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Snowden

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Immagine tratta dal film Snowden (2016) di Oliver Stone
Il film di Oliver Stone non è il tipico film sullo spionaggio è piuttosto un biopic dove emerge un’attenta e accurata ricostruzione dei fatti storici attraverso l’intervista rilasciata da Edward Snowden a Laura Poitras, regista del documentario Citizenfour.

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Oliver Stone torna al cinema con Snowden, portando sul grande schermo la storia di uno dei personaggi più controversi ed enigmatici di questo millennio, Edward Snowden.
Il film, che prende il nome del protagonista, secondo quanto raccontato dal regista, incontrato lo scorso ottobre alla Festa del cinema di Roma, è stato sviluppato nel modo più realistico possibile. Ed è stato accolto da una vasta fetta di pubblico con grande entusiasmo, anche se non sono mancate critiche negative, perché si sa Oliver Stone o si ama o si odia, e con i suoi film non esistono mezze misure. Tuttavia Snowden presente in 113 sale italiane, nelle tre settimane di uscita, è riuscito a totalizzare ben 1.548.846 euro di incasso.

Snowden, a detta del regista, può essere definito un film kafkiano, dove si è così pervasi dal potere da commettere azioni illegali e crudeli senza sensi di colpa. Il film è stato scritto in due anni e grazie alla collaborazione dello stesso Snowden vengono sviscerate le attività illegali svolte dalla NSA.
Snowden prende le distanze dal tipico film sullo spionaggio, ma è piuttosto un biopic, in cui emerge un’attenta e accurata ricostruzione dei fatti storici partendo dall’intervista rilasciata dallo stesso Snowden a Laura Poitras, regista del documentario Citizenfour. All’epoca Snowden si trovava ad Hong Kong al Mira Hotel, dove è stato girato il documentario in 8 giorni.
Il protagonista, interpretato dallo straordinario Joseph Gordon-Levitt, tenta di smascherare il sistema di sorveglianza di massa utilizzato per combattere il terrorismo andando contro a quell’universo orwelliano architettato dall’Intelligence americana e nel quale si trova coinvolto senza via di scampo. Nel film emerge il lato umano di Snowden, la cui àncora di salvezza è la relazione con la sua fidanzata, che rappresenta la sua unica certezza, l’unico legame con il mondo reale e l’unica persona in grado di preservare la sua anima.
In Snowden non mancano i momenti adrenalinici e di alta tensione, soprattutto nel momento in cui copia tutti i documenti su una micro SD card, che colloca all’interno di un enigmatico cubo di Rubik. Una scena che non corrisponde alla realtà dei fatti, ma nasce dalla mente del genio creativo di Stone. Nella realtà Snowden aveva raccolto i documenti necessari per svelare gli atti illeciti della NSA già dal 2012.
Il film è costruito su uno stile classico tanto caro al regista e che rappresenta il punto di forza della sua intera produzione. Un concetto non sempre apprezzato nei film di Stone, spesso etichettati come lunghi e noiosi.
A dispetto della critica negativa, Snowden è un film di spessore che solo un regista come Stone poteva rendere tale e che sul finale regala l’incursione del vero Snowden, in diretta da Mosca, dove attualmente risiede con un particolare permesso di soggiorno dalla durata di 3 anni. In questo momento lo spettatore viene messo faccia a faccia con il vero protagonista, che rilascia il suo punto di vista, la sua più assoluta consapevolezza e convinzione che ciò che abbia fatto sia stata una scelta legittima ed esprime anche la sua assoluta volontà ad affrontare un processo pubblico e giusto.
Snowden come Stone difficilmente mette tutti d’accordo, se per alcuni è considerato un traditore della patria per altri invece è visto come un eroe geniale in grado di mettere a repentaglio la propria vita pur di far emergere delle verità fin troppo scomode.

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::autore_::di Lorenza Rallo::/autore_:: ::cck::1742::/cck::

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