Società

Il ritorno dei fondamentalismi religiosi

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Un fedele si confessa con un prete ortodosso durante una protesta a Kiev in Ucraina, foto di Rob Stothard/GettyImages pubblicata da Jim Forest su Flickr, Attribuzione 2.0 Generic (CC BY 2.0)
In molti paesi del mondo l’ortodossia religiosa sta sviluppando un atteggiamento sempre più aggressivo verso i miscredenti o le fedi diverse. Contemporaneamente le religioni sono portatrici di ideologie di pace, non-violenza e convivenza.

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Ortodossia e fondamentalismo religioso stanno crescendo in molti paesi del mondo, con sviluppi spesso aggressivi e violenti. Quali sono le possibili soluzioni?

Le religioni sono pesantemente in campo come ideologie che trasmettono valori esclusivisti, talora violenti e molto spesso fondamentalisti. Ma le stesse religioni presentano anche un volto esattamente opposto. All’interno delle diverse religioni possiamo trovare delle interpretazioni ideologiche non violente, non fondamentaliste e non esclusiviste. Per risolvere questo rompicapo non possiamo quindi fare a meno delle religioni, come qualcuno sembra suggerire. Non possiamo immaginare un approccio esclusivamente secolaristico. Dobbiamo immaginare un lavoro che va in profondità nelle tradizioni religiose, le scuote, le mette di fronte alle proprie responsabilità, le orienta verso un cammino di dialogo e di coesistenza. E’ un Giano bifronte, talvolta difficile da spiegare e da interpretare. Proprio cogliendo la complessità delle religioni noi possiamo immaginare un loro ruolo positivo ed attivo nella costruzione dei percorsi di pace e di coesistenza.

Come entra il nazionalismo nel quadro che ci ha descritto?

Entra in modo selettivo. Abbiamo dei casi, nei quali la dimensione fondamentalista e talora violenta della religione si innerva sull’elemento di cultura nazionale. Alcuni estremismi ortodossi in Russia, per esempio la nuova legislazione contro i Testimoni di Geova, sono casi in cui l’elemento nazionale pretende di far coincidere la russità con la tradizione ortodossa. E’ un modello che esiste anche in altri paesi. Un paese problematico da questo punto di vista, anche perché membro dell’Unione Europea, è la Grecia, dove sono state più volte denunciati elementi di intolleranza religiosa o di scarso riconoscimento delle religioni diverse da quella ortodossa. Vale la pena ricordare che in Grecia è d’obbligo specificare sulla carta d’identità la religione di appartenenza. Questa va contro una serie di tutele e del principio della libertà religiosa, che può significare anche la libertà di non avere alcuna religione. Tuttavia, questo è solo un modello dell’intreccio tra fondamentalismo e nazionalismo. Un altro modello che va in questa direzione è l’India dove vi sono dei partiti fondamentalisti che godono in questo momento di grande consenso politico, che fondono l’elemento della tradizione induista con l’elemento dell’indianità: soltanto l’indù è il vero indiano. Questo vanifica una grande tradizione di laicità che si era dato il sub-continente indiano, dove oltre l’induismo sono fiorite altre comunità di fede, quella buddista, quella cristiana e musulmana.
Ma la fusione tra nazionalismo e fondamentalismo non è l’unico modello. Il caso del fondamentalismo islamico poco o nulla ha di nazionalismo, anzi vuole essere un internazionalismo, o un ultranazionalismo , nel senso che vuole rifondare sulle ceneri di vecchi stati nazionali una nuova comunità islamica transnazionale.

Questo modello di fusione tra nazionalismo e fondamentalismo rischia di contaminare l’Europa?

L’Europa è uscita faticosamente – e a pezzi – da questo modello. La coincidenza tra chi governa, la sua religione e quella del popolo è stata la grande tragedia europea che ha causato fenomeni gravissimi di persecuzione delle minoranze religiose. Credo che l’Europa si sia faticosamente liberata da questo intreccio.
Riemergono tuttavia delle tentazioni neo-confessionali, ma vengono contrastate da una specificità che resta europea. Intanto la laicità, che è una delle virtù che l’Europa ha faticosamente conquistato. Ma molto più cinicamente e prosaicamente, la secolarizzazione. Viviamo nei paesi dell’Europa occidentale in cui l’elemento religioso ha una bassissima incidenza sociale, le appartenenze sono sempre più fluide, confuse, e ignare delle implicazioni ideologiche che esse comportano. L’analfabetismo religioso paradossalmente relativizza le appartenenze. Quindi nel caso europeo le tentazioni di commistione tra nazionalismo e fondamentalismo religioso avranno dei meccanismi di reazione molto evidenti ed efficaci.

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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::2210::/cck::

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