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David Healy, psichiatra e psicofarmacologo, conoscitore della ricerca farmaceutica e del suo marketing guida il lettore attraverso il famoso giuramento di Ippocrate, tra moralità del medico e “salvezza” del paziente.
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Leggendo un ‘giallo’ o vedendo un film del terrore, si rimane turbati dal delitto commesso, ma una volta chiuso il libro o usciti dal cinema ecco che tutto svanisce come in un brutto sogno, in fondo, ci diciamo, è stato solo un frutto della fantasia e nulla più, ma quando si legge un libro come ‘Pharmagghedon’, edito in Italia da Memesis, allora le cose cambiano; si comincerà a vedere anche nell’innocua scatola di medicinali un vero pericolo.
L’autore è l’inglese David Healy e non è uno scrittore di gialli o di romanzi alla Stephen King, ma uno stimato psichiatra e psicofarmacologo riconosciuto a livello internazionale per la serietà dei suoi studi scientifici. Un ruolo che gli ha fornito la possibilità di conoscere da vicino il mondo dell’industria farmaceutica, portandolo a svelare tanti segreti che circoncidano le verità più nascoste di questo mondo, sconosciuto purtroppo al grande pubblico, fatto di ricerca scientifica e di molto marketing.
Scorrendo le pagine, l’autore ci offre una ampia panoramica dei numerosi problemi creati dalle onnipotenti case farmaceutiche per il controllo sulla odierna medicina. Un sistema che spesso crea anche errori pagati a caro prezzo, secondo l’autore, dagli ignari pazienti.
Riportiamo in proposito una sintesi dell’ intervista rilasciata da David Healy al Il Giornale su alcuni dei temi trattati nel suo libro, dove già il titolo ‘Pharmagghedon’ che riprende il biblico scontro finale di Armaghedon alla fine dei tempi, la dice lunga su ciò che ci aspetta con tante sostanze pericolose immesse nel mondo sanitario tanto che difficilmente, nel prossimo futuro, potremo avere cure veramente valide, una situazione a dir poco pericolosa per la nostra salute anche per i costi sempre più elevati e di difficile accesso.
Tutto questo accade, secondo Healy, perché non abbiamo accessibilità ai dati sui studi clinici dove quasi il 100% degli articoli riguardanti i farmaci sotto brevetto sono realizzati non da esperti del settore, ma da ignoti giornalisti, i cosiddetti ghostwriter, con tutto quello che ne consegue.
Questo sistema di pubblicazioni e la mancanza di informazione scientifica può affermare che uno specifico studio medico di un certo farmaco ha agito positivamente a tutti i controlli con il massimo della sicurezza, in realtà potrebbe trattarsi di un prodotto semplicemente placebo o, addirittura, anche dannoso, ma quasi sempre più caro rispetto a vecchi prodotti più sicuri perché testati negli anni da tanti pazienti. Un particolare non indifferente, come vedremo più avanti.
Questo modo di intendere la ricerca farmaceutica ha una data d’inizio ben precisa: gli anni Settanta. In quel periodo, assicura l’autore, le aziende hanno cominciato a fare la cosiddetta esternalizzazione dei loro studi clinici, assegnandoli a centri di ricerca, spesso in competizione fra loro, al fine di reclutare pazienti per i loro test anche se molte volte erano solo dei numeri, ma non persone vere, insomma era tutto fittizio.
Così, per evitare controlli più severi, le compagnie farmaceutiche hanno pensato bene di spostare i test clinici in Paesi dove i controlli erano meno invasivi, come ad esempio l’India o il Sud Africa.
Negli anni seguenti il meccanismo si è perfezionato ulteriormente e negli anni Ottanta, le stesse aziende hanno esternalizzato anche lo sviluppo di farmaci affidandolo alle società del biotech trasformando di fatto le imprese farmaceutiche in società di marketing con il risultato che ogni settore della medicina che attualmente utilizza farmaci sotto brevetto, spesso è sotto pressione delle grandi multinazionali farmaceutiche e non c’è un pensiero medico che non sia stato “indottrinato” dagli esperti di marketing delle aziende.
Sia nell’intervista citata che nel libro, Healy afferma inoltre che: “Questo marketing di cui parlo è fraudolento. A un certo punto, all’incirca negli anni Ottanta, è diventato accettabile commettere frodi nel campo della medicina“.
Accusa gravissima, ma nel libro se ne trovano tante, come quei farmaci che fruttano circa un miliardo di dollari l’anno o forse di più. “Oggi le sorti delle compagnie – afferma ancora Healy – dipendono da un pugno di questi farmaci. E questo è il motivo per cui le aziende non possono ammettere i problemi che questi medicinali causano”.
Come se ciò non bastasse: “Le case farmaceutiche sono riuscite a porre in essere una serie di “non malattie” – ed ancora – Siamo avvelenati come mai in precedenza da farmaci e tossine ambientali. Sono state create ‘non malattie’, dal colesterolo all’osteoporosi, grazie alle quali mungere soldi”. Senza citare, in proposito, casi sempre più lievi di depressione, aumento della pressione sanguigna o di zuccheri nel sangue ed altre ancora.
A questo punto potremo continuare per tutte e 367 le pagine del libro, ma come ogni giallo che si rispetti, non vogliamo svelare il finale veramente sorprendente.
Sinceramente le accuse, molte circostanziate, su cosa si cela dietro un farmaco, sono sconcertati e la messa in commercio di nuovi farmaci non ci lascia certo sereni.
Per fortuna non tutta la medicina o la ricerca è in queste condizioni, almeno vogliamo sperare, ci rimane solo di auspicare che coloro che sono addetti alla ricerca farmaceutica di rileggere il famoso giuramento di Ippocrate, asse portante della moralità del medico e della salvezza, è proprio il caso di dire, del paziente.
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::autore_::di Sergio Lo Martire::/autore_:: ::cck::1763::/cck::