::cck::2191::/cck::
::introtext::
Con i suoi 3340 metri domina maestosa il paesaggio della Sicilia orientale. L’Etna, soprannominata la muntagna, è il vulcano attivo più alto d’Europa, scenografico nelle sue frequenti eruzioni che hanno plasmato i suoi paesaggi lunari…
::/introtext::
::fulltext::
Con i suoi 3340 metri domina maestosa il paesaggio della Sicilia orientale. Hanno dato del lei all’Etna, soprannominata la muntagna; è il vulcano attivo più alto d’Europa, scenografico nelle sue frequenti eruzioni che hanno plasmato la costa stessa della Sicilia orientale ed i suoi paesaggi lunari, distese di lava nera come pece che sono scivolate sinuose dalle sommità e che trasportano il viaggiatore in dimensioni extra-terrestri, lontano anni luce dalla vita quotidiana che si svolge ai suoi piedi e dalle atmosfere marinare più tipicamente associate alla Sicilia.
È parte dal 1987 dell’Ente Parco Etna, che tutela un affresco naturale unico al mondo e ne promuove uno sviluppo eco-sostenibile ed eco-compatibile con chi abita sulle sue pendici.
Perfetto in estate per sfuggire al solleone delle spiagge, meraviglioso in autunno quando i boschi si tingono di sfumature scarlatte, incantevole in inverno con la neve e idilliaco in primavera quando il verde delle gemme illumina lo sguardo. Lungo i suoi versanti mutano in continuazione tinte e profumi e lo stesso versante ha microclimi e paesaggi diversi per ogni altitudine. Un weekend su questo gigante verde incandescente è perfetto in tutti i mesi dell’anno. Sentieri, paesaggi e profili suggestivi, ristoranti e cantine, va scoperto in macchina e a piedi, per apprezzarne l’incredibile diversità paesaggistica che muta da lunghi filari di vigne a distese di agrumi, da colate laviche ruvide e taglienti a boschi di pini e lecci.
Per scoprire questo angolo di Sicilia affidatevi alle guide esperte del luogo, che ne conoscono ogni peculiarità e che renderanno le escursioni memorabili: Etna Discovery è leader nel turismo d’avventura sull’Etna e dintorni (oltre all’Etna, con loro si possono visitare le Gole dell’Alcantara, le Madonie, i Nebrodi, la riserva di Cavagrande, i Peloritani) e le sue guide, geologi ed escursionisti preparatissimi e con decenni di esperienza alle spalle, vi faranno sentire sicuri e profondamente coinvolti nella comprensione di questo sorprendente territorio.
A bordo dei Suv 4×4 sono moltissime le esperienze che offrono, fra cui la visita alla Valle del Bove (37km quadrati di colata lavica s’una caldera, avvenuta dopo una serie di collassi, di cui il più recente databile circa a 9.000 anni fa) i crateri spenti e la grotta dei ladroni, anche nota come grotta della neve: questa galleria sotterranea serviva durante l’inverno ad accumulare la neve che veniva poi usata in estate nel commercio del ghiaccio, da cui si ricavano anche le famose granite. Usanza che scomparve con l’avvento dei frigoriferi. Etna Discovery organizza anche i trekking sui crateri sommitali, il canyoning, il body rafting, l’alpine skying, e molto altro. (www.etnadiscovery.it).
Oltre alle immancabili escursioni sul vulcano, sono molti gli indirizzi fra luoghi, paesi, ristoranti e percorsi scenografici da mettere in agenda. Volendo percorrere il perimetro del Vulcano per intero, costeggiando le sue pendici con un tour a 360 gradi, si può partire dal paesino di Adrano e seguire la SS284 che serpeggia intorno alla muntagna. I paesi all’interno del Parco dell’Etna scandiscono il tragitto, alcuni più di altri meritano una sosta. A Bronte la prima tappa, per assaggiare l’oro verde, il pistacchio. Portato qui dagli Arabi, trae linfa vitale dalla pietra lavica e dalla cenere delle eruzioni, che gli conferisce il suo inimitabile sapore. Da Bronte una deviazione conduce al Castello di Nelson (al momento chiuso per restauri ndr). Prende il nome dell’Ammiraglio Nelson al quale fu donato da Ferdinando I di Borbone come ringraziamento per averlo aiutato a placare i moti di Napoli. Al suo interno si trova l’Abbazia di Maniace, fondata sul luogo dove il generale Maniace, nel 1040, sconfisse i saraceni con le sue truppe di bizantini e normanni.
Regnano pace e armonia su questi fianchi del versante Nord del vulcano, il lato meno antropizzato, per tratti interi ancora scevro da case o costruzioni, solo paesaggi modellati dall’agricoltura o ingentiliti dai filari di vigne. Proseguendo sulla SS120, la terza tappa da non perdere è Randazzo, paese lavico dall’aria placida. Da vedere la facciata esterna della Chiesa di San Nicolò, bianca come la neve e nera come la pece, la medioevale via degli archi, la Basilica di Santa Maria. Nella piazzetta di San Giorgio si trova il ristorante San Giorgio e il Drago, all’interno delle antiche cantine del monastero. Menu del territorio con prodotti locali rarissimi a seconda della stagione, fra cui molte erbe spontanee e selvatiche che crescono sulle pendici del Vulcano: sparacogne, cavuliceddi e cicoria selvatica, con cui condiscono i tonnacchioli, una pasta fresca fatta in casa. Ottimo anche l’antipasto misto della casa per due.
Da Randazzo si può proseguire sulla Strada Etna Settentrionale o Quota Mille, che offre un’imperdibile vista dall’alto sui Nebrodi, sulle colline sottostanti e sulla costa nord orientale della Sicilia. A costeggiare la strada sul fianco destro, per molti tratti, sono colate aguzze di lava nera. Proseguendo in direzione Linguaglossa si incrocia la Mareneve, l’itinerario tutto curve più scenografico del Parco, che si addentra nelle pinete del versante est e che attraversa boschi di lecci e immense colate laviche. Anche nella bella stagione l’aria lassù è frizzante e al Rifugio Citelli servono tè caldo e torte fatte in casa. Lasciando la Mareneve e proseguendo sulla SP59, si raggiunge Zafferana Etnea, famosa per il miele, e ritornando indietro sul versante est, percorrendo strade fiancate di muretti neri che delimitano appezzamenti di terreni fitti di agrumi o di viti, si incrociano i piccolissimi comuni di Milo e Sant’Alfio. L’Etna è diventato anche uno dei territori vitivinicoli più blasonati del mondo (soprannominata da alcuni esperti la nuova Borgogna) facendo scattare una corsa, tra produttori noti e non, per conquistarsi terreni e vigne. Fra chi si trova qui da moltissimi anni e chi ha appena avviato la produzione, una sosta per degustare i vini che nascono su questo suolo fertile e minerario unico al mondo merita. Murgo, Planeta, Passopisciaro, Monaci delle Terre Nere sono realtà eccellenti e rappresentative.
Negli ultimi dieci anni sono nate molte strutture di charme, indirizzi raffinati dove alloggiare e fare tappa fissa per scoprire il territorio. Uno di questi è lo Shalai Resort di Linguaglossa. All’interno di un palazzetto dell’ottocento restaurato color verde menta, si entra in un mondo di soffici velluti dalle cromie pastello e morbidi divanetti color cipria, dove elementi di arredo tradizionali sono stati abbinati in armonia a mobili di design contemporanei. In un’atmosfera attutita e rarefatta, lo Shalai (parola che in siciliano significa gioia piena) è un rifugio ideale per placare i sensi dopo i paesaggi penetranti del Vulcano. Alcune camere hanno soffitti altissimi e affrescati, un piacevole cortile interno funge da sala lettura o aperitivo nella bella stagione e il ristorante dell’hotel, insignito di una Stella Michelin, offre piatti del territorio ricercati e di carattere (http://shalai.it/).
Anche in questa quarta tappa del viaggio in Sicilia (di cui potete leggere le prime 3 tappe qui, qui e qui) la Lonely Planet ci ha seguito, aiutandoci a programmare al meglio il nostro itinerario on the road.
Galleria Fotografica
{gallery}gallerie/GalEtna218{/gallery}
::/fulltext::
::autore_::di Clio Morichini::/autore_:: ::cck::2191::/cck::