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Voto chiaro, futuro… chissà!

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Semaforo rosso per Palazzo Chigi. 6 dicembre 2016 Foto: Massimo Predieri
I numeri del responso delle urne referendarie sono inequivocabili. Molto meno il loro significato rispetto ai due punti di vista, del votante e del parlamentare che dovrebbe tradurlo in azione politica.

Il popolo italiano si è espresso con chiarezza come avevamo in qualche modo auspicato sul quesito della riforma costituzionale! Per meglio dire si è espresso non confermando una riforma già varata dal parlamento in tutti i suoi passaggi, come prevede la legge istitutiva del referendum!
Abbiamo sempre sottolineato l’importanza di questo passaggio in termini di democrazia e c’è da notare come i cittadini abbiano risposto numerosi facendo risalire in modo confortevole la partecipazione al voto. Non che ci sia stato un record, ma oltre 30 milioni di italiani si sono espressi e non è certamente negativo! Per un quesito referendario, al di là del tema costituzionale, un notevole risultato dopo anni di dissennatezza politica e di disinteresse.
Ora, dopo il responso e le dimissioni annunciate dal premier Renzi – congelate dal Quirinale sino la varo della fondamentale legge di bilancio – dinanzi alla serietà dei cittadini italiani è esploso un indegno spettacolo da parte della politica, quella che si ritiene vincitrice di una prova elettorale il cui fine non era formalmente quello di mandare a casa il premier ma che tutti hanno inteso in questo modo! Una gara chiassosa e irridente, con atteggiamenti da stadio della peggior risma anche da parte di “eminenti” esponenti di quella classe parlamentare e politica definita ad inizio legislatura come insieme di irresponsabili dal presidente Napolitano all’atto del suo secondo mandato e spinti a fare le riforme dando così senso alla legislatura!
Nulla di tutto questo è accaduto e c’è da stare sicuri che tra le ragioni del no espresso dagli italiani vi sia stato un altissimo tasso di disistima nei loro confronti! Nessuna esultanza dovrebbe dunque cogliere personaggi decotti come certi esponenti del Pd o di Forza Italia o di spezzoni del centrodestra, o gli ectoplasmi della estrema sinistra che per forza propria non riuscirebbe neppure a stare in parlamento! E neppure i cinquestelle che al di là della sicumera di prammatica, non hanno la benché minima idea di cosa possa voler dire governare lo Stato!
Gli italiani hanno preferito comunque non rischiare ed ora costoro pensano di aver vinto le elezioni, di dettare legge sul sistema elettorale e di condurre il gioco sino alle prossime elezioni politiche! Pia illusione. Il disgusto della politica, della peggiore politica che questo paese abbia mai saputo esprimere in settant’anni di democrazia, è talmente alto che nessuno è in condizioni di dire che cosa avverrà quando si dovranno decidere le nuove Camere!
C’è anche un altro aspetto inquietante! Nessun corpus di riforma costituzionale, nessun testo di riforma elettorale è stato immaginato e condiviso da tutta la variegata armata brancaleone che vorrebbe ora arrogarsi la vittoria. L’unica, grande trovata, la mirabolante risposta alla verve renziana, è stata che ora si potrà finalmente fare una bella commissione bicamerale o, addirittura, un’assemblea costituente! Nientedimeno! Resta da capire quanti di tutti i soloni che hanno concionato in questi mesi assurdi di campagna referendaria, sperino in cuor loro di far parte di essa assemblea! Di una cosa come italiani possiamo star sicuri: pochissimi sono i personaggi di alto spessore che potrebbero far parte di un così alto consesso! Molti di più i soliti noti e i praticoni della politica di sempre, quella che le riforme dovevano spazzare via definitivamente nelle speranze dei concittadini che da anni provano a dare scossoni a una politica senza più faccia e senza più decenza.
Lasciare in mani simili il paese alle prese con una costituzione modificata deve essere apparso troppo agli italiani che hanno votato no a maggioranza! C’è un ché di prudenza e di saggezza in tutto questo, soltanto che ora la situazione è stata lasciata nelle stesse mani che dovevano vedersi sottrarre il gioco! E non è una buona notizia!
Va anche osservato che se sei italiani su dieci hanno detto no, quattro hanno detto sì! L’intelligenza politica degli avvenimenti, quella che molti decenni or sono auspicava Aldo Moro, consiglierebbe di ripartire da questa netta divisione del paese per tentare una sintesi positiva. Tutti i cittadini infatti sentono il bisogno di veder cambiare le cose, il modo di governare, di amministrare, di dare risposte ai grandi problemi sociali, del lavoro, dell’immigrazione. Ma non sono risposte che si possono dare sconvolgendo sempre il quadro di riferimento ad ogni elezione. Occorre una capacità di governo, di sintesi politica, di continuità amministrativa che faccia cessare una volta per tutte l’altalena impazzita che ha accompagnato il paese da poco meno di trent’anni! E far si che la prevalenza parlamentare di uno schieramento significhi soprattutto un modo di intendere la stessa comune finalità: costruire un paese moderno! Non invece un’antitesi continua che, ripetiamo, non è nelle corde degli italiani che sono stufi di ritardi, pantomime, giochetti, così come di tribune elettorali e ogni altro arnese di una politica consunta e senz’anima!
Il voto dunque è stato chiaro. Lo scenario che lascia non lo è assolutamente (ed era prevedibile), il futuro che ci aspetta impossibile da decrittare e foriero di ulteriori sorprese negative delle quali, francamente non si sentiva assolutamente il bisogno! E il bello è che nessuno di quanti si ritengono vincitori pare avere chiarezza di risposte e di propositi, al di là delle facezie elettorali che ci hanno fatto apparire come un teatrino di guitti e saltimbanchi! Povera Italia!

di Roberto Mostarda

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