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Se ne parla ogni giorno, potremmo anzi dire che da qualche tempo se ne “sparla” ogni giorno.
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Se ne parla ogni giorno, potremmo anzi dire che da qualche tempo se ne “sparla” ogni giorno. Ad essa si attribuiscono meriti, più spesso e di recente danni e demeriti. E’ un’idea non del tutto realizzata e qualcuno vorrebbe farla abortire. Parliamo dell’Europa, anzi di Europa. Se proviamo a chiedere in giro che cosa sia è molto difficile che si possa avere una risposta celere e chiara e soprattutto equilibrata. In buona sostanza anche se da secoli ci viviamo, definirla è cosa estremamente complessa. Eppure esiste e non da ieri, ma da oltre un millennio, il suo significato fondante, l’idea di una sua costruzione partendo da una comune visione di un futuro possibile.
Proviamo allora a capire innanzitutto che cos’è l’Europa. Il suo nome anticamente – poi però questo spunto è stato dimenticato – deriverebbe da un’origine verbale semitica,‛ereb’ che sta per “occidente”. Ad introdurne l’impiego sarebbero stati i Fenici, i quali, diffondendosi dalla Siria nel bacino mediterraneo, avrebbero indicato genericamente come occidente tutti i paesi successivamente scoperti fino allo Stretto di Gibilterra. Un uso forse contrapposto a quello di Asia, nome che si faceva pure derivare da un vocabolo semitico con il significato di “oriente”. Per entrambi i nomi però non è esclusa l’origine greca: Europa e Asia ricorrono già infatti nella Teogonia di Esiodo, come figli di Oceano e di Teti, ma senza riferimento spaziale.
Quella che oggi si definisce Europa, è in primo luogo una regione geografica della terra, comunemente considerata un continente in base a fattori economici, geopolitici e storico-culturali. Secondo il punto di vista fisico-geografico essa è in realtà l’estremità occidentale del cosiddetto supercontinente euroasiatico. Per altre teorie sarebbe anche una delle tre parti del supercontinente indicato come Eurafrasia, ossia Europa, Africa ed Asia, facendo riferimento alla comune origine nell’antichissimo continente Pangea poi divisosi tra Laurasia a nord e Gondwana a sud del globo.
La storia e la cultura europea hanno influenzato notevolmente quelle degli altri continenti, verso i quali, a partire dal XVI secolo, sono state frequenti e massicce le migrazioni, specialmente nelle Americhe e in Oceania, dove gli europei hanno quasi sostituito le popolazioni locali.
Nella mitologia greca, Europa era la figlia di Agenore re di Tiro, antica città fenicia e poi colonia greca nell’area mediterraneo-mediorientale. Il racconto ancestrale narre che Zeus innamoratosi di questa giovane, decise di rapirla e si trasformò in uno splendido toro bianco. La trovò che coglieva i fiori in riva al mare. Europa vide il toro che le si avvicinava, era spaventata ma il grande animale si sdraiò ai suoi piedi ed Europa si tranquillizzò. Vedendo che si lasciava accarezzare Europa salì sulla groppa del toro che si gettò in mare e la condusse fino a Creta. Nell’isola Zeus si ritrasformò in divinità e rivelò alla giovane il suo amore. E fu così, narra il mito, che ebbero tre figli: Minosse, Sarpedonte e Radamanto. Minosse – e qui si comincia ad entrare nella storia – divenne re di Creta e diede vita alla omonima civiltà, unanimemente considerata la culla della civiltà europea. Da allora il nome Europa cominciò ad indicare le terre poste a nord del Mediterraneo.
In epoca greca e romana l’Europa era un termine geografico indefinito, indicante una terra a nord del Mediterraneo della quale non si conoscevano con esattezza i confini settentrionali. Nella ricostruzione del geografo greco Ecateo di Mileto (V secolo a.C.) la Terra comprendeva due continenti divisi dal Mediterraneo, centro del mondo: da una parte l’Europa confinata a nord dalle sconosciute regioni iperboree; dall’altra l’Asia, nella quale erano compresi anche l’Egitto e la Libia. La civiltà greca si può considerare alla base di quella che viene indicata come cultura europea e della forma di pensiero relativa. Una cultura ed un pensiero che con l’impero romano si diffonderà nel resto del continente, attraverso la lingua latina ed il diritto.
Alla fine dell’epoca romana sarà attraverso la religione cristiana che si tornerà a parlare esplicitamente di Europa ed essa si identificherà in quel mondo che si opporrà all’espansione dell’Islam. Il primo significato storico-politico si affermerà con l’impero di Carlo Magno, una nuova entità nella quale convergono la potenza dei popoli germanici, ciò che sopravvisse di Roma, dei Celti e di tutti i popoli precedenti fino al paleolitico.
Un lungo excursus per sottolineare come di questa entità complessa, si parli da tempi non sospetti. E se ne parli come di un unicum, di qualcosa di reale e di valore unificante di genti e culture. Non tanto di comuni radici prima religiose, poi sociopolitiche, quanto di un idem sentire, di un idem vivere. Il valore e forse il fascino oggi un po’ appannato dell’Europa sta proprio nella sua stessa complessità e difficoltà di definizione. Ma è proprio dal passato e pure dalle sue anche feroci divisioni che deriva la sensazione di appartenenza a qualcosa di specifico e di incredibile. Potremmo dire che oggi, come ieri, l’Europa esiste nonostante gli europei, il loro egoismo, la loro rissosità. E’ un paradosso storico e concettuale e nel corso delle epoche è divenuto anche qualcosa di più, un orizzonte possibile per un insieme di paesi e di origini etniche accomunati da una comune e indivisibile eredità culturale e filosofica, che proprio nel passato trova la sua fonte di ispirazione che la rende un incredibile esperimento di convivenza e di potenzialità di sviluppo e crescita! Un unicum che, se solo volesse avere coscienza di sé, costituirebbe uno degli elementi forti del mondo contemporaneo. La sua incompiutezza invece fa rischiare a tutti i suoi popoli e nazioni, l’irrilevanza dinanzi ai grandi attori che appaiono sul proscenio mondiale.
Fa dunque impressione – pur se si comprende lo smarrimento dei popoli di fronte alle crisi economiche e alle difficoltà della globalizzazione – la crassa ignoranza e la poca lungimiranza di classi politiche che in questa Europa di oggi non serbano memoria e valori di un’ispirazione originale e fatta apposta per rendere un continente, devastato da secoli di odii e guerre senza fine, un luogo della storia e della geografia nel quale si realizzi la pacifica e proficua convivenza tra genti diverse. Un luogo di eguaglianza economica e politica, un luogo di libertà costruite e difese senza remore, un luogo di accoglienza come è stato per secoli e secoli (non solo terra di conquista, ma anche rifugio da violenze e soprusi).
Un’idea, anzi un compendio di idee, che non hanno perso la loro carica vitale, quella loro impressa dai fondatori, dalle menti teoriche che l’hanno immaginata, ma che deve recuperare la spinta anch’essa vitale di quelle idee e saperle sovrapporre al puro sommarsi di economie diverse e distanti per qualità e quantità, ma interdipendenti tra loro molto più di quanto non si pensi e non si ritenga. La vera sfida non è una “exit” – un passaporto per irrilevanza e isolamento – ma una più forte integrazione fatta di diritti per tutti ma anche di doveri per tutti e di quel particolare valore che alle sue origini nel dopoguerra era la pietra angolare, nello spettacolo agghiacciante delle rovine umane e materiali: la solidarietà!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::1931::/cck::