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L’inno inglese e le emorroidi

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Luigi XIV a Versailles, Claude Guy Hallé (1685)
Pochi sanno che il famoso inno inglese ‘God save the Queen’, non ha in realtà una nascita molto gloriosa come ha avuto, ad esempio, il canto rivoluzionario della Marsigliese, ma è legato ad una operazione addirittura alle emorroidi.

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Pochi sanno, ma secondo una storia abbastanza credibile, il famoso inno inglese ‘God save the Queen’, non ha in realtà una nascita molto gloriosa come hanno avuto, ad esempio, il canto rivoluzionario della Marsigliese o il nostro Fratelli d’Italia, simbolo delle guerre risorgimentali, ma è legato ad una operazione addirittura alle emorroidi.
Torniamo all’anno di grazia 1686, in Francia, nel monastero benedettino di saint Cyr dove da alcuni mesi notte e giorno le suore pregavano e digiunavano per la salute del loro re, Luigi XIV, meglio conosciuto come il Re Sole, che doveva sfidare una delle prove più dure nel suo lungo regno: doveva affrontare per la seconda volta un’operazione alle emorroidi, ritenuta, allora, oltre che pericolosa anche la più dolorosa in assoluto per il paziente.
Purtroppo, il re aveva intorno a sé, come esigeva l’etichetta di corte, una miriadi di ciarlatani che si definivano medici e come tali si sentivano in obbligo, anche per guadagnarsi un appannaggio, di prescrivere continuamente nuove medicine, meglio chiamarli impiastri, nonostante l’ottima salute del regale paziente.
Il problema emorroidale fu causato molto probabilmente da inevitabili purghe e clisteri seguendo le mode dell’epoca in cui si affermava che:”Un buon clistere era il rimedio sicuro per ogni infermità“.
Con questi presupposti, a dir poco criminali, il re venne operato per una seconda volta e fu forse la più grande prova di coraggio di Luigi XIV nell’affrontare l’operazione, ovviamente, ricordiamolo, senza alcuna forma di anestesia.
Fortunatamente grazie a una buona salute, insieme alle preghiere delle pie suore, anche l’ultima operazione riuscì perfettamente e il povero Luigi era ormai fuori pericolo anche se, come raccontano le cronache, ebbe seri problemi a star seduto, ma grazie alla sua forte tempra riuscì a regnare ancora per ventinove anni senza gravi malattie, cosa assai rara per quei tempi.
Prese dalla commozione per il pericolo scampato dal re, le suore vollero far comporre un inno di ringraziamento dal titolo Dieu blanc le Roi, che in seguito, vuole il racconto, venne tradotto dagli inglesi grazie al compositore Henry Carey in ‘God save the King’, che diventerà il loro celebre inno nazionale.
Se il Re Sole passò le pene dell’inferno, è proprio il caso dire, peggio andò al suo ‘collega’ inglese Carlo II Stuart che fu letteralmente martoriato dai suoi medici, ma senza la fortuna del re francese.
Colpito da un infarto, fu, come risulta dai documenti di corte dell’epoca, circondato da più di quattordici medici che cominciarono a praticargli quanto di più assurdo anche l’immaginazione più esagerata poteva mai immaginare, roba che i cosiddetti medici francesi erano al loro confronto dei luminari.
Gli furono somministrati nell’arco di appena tre giorni seguiti all’infarto: due salassi, un potentissimo lassativo, una bevanda per farlo vomitare e tanto per non farsi mancare nulla gli fu anche rasata la testa per utilizzare alcune sanguisughe e, ma non bastava, i piedi del povero re furono imbrattati di sterco di piccione e come, se ciò non bastasse, dovette bere una pozione immonda con polvere di teschio umano.
Suscitò grande clamore il fatto che nonostante queste cure, meglio chiamarle torture, il povero re non riuscì a sopravvivere e rese l’anima a Dio il 6 febbraio 1685 tanto che come riportato dai documenti ancora conservati all’archivio della Corona, alla fine i medici si inchinarono alla volontà di Dio: la scienza di tali medici, si fa per dire, aveva fatto il possibile per il loro re, tanto da farlo morire, aggiungiamo noi.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1730::/cck::

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