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Il rebus Italia si arricchisce

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Immagine tratta da http://www.interno.gov.it/it/notizie/amministrative-2016-vota-domenica-5-giugno
Il risultato dei ballottaggi delle elezioni amministrative che hanno interessato quasi cinque milioni di italiani ed alcune significative città, ci consegna una fotografia del paese, che non può non far riflettere.

Il risultato dei ballottaggi delle elezioni amministrative che hanno interessato quasi cinque milioni di italiani ed alcune significative città, ci consegna una fotografia del paese, certo parziale, certo legata alle dinamiche locali, ma che non può non far riflettere su quel che passa per la testa dei nostri connazionali.
In breve, l’esito, vede una rinascita del centrodestra ancora in difetto leadership unitaria, una sconfitta del Pd, un’eclisse dei cinquestelle e l’irrilevanza di tutti gli altri a destra, a sinistra, al centro! Un’Italia che solo la piaggeria convenzionale potrebbe indicare come in fermento e in controtendenza, ma che indubbiamente va compresa, in vista delle elezioni politiche che al più tardi arriveranno la prossima primavera. Questo a meno di autoflagellazioni tipo Teresa May, da parte di qualche leader come Renzi, o di qualche vacua e futile esaltazione da parte di chi si sente sulla cresta dell’onda.
La lezione che arriva è duplice. La bassa affluenza, crollata al secondo turno, mostra che la volontà di partecipare è al palo, in un misto di fatalismo e di menefreghismo, entrambi morbi pericolosi. Accanto a questo però alcune dinamiche chiare nonostante tutto, fanno pensare che nel profondo del sentire del paese, qualche elemento cominci a muoversi. Per arrivare dove, non è ancora di facile interpretazione!
Proviamo però ad orientarci per quanto possibile e senza la pretesa di allargare l’analisi a tutta l’Italia in vista delle politiche!
La prima cosa che appare chiara e va attentamente compresa è l’eclisse dei cinquestelle. Naturalmente i leader del movimento si sono affrettati a sottolineare il localismo del voto, le realtà diverse, il fatto che nel paese la marcia verso il governo continua senza incertezze e che il movimento è forte e si riprenderà da una momentanea debacle. Tutto comprensibile, tutto ovvio in un’analisi politica di una sostanziale batosta. Certo i pochi ma significativi esempi di governo locale di grandi realtà (Roma, Torino), mostrano crepe, insufficienze, incapacità di comprendere che governare vuol dire scegliere e che il lassismo per non misurarsi con le criticità non paga; quindi sarebbe opportuno che i dirigenti pentastellati analizzassero senza slogan ad effetto quanto accaduto. Le prime reazioni di Grillo sembrano in questa direzione: o facciamo squadra o siamo annientati, ha dichiarato! Solo che la squadra sembra fatta tutta da primi attori che scalpitano sul palcoscenico e che cercano di far cadere il vicino. Una sindrome non molto rassicurante, unita all’assenza che sta divenendo esplosiva, di un vero programma e di un vero disegno per il paese, se si escludono linee di tendenza in totale eccentricità rispetto alle necessità del paese. Sul quale, va da sé, non si possono esperimenti ”in corpore vili”, con atteggiamenti fideistici. Perché la reazione dell’italiano medio è quella di sopravvivenza e dinanzi al pressappochismo oltretutto autoreferenziale, vi è il rischio di un “vaffa” di ritorno molto doloroso.
La riprova che gli elettori si sono posti dinanzi allo scenario politico in modo molto più meditato di quanto non appaia, è nel risultato del centrodestra. Qui assistiamo alla rivincita della coalizione tra diversi, il mantra di Berlusconi dalla discesa in campo. Non possiamo parlare di inversione di tendenza ma il segnale è chiaro. Dinanzi all’immobilità condita di insipienza scelgono il centrodestra invece dei cinquestelle. Non il nuovo che avanza, ma l’usato sicuro! Realtà come Genova e altre mostrano che una coalizione moderata ha spazio e sa affermarsi se le differenze vengono armonizzate e sopite, senza revanscimi o lotte per la prevalenza. Non è ancora chiaro il quadro della leadership, trattandosi di due componenti principali che per ora si equivalgono, ma è evidente che se non si fanno la guerra e si uniscono in proposte e programmi seri, la risposta arriva e molto chiara. Un ritorno, un nuovo inizio? Presto per dirlo, ma se la politica vera è fatta anche di previsioni, di sguardo oltre il proprio naso, sembra che gli italiani preferiscano evitare la protesta pura che non ha manifestato alcuna capacità di trasformarsi in proposta!
Resta il campo della sinistra. Qui gli scissionismi sembrano aver già perso su tutta la linea e i galli nel pollaio già cominciano ad azzuffarsi: sono troppo e lo spazio è poco. Per il Pd, però tutto questo non si è trasformato in leadership e l’ombra di troppi capitoli aperti anche in campo giudiziario, ha avuto il suo effetto. Lo stesso che ebbe alla lunga su Berlusconi ed i suoi, fiaccando la fiducia del popolo. Non è ancora una secca perdita, ma certamente è una sconfitta severa – come ha detto Renzi – che occorre metabolizzare e capire. Non è solo questione di perdere roccaforti della sinistra, una sinistra che ha perso nel paese molto tempo fa solo che per alcuni il risveglio tarda, ma di una crisi evidente di fiducia in chi in questi ultimi anni, ha avuto le redini del potere, senza consistenti passaggi elettorali, e dunque potremmo dire, deve aspettarsi la sanzione popolare, positiva o negativa, del proprio operato.
La crisi del Pd, per certi versi, è come quella che colse il Pci dopo la fine dei blocchi, ma che venne minimizzata dalla fine degli altri partiti storici, DC in prima fila, dissolti nel momento in cui la libertà e la democrazia trionfavano in Europa e cadevano i muri. O quella della socialdemocrazia europea che favorita dal welfare state non si accorse in tempo delle crepe dello stato sociale e delle logiche solidaristiche spinte oltre la linea della sopportabilità politica ed economica.
C’è da sperare, allora, che lo schiaffo salutare faccia effetto, così come è auspicabile che la rinascita del centrodestra non inneschi visioni euforiche oltre la realtà come accaduto per qualche esponete di spicco che invita il governo ad andare a casa come se le elezioni siano state politiche nazionali. Quel che va evitato è il gioco del cerino da passare a qualcuno. L’humus sul quale ci si muove è altamente esplosivo e se il cerino cadesse, il disastro potrebbe essere totale. Umiltà, coerenza, senso del bene comune e capacità di rispondere alle esigenze del paese: Sono poche regole, ma se qualcuno le adottasse, forse qualcosa di buono potrebbe accadere!

di Roberto Mostarda

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