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Tornano su grande richiesta i viaggi onirici di Ferdinand, questa volta alle prese con i bicchieri animati rimasti sul tavolo a discutere dopo una piacevole serata con gli amici.
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I bicchieri stavano lì. Testimoni silenziosi ma partecipi. Non potevano parlare , ma erano lì, presenti. Nessuno li poteva sentire. Alcuni ormai vuoti. Altri con i resti di vino bianco. Altri, forse più fortunati, dei resti di un buon Rhum. Testimoni silenziosi di una bella serata. Erano stati anche loro artefici, benché non riconosciuti, del successo della cena appena conclusa.
Da diversi anni ormai è noto che ogni vino, birra, o liquore che sia, va servito nel bicchiere giusto per apprezzarne appieno il gusto. I sapientoni di turno dicevano era la forma, altri lo spessore del vetro che esaltava il sapore del contenuto e si sperticavano in lodi di questa o di quella forma.
Anche in quella serata c’era stata una accesa discussione su questo argomento e ognuno aveva detta la sua, senza arrivare però ad una conclusione condivisa.
Ferdinand ora, guardandoli tutti insieme sulla tavola a fine serata, comprese il mistero. I bicchieri avevano un’anima! Caso forse unico nel mondo minerale, avevano sviluppato una loro individuale sensibilità.
Sarà forse per il contatto ripetuto con le labbra degli uomini, o per l’evoluzione del mondo minerale, loro, i bicchieri, avevano acquisito la capacità di capire se il loro contenuto ara buono o cattivo e se quelli che li usavano erano degli intenditori o degli sprovveduti.
Quella serata era stata speciale, tutti avevano gustato in modo corretto e consapevole quello che era stato loro servito. Gli uomini prima la birra, poi il vino, poi il rhum. Le donne, prima lo champagne poi il vino, poi il Marsala.
Ferdinand li vedeva sul tavolo davanti a lui, bicchieri che felici si scambiavano le rispettive impressioni sulla serata appena trascorsa ed alcuni facevano anche dei commenti sulle bocche che li avevano sfiorati. Tutti però erano felici di quello serata e Ferdinand addirittura notava dei movimenti fra loro. Era talmente incantato da quello spettacolo che non si accorgeva del tempo che passava.
Ferdinand andiamo a letto?
La voce di Anita lo riportò improvvisamente alla realtà. Prese delicatamente e con estrema attenzione tutti i bicchieri che stavano davanti a lui sul tavolo e li portò religiosamente in cucina. Ma che sogno, pensava fra sé e sé, mentre andava a letto, ma in fondo alla sua mente una vocina gli sussurrava nelle orecchie: guarda Ferdinand che forse non è un sogno…
E lui, felice di aver assistito a qualche cosa di unico, si mise a letto sperando di continuare a sognare.
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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::2173::/cck::