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Solo chi è nato e vive a Trapani conosce il significato che la Pasqua possiede tra queste terre. Nella settimana santa, si concentra l’allestimento della Processione dei Misteri, e la preparazione dei prodotti tipici di una tradizione senza tempo.
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La luce a Trapani è lattea. Il sole appare per gettare una leggera foschia bianca su ogni cosa. La città è come una forchetta che si protende sul mare – su un rebbio la città, sull’altro la salina, in mezzo il porto… (Alan Lomax)
Solo chi è nato e vive a Trapani conosce il significato profondo che la Pasqua possiede tra queste terre. La Settimana Santa rappresenta un appuntamento importante per la città di Trapani, che vive tutto l’anno per allestire la famosa Processione dei Misteri, che vanta una storia molto antica, ben 400 anni e affonda le sue radici nella cultura spagnola.
La processione dei Misteri, si svolge tra il venerdì e il sabato santo, ed è composta da 20 Gruppi Sacri scultorei che raffigurano le tappe principali della Passione di Cristo. I Gruppi, portati in spalla da devoti e portantini professionisti, si snodano tra le vie del centro storico della città per la durata di 24 ore e vengono accompagnati dalle bande dei comuni vicini che intonano le note di marce funebri, note di dolore e di passione che avvalorano il senso di tristezza e di religiosità che esprime l’evento stesso.
La popolazione, che ogni anno aspetta con ansia e segue con trasporto questo evento, avvolge i gruppi in un abbraccio collettivo e li segue anche durante la notte. Quando si sente solo l’odore delle candele e la cera che si scioglie sull’asfalto, la processione continua ad avanzare in un’ “annacata” stanca nei vicoli più reconditi di una città che dorme.
Durante l’anno i Gruppi, realizzati nel 1600, sono custoditi all’interno della Chiesa delle Anime del Purgatorio, dove possono essere ammirati da numerosissimi visitatori. I Gruppi sono composti da statue realizzare in legno, sughero e gesso e adornate da decorazioni in argento, oro e corallo, quest’ultimo tesoro indiscusso della tradizione orefice trapanese.
Una delle peculiarità della processione era la presenza degli incappucciati, emblemi stessi della manifestazione e che da qualche anno sono stati sostituiti con la motivazione che la loro presenza potesse ricordare figure massoniche e/o mafiose e per questo non conformi alla cristianità dell’evento. Gli incappucciati simboleggiavano i componenti della Confraternita di San Michele ed era stata proprio la Chiesa a creare queste figure, la cui eliminazione ha diviso in due la città. Ritengo che pur essendone stata intimorita da bambina, la loro presenza inquietante dava un valore ancora più mistico e misterioso alla processione.
Negli ultimi anni la Processione dei Misteri ha riscosso anche un importante interesse mediatico nazionale, e ogni anno si registra la presenza di sempre più numerosi turisti italiani e stranieri che accorrono nella città di Trapani per ammirare non solo la commemorazione religiosa ma anche la celebrazione artistica e folkloristica di un evento che è considerato la più lunga processione del Venerdì Santo del mondo.
Dal sacro passiamo al profano, sono degni di nota anche i prodotti tipici che caratterizzano questo particolare periodo dell’anno.
Sappiano che nella tradizione siciliana i dolci alla ricotta non possono mancare e questo è proprio il caso delle Casatelle (cassateddi in dialetto trapanese), dolci di pasta fritta ripieni di ricotta e gocce di cioccolato. Se originariamente i cassateddi si preparavano durante la Pasqua, adesso le pasticcerie li producono in qualsiasi periodo dell’anno.
L’agnello non va consumato solamente come secondo piatto, ma nella tradizione culinaria siciliana assume anche le fattezze di un dolce tipico, il famoso agnellino in pasta di zucchero e garofano o l’agnellino di marzapane, quest’ultimo a base di pasta di mandorle.
Ma i dolci indiscussi della tradizione pasquale trapanese, spesso protagonisti dei racconti dei nonni, sono di sicuro i Pupi di zucchero, a base di zucchero che assumono le forme dei Paladini dell’Opera dei Pupi siciliana. I Pupi di zucchero o Pupi di Cena chiamati così perché si preparavano per la cena del Giovedì Santo.
Nei sapori e nelle tradizioni trapanesi si respirano ancora oggi le influenze spagnole, saracene e normanne, un crocevia di culture che ha forgiato una terra senza tempo.
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::autore_::di Lorenza Rallo::/autore_:: ::cck::1957::/cck::