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Ormai, a distanza di tre settimane, si può cominciare a fare un primo bilancio sui contenuti della campagna elettorale americana. Qualcuno ha parlato di una scelta tra il peggio ed il meno peggio dei candidati, affermazione non certo consolatoria visto il potere mondiale che la persona eletta andrà ad occupare anche per i destini di ognuno di noi.
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Ormai, a distanza di tre settimane, si può cominciare a fare un primo bilancio sui contenuti della campagna elettorale americana.
Qualcuno ha parlato di una scelta tra il peggio ed il meno peggio dei candidati, affermazione non certo consolatoria visto il potere mondiale che la persona eletta andrà ad occupare anche per i destini di ognuno di noi.
Dunque, due personaggi non all’altezza di tale compito, ma con una differenza che Hillary, nonostante gli scandali, le brutte figure, un passato non certo cristallino, sia stata omaggiata dal politically correct del pianeta progressista come una persona tutto sommato valida perché conosce bene la macchina politica di Washington, una progressista aperta alla società civile quanto basta e, infine, la prima donna eletta presidente dopo quasi 240 anni dalla dichiarazione d’indipendenza.
Dall’altro lato un folle miliardario, almeno questa l’immagine che ci è stata propinata in questa lunga campagna elettorale, il quale forte di pochissime idee, ma chiare, ha affrontato contro tutti e tutto, compreso il suo stesso partito repubblicano, la corsa alle primarie fino alla presidenza.
Insomma, un tipo tosto che non si è fatto mettere paura da nessuno neanche quando gli ultimi sondaggi pilotati lo davano per sconfitto.
Una vittoria, quella di Hillary, acclarata dal fatto, del tutto immaginario, che gli americani non avrebbero affidato certamente le sorti del proprio Paese o del mondo a questo “parrucco arancione“.
Una vittoria talmente annunciata che, come per la Brexit, ci siamo risvegliati l’indomani con un risultato totalmente differente lasciando nel piagnisteo solo chi non avevo capito gli umori della gente normale e non quella dei salotti liberal i quali senza aspettare i risultati definitivi del voto, certi del risultato della Clinton e ignorando come irrisorio il peso politico di Trump, pontificavano già sulla politica della Clinton, dei risvolti economici e, addirittura, dei suoi primi fatidici cento giorni alla Casa Bianca come un dato di fatto. Poi il dramma per questi ‘esperti’.
Le elezioni hanno fatto emergere, tra l’altro, in maniera lampante, parlo ovviamente di noi italiani, tutto il nostro provincialismo, la nostra voglia, per fortuna non di tutti, di salire sul fatidico carro del vincitore, peccato che i conti sono stati fatti male, inoltre, diciamocelo sommessamente, tra i tanti nostri difetti c’è quello di non conoscere bene su larga scala le lingue straniere e questo comporta che siamo costretti a vivere di luce riflessa di ciò che ci raccontano gli altri e ciò nonostante presumiamo di avere le nostre idee di politica estera con la presunzione addirittura di schierarci.
Forse bisogna avere un po’ più di umiltà nel trarre giudizi riportati per di più da altri e cercare di capire, lontano dai soliti esperti, cosa sta realmente succedendo negli Usa e il vero umore degli elettori.
Ci sarebbero molto da dire su questo personaggio, ora diventato il quarantacinquesimo inquilino della Casa Bianca, quando, agli sgoccioli della campagna, Trump veniva dato già sconfitto dal 96% della stampa Usa e osava dire che in realtà stava vincendo e pure alla grande; motivo per il quale non avrebbe accettato la vittoria della Clinton a cuor leggero.
Subito i metrapansè di tutto il mondo hanno cominciato a stracciarsi le vesti, gridando allo scandalo, alla protervia del solito populista razzista e ignorante, dato che il risultato, sicuri che vinceva la Clinton, era ineccepibile e non ci si poteva appellare.
Mentre sto scrivendo, per ironia della sorte, leggo ancora adesso di scontri e cortei, anche violenti, in alcune città americane contro Trump al grido “Non è il mio presidente“.
Complimenti per la coerenza.
Altro discorso che ci è stato propinato per mesi è la costruzione del muro al confine con il Messico e la lotta ai clandestini con la loro cacciata dal territorio nazionale o il carcere.
La notizia mi ha dato una profonda tristezza e rabbia per come il personaggio voleva gestire un grave problema umano e senza alcuna pietà.
Poi, un amico italo-americano, mi ha fatto notare alcuni particolari della notizia, come il fatto che Trump non voleva costruire alcun nuovo muro, essendo questo già in atto da almeno 10 anni, solo renderlo attivo e più controllato e non più una specie di colabrodo, per di più la cacciata dei clandestini, molti di loro già inseriti e lavoratori seri, riguardava, come poi è stato confermato, solo quei due o tre milioni di delinquenti già conosciuti della polizia ed ecco spiegato il perché Trump ha avuto molti voti proprio tra i latinos onesti.
Come si vede la questione è ben differente da quello che ci è stato propinato e così per molte affermazioni del neo presidente a cui anche la nostra stampa è andata dietro supinamente.
Ora che i giochi sono fatti e Trump, piaccia o meno, è presidente bisogna vedere come sarà la sua politica sia all’interno che all’esterno, se darà voce, come si dice, ai vari populismi disseminati sull’intero pianeta oppure si limiterà ai problemi del suo Paese contro la globalizzazione e respingerà i vari trattati internazionali non ultimo quello sul clima, tanto per fare qualche esempio, se ci sarà, come previsto, un avvicinamento o quanto meno una nuova collaborazione, con Putin, ma stando alle dichiarazioni ufficiali già inizia con il piede sbagliato nella politica del Medio Oriente volendo, tra l’altro, trasferire la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo di fatto la sovranità dello stato di Israele a scapito delle realtà arabe mussulmani e di quei pochi superstiti di cristiani, mettendo e non tanto ipoteticamente, vicino ad un arsenale di polveri da sparo il classico cerino.
Insomma, con la Clinton si parlava di un braccio di ferro con Putin e con Trump la volontà di annullare, tanto per stare tranquilli, anche l’accordo con l’Iran con tutto quel che potrebbe seguire per quanto riguarda la pace nel mondo, l’economia e i cambiamenti climatici.
C’è solo da dire una frase e nell’interesse di ognuno di noi: “Auguri Presidente“.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1676::/cck::