Leader, aspiranti tali, capipopolo, guru, non sembrano incarnare o rappresentare qualcosa per la quale confrontarsi, dibattere, scontrarsi anche soltanto a parole, tra una bibita e un gelato! In sostanza: tutti uniti ma separatamente.
Agosto, politica mia non ti conosco!
Ci si permetta questa citazione modificata in parte, per provare a tracciare qualche linea di evoluzione del confronto politico nazionale, dopo la breve parentesi delle vacanze.
Un dato appare incontrastato e incontrovertibile: la distanza dell’attenzione degli italiani nei confronti delle vicende politiche e partitiche. In questi giorni si stanno svolgendo o stanno per svolgersi le feste dei partiti, le convention dei movimenti, i raduni di varia natura ed entità degli innumerevoli soggetti politici che si agitano sul palcoscenico locale e nazionale.
Sui giornali vi si fa riferimento ma l’argomento sembra ancora lontano, dissimulato, assente dall’attenzione dei cittadini impegnati piuttosto sul fronte del caldo africano, degli incendi, della siccità e dei primi nubifragi che dal nord stanno segnando la svolta di metà stagione, e interessati alla cronaca quotidiana e alle sue emergenze piuttosto che agli equilibri che ci porteranno alle elezioni e al nuovo Parlamento.
Persino quando ci si occupa di elezioni in Sicilia, un test di non poco conto sul fronte delle alleanze, delle incompatibilità e via discorrendo, non sembra esserci quel quid che in altre stagioni politiche ha infiammato gli animi, facendo presagire il futuro nazionale!
Sottotono, potremmo dire, una politica anche un po’ sottocosto per restare nell’immagine commerciale.
Leader, aspiranti tali, capipopolo, guru, non sembrano incarnare o rappresentare qualcosa per la quale confrontarsi, dibattere, scontrarsi anche soltanto a parole, tra una bibita e un gelato! Loro, i politici, intanto proiettano se stessi in questo mondo parallelo, circondati dai propri supporter, ma lontani dalla gente e dalla sua realtà.
Si parla di problemi reali, anche, di ripresa, di migranti, di problemi correlati e fonte di forti polemiche in questi mesi, ma anche di formule, possibili scenari post elettorali, alleanze. Ma, potremmo dire, si parla senza rete non avendo a disposizione alcun elemento certo su quel che sarà dopo questa complessa e drammatica legislatura, specchio di un paese diviso, articolato, dove non sembra esserci un quadro certo di riferimenti.
I temi non sono mutati rispetto a qualche settimana fa, e non sono neppure percepibili evoluzioni negli atteggiamenti degli esponenti di partiti e forze politiche o possibili annunci chiarificatori o clamorosi nel corso degli incontri in corso.
In sostanza: tutti uniti ma separatamente. Mentre il Paese intanto attende e cerca di capire a chi dare maggior fiducia e responsabilità ma nessuno sembra avere contezza di ciò che propone o indica come linea l’altro.
Il Pd appare come una galassia nel quale sono in corso turbinosi movimenti stellari. La stessa maggioranza renziana sembra alla ricerca di una maggior ampiezza rappresentativa, nonostante una certa autoreferenzialità del leader segretario. Da ricomporre una piccola ma evidente faglia prodottasi tra Renzi e la componente che fa capo al ministro Franceschini. C’e’ la necessità di riavvicinare la minoranza di Orlando ed Emiliano, onde sottrarla alle sirene degli scissionisti di Mdp.
Sullo sfondo anche una sostanziale assenza della leadership della Cgil dalla festa dell’Unità. La Camusso ha infatti annunciato e promosso una kermesse del sindacato senza apparenti schieramenti ma che ovviamente non si fatica molto a immaginare più in sintonia con il gruppo fuoriuscito.
Quest’ultimo, incurante del ridicolo, continua a muoversi come se fosse l’unico rappresentante della vera sinistra e continua a ricevere l’appoggio di esponenti della vecchia guardia messa ai margini da Renzi. Con ciò mostrando la reale natura di questo movimento, nato contro il segretario Pd con lo scopo primario di spaccare il partito nella fallace speranza di nuove sorti, magnifiche e progressive, che appaghino le loro esigenze personali, non certo quelle del popolo della sinistra che non ha ancora capito bene di cosa si tratti.
Intanto si sviluppa il flirt con Sinistra italiana e con l’atteggiamento settario e divisivo che la contraddistingue, come si è visto manifestamente con lo scontro su Pisapia e il suo tentativo di riunire l’insieme della sinistra e di non dividerla in tronconi uno all’altro inutili.
Buio a mezzogiorno e a qualsiasi ora sul fronte Cinquestelle mentre si avvicina la consueta kermesse che sarà condita di nuovi “vaffa” e di nuovi ostracismi ma dalla quale, udite … udite, verrà indicata la leadership di governo del movimento in vista di un eventuale vittoria alle elezioni.
Leadership che è sperabile venga enucleata da qualcosa di più affidabile che i referendum sulla piattaforma Rousseau continuamente hackerata e dunque poco degna di rappresentare la volontà del popolo pentastellato. Un altro elemento di grande valore è la necessità di capire quale sia il programma di governo del movimento sempre annunciato ed esaltato, ma mai conosciuto da alcuno che abbia cercato di ricostruire qualcosa di comprensibile in questi mesi ed anni attraverso le dichiarazioni di guru, vice guru, esponenti e aspiranti leader.
Nel limbo come sempre in questi ultimi anni, il vecchio centro moderato, ora sempre più incalzato e stretto tra le altre formazioni e a rischio di sbarramento a seconda del sistema elettorale con il quale si andrà a votare. Elemento questo anch’esso difficile da comprendere e che forse nessuno dei contendenti ha ancora meditato attentamente.
L’altro corno, per così dire, della fiamma antica, è il centrodestra dove si avverte una possibilità di nuovo revival elettorale, a patto però di manifestare molti più elementi di unità di intenti che differenze come quelle esistenti.
Sulla leadership non si scioglie l’ambiguità. E’ stato detto che chi avrà più voti sarà il leader dello schieramento, ma è assai arduo immaginare che Berlusconi di nuovo in gran spolvero possa lasciare il proscenio sempre e comunque a Salvini e al suo movimentismo sovranista e conservatore.
Ne andrebbe di ciò che rimane dell’anima liberal di Forza Italia, unica in grado di avvicinare i moderati italiani nuovamente verso un centrodestra moderno, europeo e in grado di rappresentare la parte vitale del paese.
Insomma, il cono d’ombra è ancora forte sull’orizzonte politico e su quello che partiti e movimenti manifesteranno in futuro. Speriamo che come in un eclissi, gradualmente torni la luce del sole!
di Roberto Mostarda