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Il Consiglio dei capi di governo del 15 dicembre sulla revisione dell’accordo di Dublino non ha visto né vinti, né vincitori. Rinviata a giugno prossimo, ha comunque registrato gli accordi di cooperazione col Niger su sviluppo e sicurezza.
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E’ vero. Guardando verso la revisione dell’accordo di Dublino il bicchiere è mezzo vuoto. Questo perché fino a quando non esiste un accordo tra i 27, la sua revisione viene rimandata. In sostanza la procedura consente una sorta di diritto di veto da parte di uno dei 27, ma viene affidato al buonsenso ed alla diplomazia una soluzione concordata dei problemi.
Alla riunione del Consiglio dei capi di governo non si è giunti lo scorso 15 dicembre con una nuova formulazione del trattato che soddisfacesse sia i 4 di Visegrád e non solo loro, sia l’Italia e, per questo, il tema in discussione è stato rinviato di sei mesi. Per superare l’impasse prima della prossima riunione, le diplomazie si adopereranno fino alla prossima riunione del Consiglio per trovare una soluzione condivisa.
Per non lasciare l’Italia completamente insoddisfatta qualche passo avanti, comunque, è stato fatto sul tema della riduzione dei flussi dei migranti, anche perché l’Italia non era arrivata alla riunione del 15 con una posizione di rottura, ma aveva lasciato intendere, per bocca dell’ex premier Matteo Renzi, che, se costretta, avrebbe assunto un atteggiamento molto duro, con possibili gravi conseguenze per l’Unione.
Un bluff? Forse sì, ma per scoprirlo, sarebbe stato necessario “vedere” le carte degli “avversari”! Un fatto, però, che non conveniva a nessuno, se si tengono ben presenti i rischi di sconvolgimenti attesi dopo la Brexit, ancora da conoscere e valutare appieno, e considerando le prossime elezioni del 2017 in Olanda, Francia e Germania, che già da ora si presentano come un rischio per l’intera UE.
Cosa c’è stato, dunque, nella riunione del 15 in cambio della mancata revisione dell’accordo di Dublino?
Un accordo tra Italia, Francia, Germania e Spagna ed il francofono Niger su sviluppo e sicurezza del valore di 100milioni di euro ed un impegno della UE per altri 780milioni sulle stesse materie.
Ma perché il Niger? Per molte ragioni, prima tra tutte le condizioni di estrema debolezza del Paese che per la sua locazione geografica rappresenta una situazione chiave sulla rotta dei flussi di migranti dall’Africa occidentale verso il Mediterraneo. Il Paese ha una popolazione di oltre 17milioni di persone e giace su un territorio strategico per collocazione geografica sia all’interno dell’Africa Occidentale, considerata anche come entità politica internazionale, per la sua adesione all’ECOWAS.
I flussi di migranti verso nord, grazie ad intese già realizzate, hanno già registrato, secondo le dichiarazioni del rappresentante della diplomazia della UE, Federica Mogherini, una sensibile riduzione dai 70mila di maggio ai 2mila di ottobre.
Gli accordi sulla sicurezza, inoltre, non si limiteranno al Niger, interessato anche al persistere di situazioni conflittuali con la setta islamica di Boko Haram nelle zone di confine con la Nigeria, il Chad ed il Camerun che finora hanno causato 1500 morti 155mila sfollati e 73mila profughi. I dossier su Etiopia, Nigeria e Senegal sono già sul tavolo della Mogherini.
Dunque? Un bicchiere mezzo pieno.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::1747::/cck::