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Un tavolo a tre, Cina, Russia, USA e Regno Unito per lo scacchiere mondiale su cui giocare la partita dell’economia. Ma una alleanza a due farebbe capitolare il terzo e questo è un rischio per tutti. E l’Europa?
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Da un paio di anni i rapporti diplomatici tra NATO e Russia si sono fatti tesi. In pratica si è tornati alla guerra fredda. La situazione è parzialmente diversa rispetto agli anni della cortina di ferro. In quei tempi, l’URSS aveva il controllo delle Nazioni dell’est europeo. Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Germania est, costituivano insieme all’URSS un blocco militare in grado di invadere l’Europa occidentale senza eccessivi sforzi e in tempi non superiori alle due settimane.
Oggi, l’Unione Sovietica non esiste più e le Nazioni dell’ex Patto di Varsavia si sono svincolate dalla sfera di influenza di Mosca. Non solo, ma molte di loro hanno chiesto l’aiuto della NATO per fronteggiare un eventuale attacco russo.
Che questo aiuto sia stato chiesto spontaneamente dai governi locali oppure proposto dall’Occidente in cambio di ‘favori’ economici o finanziari, è tutto da vedere. Sta di fatto che la NATO ha praticamente accerchiato la Russia o quello che ne rimane dopo il fallimento del socialismo reale.
C’è un’altra pedina in questa scacchiera planetaria in cui si gioca il futuro dei popoli e forse la stessa esistenza della razza umana: la Cina.
La Cina sta diventando una grande potenza militare oltre che economica. Il sistema comunista cinese sostanzialmente non esiste più. Esiste soltanto formalmente come una presenza di facciata nella vita quotidiana dei cinesi.
E’ stato sostituito dal centralismo economico statale che ha un unico scopo: incanalare tutte le forze economiche, finanziarie e militari verso la realizzazione di uno stato asiatico in grado di competere con L’Occidente e gli USA, se non addirittura di surclassarli. In pratica, è un gioco a tre e come la fisica insegna, il problema dei tre corpi non ha facili soluzioni.
Una possibile alleanza tra Cina e Russia, metterebbe fuori combattimento gli USA, mentre un’alleanza tra Cina e USA costituirebbe per la Confederazione Russa di Putin, un colpo mortale. Ma le guerre e le alleanze sono state quasi sempre causate da interessi economici di poche lobby.
Nella guerra tra Roma e Cartagine, non era in gioco soltanto il dominio dei mari in quanto tale, ma la possibilità di estendere i propri commerci in tutto il mondo mediterraneo ed oltre, eliminando pericolosi concorrenti. I mercanti romani volevano la guerra perché non gradivano la concorrenza di Cartagine ed i cartaginesi la volevano perché vedevano nella crescita della potenza romana una minaccia per i loro traffici.
La situazione attuale non è molto diversa.
Le banche statunitensi ed europee non hanno al momento nessuna possibilità di impadronirsi dell’economia russa e tanto meno di quella cinese, senza contare che le materie prime di cui il mondo inizia ad avere fame, sono concentrate al di là del confine della Confederazione. Non è un caso che il magnate statunitense Soros sia un nemico giurato di Putin e che recentemente ha accusato il presidente russo di ‘crimini di guerra’ per aver bombardato alcune postazioni di ribelli siriani ad Aleppo.
Che Soros, sostenitore di misure atte a mettere in ginocchio l’economia russa e non solo, sia un filantropo è piuttosto improbabile, ma che lui sia il rappresentante di interessi che vorrebbero trasformare la Confederazione russa in una colonia di Wall Street e della City londinese alla stregua della EU, è ormai chiaro a molti.
D’altro canto lo speculatore americano ha finanziato quelle che Gene Sharp, professore di Scienze politiche all’Università del Massachusetts chiama ‘rivoluzioni colorate’ e che grazie all’azione subdola di pseudo organizzazioni ‘democratiche’ sono riuscite a ribaltare governi sfavorevoli agli interessi delle grandi lobby finanziarie occidentali, circondando lo stato russo con la scusa di difendersi dalla sua aggressività. In pratica, coloro che si battono per il ‘diritto dei popoli’ non si battono per la loro libertà, ma per il loro asservimento agli interessi finanziari angloamericani. In tutto questo scenario c’è ovviamente il terzo incomodo: la Cina.
Se la Russia dispone di materie prime che farebbero gola alle multinazionali, la Cina potrebbe in pochi anni divenire una potenza militare superiore agli Stati Uniti.
E’ chiaro che il mondo anglosassone, USA ed Inghilterra, non gradirebbero di vedere il loro impero, soppiantato da una coalizione ‘asiatica’. In un libro dal tono esaltato pubblicato nel 2009, un certo Russel Mead, pezzo grosso del ‘think tank’ americano, sostenne che esiste un piano anglosassone per il dominio del mondo e che l’ultima razza, cioè quella angloamericana, sarà anche l’ultima e definitiva dominatrice dell’intero pianeta.
Se Mead fosse un pazzoide qualunque, si potrebbero tranquillamente ignorare le sue esternazioni, ma non lo è. Incarna la visione del mondo di politici, militari, finanzieri e magnati d’oltre oceano e oltre manica che non hanno nessunissima intenzione di farsi mettere i bastoni tra le ruote da un Putin qualunque o da un popolo che svariati decenni or sono fu trasformato in una accozzaglia di oppiomani per essere ridotto all’impotenza. In tutto questo scenario chi ha da rimetterci le penne è ovviamente l’Europa.
Anche nel caso di un conflitto che poco probabilmente non si estendesse all’uso di armi nucleari, i governi fantoccio delle Nazioni europee si lascerebbero convincere a trascinare il vecchio continente in una guerra devastante non meno della seconda guerra mondiale.
Che Putin non sia uno stinco di santo è fuori discussione, così come certamente il governo cinese non si batte per gli interessi occidentali.
Ma d’altra parte, in questa mortale partita a scacchi dove sono i filantropi? Il quesito per gli europei a questo punto è: vale ancora la pena di rischiare di essere distrutti per fare gli interessi di coloro che hanno a cuore soltanto i loro interessi?
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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::1755::/cck::