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Se il pianeta terra oggi è ancora così come lo vediamo è grazie ad un fulgido esempio di saggezza, responsabilità e grande intelletto di un uomo straordinario. Stanislav Evgrafovič Petrov…
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Se il pianeta terra oggi è ancora così come lo vediamo è grazie ad un fulgido esempio di saggezza, responsabilità e grande intelletto di un uomo straordinario.
Stanislav Evgrafovič Petrov, un nome sconosciuto a molti che rientra ancora in quella parte di storia contemporanea sulla quale nessuno vuole apporre un sigillo di ferma interpretazione, tale da essere inclusa nei testi scolastici del vecchio continente, ancora così lontani da un nesso con la realtà moderna e da una Russia Europea.
Nato a Vladivostok il 9 settembre 1939, Stanislav è stato un tenente colonnello dell’Armata Rossa. Nonostante il suo gesto eroico, visse in modo umile ed anonimo, terminando la sua vita poco prima di questa estate, in un modestissimo appartamento di un piccolo paese chiamato Frjazino, nel silenzio dei media e delle istituzioni globali.
Pochi sanno che nella notte del 26 settembre 1983 quest’uomo ha avuto in pugno le sorti dell’umanità. Di turno nel Bunker Serpukhov 15 è stato addetto al controllo dei dati provenienti dai satelliti che avevano il compito di monitorare le attività degli armamenti statunitensi. D’un tratto vide sugli schermi indicati cinque missili intercontinentali provenienti dal Montana e diretti verso l’Unione Sovietica.
L’allerta per un imminente attacco termonucleare era al massimo livello e le consegne prevedevano che nel caso di un attacco preventivo di tal genere, dopo le comunicazioni di rito ai superiori, in pochi minuti dovevano essere lanciate centinaia di testate verso Inghilterra, Francia, Germania dell’Ovest e Stati Uniti.
Petrov non era un militare qualunque, bensì un analista che si trovò lì quasi per caso, fece quindi prevalere la logica riflessiva rispetto alla logica procedurale, agendo come ogni analista di spessore dovrebbe sempre agire, ovvero, esaminando la fonte e la sua attendibilità prima di procedere.
Questo particolare non venne apprezzato dalla gerarchia sovietica, perché rivelatore di una scarsa attitudine alla ligia esecuzione degli ordini ed al rispetto dei protocolli militari.
Fu obbligato ad andare in pensione anticipatamente ed ebbe un esaurimento nervoso per lo stress. La sua storiaè venuta alla luce solo molti anni dopo, anche perché, come amava dire lui, “in fondo, ho deciso solo di non fare niente!”.
Se ci fosse stato un altro soldato, probabilmente, il corso degli eventi sarebbe stato diverso.
In onore del tenente colonnello Stanislav Evgrafovič Petrov l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite haintrodotto nel 2013 la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari, che viene celebrata ogni anno il 26 settembre.
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::autore_::di Fabio Rossi::/autore_:: ::cck::2219::/cck::