando al contempo culture e religioni degli altri popoli.
Trump, a causa della sua inesperienza, poca autorevolezza e modesta propensione ad approfondire le questioni politiche, sarà paradossalmente un presidente debole, marcato stretto dalle due camere a maggioranza repubblicana. Un partito che lo ha appoggiato controvoglia e che ora cercherà di tenere Trump sotto controllo. L’invitabile ribaltamento delle priorità darà una battuta d’arresto, se non una ritirata, dalle politiche sociali (Obamacare) e ambientali del suo predecessore.
Per l’Europa si delinea sotto la presidenza Trump probabilmente un progressivo disimpegno degli Stati Uniti, più focalizzati sulla politica interna, l’immigrazione e l’economia, e meno interessati alle questioni di geopolitica. Un disimpegno che caratterizzerà anche i rapporti con le grandi istituzioni internazionali come l’ONU e forse anche la Nato. Sicuramente i faticosi negoziati per ridurre le emissioni di gas serra e contenere i cambiamento climatico subiranno una battuta d’arresto.
E’ tuttavia presto per fare delle previsioni sulla presidenza di Donald Trump, un personaggio pubblico più conosciuto qui da noi per i gossip e per i suoi eccessi verbali che per le sue qualità politiche.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1649::/cck::