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UE: Italia orfana

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Personale militare del pattugliatore irlandese LÉ Eithne (P31) impegnato nel recupero di un barcone di migranti durante l'operazione Triton (15 giugno 2015). Di Irish Defence Forces - https://www.flickr.com/photos/dfmagazine/18898637736/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41045858
Il Governo italiano tenta di condizionare il G20 del 7 e 8 luglio, sconvolgendo la prassi formale della UE e proponendo un “Cahier de Doléances” sul tema delle morti bianche e, soprattutto dei migranti.

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Il 6 luglio scorso, a conclusione del vertice informale di Tallinn, capitale dell’Estonia, paese attualmente nella presidenza di turno dell’Unione Europea, il clima prevalente è apparso quello del tutti contro tutti.
Un impatto brusco quello del vertice, forse cercato. Un tentativo di approfittare della quasi concomitante seduta del G20 di Amburgo per cercare, se non di rubare la scena all’evento più importante (un palcoscenico mondiale per la contemporanea presenza di Trump e di Putin), almeno di forzare la mano alla mastodontica burocrazia della UE.
Aldilà del “qui vinciamo” e là no, un primo tentativo di bilancio sul ring dei pro e dei contro possiamo accennarlo: tra i vincitori possiamo iscrivere Bill Gates, che in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Welt, pubblicata in italiano da “ilpost.it” sostiene che dovremmo aiutare i migranti a casa loro.
Le tesi da lui sostenute non sono isolate: godono di sostenitori, a cominciare dall’ONU stessa, impegnata da tempo nel tentativo di avere una Libia democraticamente rappresentata e governata, premessa indispensabile per sostenere le impalcature necessarie a creare condizioni di governabilità che ancora oggi mancano, come testimoniano le recenti notizie sui rapimenti di funzionari ONU.
Ma cerchiamo di interpretare i numeri che non mentono. Per esempio diamo un’occhiata ai Trust Fund gestiti dalla UE.
E’ facile rilevare, ad esempio, che la gestione del Trust Fund per i rifugiati in Turchia (qualcuno ricorderà l’operazione Merkel gestita in solitudine per dirottare i flussi di migranti dalla Grecia verso la Turchia) presenta l’importo impegnato dai paesi donatori di 2miliardi di euro interamenteversato. Inoltre, a quell’importo bisogna aggiungere un altr0 miliardo interamente versato a carico del bilancio EU e arriviamo così a 3miliardi.
Ma quale è stato il risultato dell’operazione Turchia perseguita con ostinazione? I flussi di migranti verso i paesi del nord della UE, gli stessi che hanno eretto i muri, sono stati dirottati verso il Mediterraneo: leggi Libia e, quindi, verso l’Italia. Con quella operazione, fra gli altri, vinsero i 4 di Visegrad, paesi convinti di avere diritto a ricevere dalla UE quello che fu loro negato dalla dominazione sovietica.
Per assumere la decisione di dirottare i richiedenti asilo verso la Turchia non fu necessario, allora, alcun vertice informale a Tallinn: fu sufficiente restare in silenzio e assistere all’attuazione della strategia Merkel, della serie lanciamo il sasso e nascondiamo la mano.
Il Trust Fund della UE relativo all’Africa intera, invece, impegnato dai donatori per 202 miliardi di euro, presenta un fortissimo sbilancio. Intanto il Fondo è costituito dai soli paesi donatori volontari: come dire si tratta di un atto di bontà e non di “dovere”. Con l’intesa UE – Turchia non fu così: non si trattò di un contributo volontario, fu una vera e propria tassa.
Se consideriamo, invece, la situazione dei paesi africani maggiori “esportatori” dei migranti verso la UE via Mediterraneo la situazione è quella descritta nella Finestra Nord-Africa: soltanto il 20% dei donatori ha versato l’importo dovuto e questo certifica il naufragio della strategia, basata sulla volontarietà delle donazioni e sui fondi versati fino ad oggi: soltanto il 20% dell’importo stabilito.

Finestra del Nord Africa sul Trust Fund EU per l’Africa – Dati UE al 7 luglio 2017

E’ facile arguire che, ad oggi, gli importi previsti a sostegno della strategia UE per investire sullo sviluppo dei paesi africani ed arginare il flusso dei migranti verso la terra promessa, non rendono credibile quella strategia, e rendono poco credibile la manovra UE.
Il dibattito che è seguito al vertice di Tallinn ha subito cercato l’“untore”, senza tuttavia ancora trovarlo. Abbiamo tempo per la prossima puntata.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::2104::/cck::

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