Le intenzioni di voto manifestate dai componenti della redazione della Rivista Italiani loro richieste. Si tratta di una libera manifestazione di volontà che riteniamo utile nel dibattito in corso a superare l’astensionismo.
Ogni settimana, fino alla scadenza referendaria, la Rivista Italiani chiederà a due membri della redazione, uno contrario, uno favorevole, di dichiarare la proprio intenzione di voto, spiegandone le ragioni.
Questa settimana iniziamo con il direttore responsabile, l’avvocato Angelo Schiano, contrario, e il redattore Massimo Predieri, favorevole.
Angelo Schiano
Le motivazioni che mi inducono a vincere il sentimento di astensione in cui mi hanno gettato le strumentalizzazioni di questi giorni, di una parte e dell’altra, e che mi hanno convinto ad andare a votare, sono tante; richiederebbero ben di più di queste poche righe.
In estrema sintesi c’è che la portata delle riforme nascoste dietro il quesito referendario è sconvolgente e rischia di travolgere quel che rimane della nostra già debole democrazia parlamentare. La formulazione non solo non le espone, ma le nasconde; si limita in sostanza a chiedere al cittadino una delega in bianco. Il che è contrario al più elementare principio democratico, ancorché di democrazia incompleta.
Cambiamenti come quelli invocati in nome di una maggiore governabilità richiederebbero una condivisione più ampia; i contrasti in corso dimostrano che non c’è; e quanto avviene è ben lontano da quell’equilibrio che avevano trovato i nostri padri costituenti pur nelle enormi differenze di pensiero tra loro. Tutto questo mi spinge, da un lato a distinguermi dai più che si sono dichiarati contro le riforme solo perché contrari a chi le ha proposte, dall’altro a votare con convinzione NO, in attesa di tempi migliori.
P.S. Nel mentre ero assorto in questi pensieri, mi è caduto lo sguardo su un libro di aforismi di AA.VV. e in particolare su alcune frasi che Leo Longanesi, liberale a modo tutto suo, spandeva negli anni costituenti quel cambiamento che lui non condivideva; egli provocava sostenendo che “…il suffragio universale della libertà ha ucciso la libertà…” e “…soltanto sotto dittatura riesco a credere nella democrazia”; e ancora peggio. Eppure ne è venuta fuori la nostra Carta. Non disperiamo.
Massimo Predieri
Voterò sì al referendum perché vivo in un paese che ha scelto la democrazia parlamentare. I cittadini italiani hanno eletto un parlamento che è delegato a fare le scelte politiche necessarie al nostro paese.
Avrei preferito non essere chiamato a decidere su una questione complessa e molto tecnica come quella della modifica costituzionale sottoposta al referendum. Ritengo che di queste decisioni si debba occupare il parlamento, che è stato democraticamente eletto ed è incaricato, anche grazie al mio voto, a fare le scelte politiche, comprese quelle più complesse. Ma siccome il referendum è stato indetto, andrò a votare, come ritengo essere mio dovere. Tuttavia, seguirò le indicazioni votate a maggioranza dal parlamento, che di queste cose dovrebbe essere competente, sicuramente più di me.
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Il quesito del referendum popolare confermativo della legge costituzionale recante: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”, approvata dal Parlamento e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016. (16A07091) (GU Serie Generale n.227 del 28-9-2016)
Redazione