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La stagione della politica amorfa

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Palazzo dei Normanni – foto di pubblico dominio
La campagna elettorale per le elezioni in Sicilia rispecchia le incertezze politiche che attraversano tutti i partiti.

E dire che nell’isola si sta giocando comunque una partita dai riflessi prospettici anche in chiave nazionale. Basti pensare al modo brutale e di attacco frontale e senza quartiere che gli scissionisti di Mdp stanno portando avanti contro Renzi e la maggioranza del Pd. Senza alcuna remora e con sprezzo del pericolo degno di ben altre stagioni, il gruppo fuoriuscito nel nome della purezza originaria della componente comunista, sta cercando in tutti i modi a partire proprio dalla Sicilia, di cannibalizzare il partito di origine incurante del risultato finale dello scrutinio che potrebbe veder prevalere uno dei due altri contendenti, 5Stelle e centrodestra.
Eppure, uno sguardo a queste settimane ci restituisce, anche al di là della scelta zen del leader segretario del Pd, una fotografia della politica inconsueta ed improbabile: una politica amorfa. Nessuno sembra esattamente quello che è, nessuno si manifesta secondo linee e canoni comprensibili.
Invece di inaugurare una stagione nuova fatta di contrapposizioni sui contenuti, sui programmi per il paese, ognuno fa altro, per se stesso o per il proprio schieramento.
Renzi non combatte, si trincera dietro battute come l’ultima di volersi candidare a quel Senato che voleva abolire con la riforma costituzionale bocciata al referendum. E si mimetizza pur con qualche ballon d’essai dietro allo schermo del governo guidato da Gentiloni non indicandolo mai come qualcosa che si distanzia da alcune sue priorità. Al contrario sottolinea come le linee che l’Esecutivo porta avanti siano assolutamente coerenti con il lavoro da lui condotto quando era a palazzo Chigi. Questo contrastando la posizione della sua opposizione interna che sembra a volte volersi identificare con il premier in funzione antirenziana e solo per questo motivo.
Sirene queste che avvolgono l’agire di D’Alema, Bersani, Speranza, Rossi come abbiamo detto, impegnati allo stremo per esistere e per far questo pronti ad impedire al Pd di correre e vincere nell’isola. Una posizione suicida come la stessa scelta della scissione fatta a tavolino e rispolverando la vecchia maniera comunista di fare politica. Una maniera che si nutre spesso in modo solipsistico della propria autoreferenzialità nella convinzione di rappresentare essi soli i valori sociali e del lavoro. Quanto di questo sia sentito nel paese a parte qualche sacca ancora presente di irriducibili, non è ancora dato sapere, in attesa che il voto locale e poi nazionale dia la misura della realtà e delle ambizioni. Ma una politica che nasce contro per definizione difficilmente potrà esprimere qualcosa di realmente innovativo per l’evoluzione della sinistra e della sua presenza no paese.
Tra contro e pro, prosegue la telenovela del centrodestra dove Salvini non vuole sciogliere la questione della leadership con ciò mantenendo un potere di deterrenza sui possibili sviluppi dell’area. Per l’ex cavaliere un evidente smacco che gli impedisce di parlare e presentarsi nuovamente come l’unico in grado di riprendere in mano le redini del paese. Una diminutio che sta deprimendo anche il potenziale elettorale di Forza Italia quale espressione più propria del centrodestra liberale. A ciò si aggiunga anche la deriva populista sopratutto verbale del leader leghista impegnato nel ricerca forsennata di una leadership di potere da contendere.
Per i cinquestelle si assiste all’eclissi del guru. Grillo tace, esce di rado e parla ancora meno, parafrasando il titolo di un’opera di Adriano Celentano. Casaleggio tace anche lui ed è alle prese con il flop della piattaforma algoritmo che dovrebbe dare tutte le risposte al partito, ai suoi leader, ai cittadini. Quindi anche qui la sensazione di un ripiegamento che contrasta con la rinnovata virulenza di alcuni esponenti e lo scarso risultato di presenze alle kermesse del movimento.
In sostanza, dunque una politica amorfa, senza storia e con ben poca speranza di futuro resa ancor più evidente da un vuoto di contenuti. Un’occasione mancata, non certo la prima, e neppure l’ultima, ma che lascia fortemente perplessi. È questo mentre la questione migranti, la politica europea, l’economia richiedono attenzione, chiarezza di scelte e prospettiva!

di Roberto Mostarda

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