La parola

Prospettiva

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La prima e doverosa premessa è che non abbiamo né le capacità e tanto meno la preparazione per addentrarci nel valore primario e più percepibile del termine, quello di natura architettonica, visiva, matematica!

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La prima e doverosa premessa è che non abbiamo né le capacità e tanto meno la preparazione per addentrarci nel valore primario e più percepibile del termine, quello di natura architettonica, visiva, matematica! Ci soffermeremo quindi maggiormente sull’aspetto concettuale, sociale, ed individuale che identifica uno scenario possibile o probabile di vita e di evoluzione. Partiamo dunque dal significato più proprio, quello scientifico. Qui la prospettiva indica quella parte della geometria descrittiva che si propone di elaborare le regole grafiche per costruire di un qualunque oggetto reale un’immagine bidimensionale analoga a quella data dalla visione diretta; anche, la tecnica di realizzazione di tale immagine, nonché l’immagine stessa, che è tracciata in genere su una superficie piana, ma che può essere disegnata anche su una superficie curva (come negli affreschi su volte, cupole, e via dicendo). Il fine è quello di riproporre, in senso ampio, la percezione diretta, visiva di un oggetto, di una struttura quale esso appare dal punto di vista di chi guarda. In senso generico, anche nel linguaggio comune si parla di prospettiva esatta o sbagliata, sempre in base a ciò che appare secondo il punto da cui si guarda o si considera. In senso concreto, si parla poi di prospettiva nella pittura, soprattutto murale, raffigurante strutture architettoniche o elementi paesistici (di solito con esclusione della figura umana). O ancora se ne parla nella scenografia teatrale che simula, secondo i principî della prospettiva, l’ambiente, interno o più spesso esterno, in cui si svolge l’azione scenica, soprattutto con riferimento ai teatri del Rinascimento.
Il terzo significato possibile è quello che più si avvicina alla nostra riflessione ed è il concetto di “previsione di probabili eventi futuri, soprattutto se spiacevoli” nel comune sentire. Oppure l’angolazione, il punto di vista da cui viene considerato un fatto, un problema, esaminata o valutata una situazione, e così via! Si dice allora errore di prospettiva come errore di giudizio, di valutazione, riguardo a fatti, situazioni, dati che non vengono considerati nel giusto rapporto rispetto ad altri elementi di confronto. In prospettiva, in lontananza (nel passato o nel futuro) e secondo una particolare ottica.
Eccoci allora al punto. Nella realtà del nostro paese e per il nostro paese inserito nel più ampio contesto internazionale, in quale direzione ci si muove, quale o quali prospettive di delineano dinanzi a noi?
Domanda da un miliardo di dollari, si potrebbe osservare, nel senso che non è facile in nessun ambito, comprendere esattamente se vi sia uno scenario comune e condiviso, una prospettiva appunto, verso la quale tendere con scelte, comportamenti, azioni, variazioni! Quel che ci appare è una vera e propria confusione di prospettive che mettono a dura prova quello che potremmo definire – mutuando atteggiamenti filosofici orientali – l’occhio della mente!
Troppe prospettive possibili, come dice il saggio, equivalgono ad assenza di prospettive. Ebbene nel nostro paese, nella sua condizione sociale e politica, quel che si manifesta sempre più prepotentemente è proprio l’assenza di prospettive che produce per converso una moltiplicazione di prospettive parziali e non coincidenti, provocando “in prospettiva” rallentamento, paralisi, confusione!
Proprio dalla politica, da quella che i greci indicavano come “governo della polis”, viene il massimo possibile di confusione, parcellizzazione, caos concettuale e politico. Siamo nell’epoca della prospettiva singola, ma con il grave corollario che la macchina sulla quale ci troviamo è sempre una e non può certo andare in direzioni differenti pena uno smembramento insensato e che soprattutto distruggerebbe il mezzo stesso nel quale ci troviamo rinserrati!
La riprova di questa confusione che, dinanzi ai cittadini, sta assumendo i contorni di un vero e proprio “crimine” è la spinta resistibile ma parossistica verso il proporzionalismo puro in termini elettorali. Quello che era il virus letale della nostra democrazia, la ragione principale del blocco, della mummificazione della prima repubblica e della successiva metastasi della seconda, lo si vuole ora indicare come la panacea per una improbabile “terza” fase della repubblica. Quel che più colpisce è la giravolta di ogni parte politica. Nella parentesi infeconda e devastata della seconda repubblica tutti, pensatori e politici in campo, hanno ragionato sempre più in termini maggioritari, per garantire governabilità ed equilibrio, provocando la nascita di governi di lunghezza inusitata rispetto ai decenni precedenti. Solo che all’interno di questa prospettiva maggioritaria, ognuno ha provato a ritagliare il proprio particulare, ponendo le basi dello sfascio attuale. Ora che il maggioritario sembra divenuto un “paria” nell’analisi politica, il proporzionalismo ha ripreso ruolo e centralità e nel vuoto delle idee ha assunto connotati parossistici e pericolosi.
Non bisogna infatti farsi infinocchiare dalla retorica della centralità del cittadino, delle scelte su politici vicini, che si conoscono e via discorrendo! Belle ma inutili parole. Il vero nodo è, è sempre stato, un altro bellamente e consapevolmente tenuto sullo sfondo: la capacità di formare una classe politica e dirigente, la cui possibilità di farsi apprezzare e scegliere dal popolo sia legata alla competenza e non al mercanteggiamento!
Ecco, gli avvenimenti in corso mostrano che la prospettiva che abbiamo dinanzi assomiglia molto più a questa seconda lettura che non alla prima! E questo vuol dire ripiegare, rimettere in pristino, ricreare condizioni favorevoli soltanto alla corruzione. Esattamente il mostro a cui tutti vogliono porre argine, ovviamente più a parole che nei fatti. Agire, non agire… meglio “stare”, questa sembra essere la triste prospettiva alla quale ci troviamo dinanzi. Un morbo che accomuna tutti, nessuno escluso, con buona pace di tutti gli “ismi” che accompagnano una fase difficile e complessa della nostra storia. Una fase piena di macerie e di poche costruzioni!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::1907::/cck::

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