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Veneto, non ancora Italia politica, ma una distesa di sontuose dimore nelle campagne verso l’arco alpino. Protagonisti, uno su tutti, Andrea Palladio, la sua arte, le sue innumerevoli opere.
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Tra il 1400 ed il 1700 nel Veneto si cominciava e guardare verso l’entroterra, poiché le fortune dei commerci mercantili volgevano ormai al termine, per l’apertura delle nuove rotte atlantiche da parte di potenze straniere. In questo periodo i ricchi avevano iniziato a farsi costruire sontuose dimore nelle campagne verso l’arco alpino, affidando la loro realizzazione ad architetti famosi. Il più conosciuto era sicuramente Andrea Palladio che, ormai, le aristocratiche famiglie veneziane si contendevano a viva forza.
Tra le numerose ville da lui progettate, a Vedelago, nei pressi di Fanzolo, in provincia di Treviso, troviamo Villa Emo.
La famiglia Emo possedeva già dal ‘400 grandi proprietà terriere e, intorno al 1558 (la data è un po’ controversa, ma dovrebbe risalire senza dubbio al periodo dopo la costruzione di Villa Barbaro e Villa Badoer, quando già da vent’anni l ‘architetto costruiva ville per tutto il Veneto), Andrea Palladio venne incaricato da Leonardo Emo, di progettare una villa per la famiglia (che ne ha tenuto la disponibilità fino al 2004).
L’edificio si compone di un grande corpo centrale, posato su di un basamento rialzato, che scende dolcemente verso il suolo con una lunga rampa di pietra e che prosegue verso il cancello d’entrata con un grande viale lastricato di pietre squadrate.
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A destra e a sinistra della zona patronale, si trovano due barchesse colonnate, rettilinee, che ospitavano le cucine, le abitazioni dei coloni, le strutture agricole e terminano con due colombaie.
Alla semplicità dell’aspetto esterno, si contrappongono le stanze interne, riccamente decorate con affreschi di Giovanni Battista Zelotti, pittore noto tra i ricchi dell’epoca che avevano affidato alla sua creatività molte delle loro dimore. Sulle pareti troneggiano scene campestri con figure giocose che si affacciano tra grandi colonne, che affiancano le porte di passaggio tra un ambiente e l’altro.
L’ordine architettonico scelto per la costruzione è il “dorico”, estremamente semplice (persino le finestre sono prive di cornici).
La villa è circondata da un enorme giardino, progettato dall’architetto Negrin, che, con il passare degli anni, si era ridotto ad un grande prato. Intorno al 1921-1925 sono state collocate delle statue per arricchire i viali. Grandi vasi di aranci nani ornano ancora i lati del lastricato che, dal cancello, arriva al portone principale dell’edificio. Oggi il giardino di villa Emo mantiene quel perfetto stile inglese che il suo autore aveva ipotizzato sin dall’inizio. Un grande prato, diviso in sezioni, circonda la villa, quasi un tappeto verde ad incorniciare la meravigliosa struttura edilizia, inserita dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel 1996.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1952::/cck::