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Alain Elkann si racconta

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Alain Elkann, Foto di e per concessione di Marco Delogu
Un’intervista in anteprima di Alain Elkann, in vista dell’imminente uscita del suo libro Interviews.

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Alain Elkann, un uomo dalla gentilezza nascosta sotto il nodo della cravatta ben stretto, è autore, giornalista ed intellettuale; molte delle sue opere sono state tradotte in diverse lingue tra cui il francese, lo spagnolo, il russo, l’ebraico ed il turco.
Tra le sue collaborazioni giornalistiche si possono citare La Stampa dove detiene una colonna settimanale dal 1989, Il Messaggero e Capital. È un uomo dall’ampia cultura: nel 2004 diventa presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e della Fondazione CittàItalia. La sua carriera è passata anche dalla tv, conducendo Bookstore in onda al sabato mattina su LA7. Lo scorso anno è stato insignito del Premio America dellaFondazione Italia USA, ed è stato proclamato presidente del comitato scientifico della Fondazione stessa.
Fa parte del comitato scientifico del MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e del consiglio della Italian Academy della Columbia University di New York.

Copertina libro Interviews di Alain Elkann - editore Assouline

Ad ottobre uscirà il prossimo libro di Alain Elkann Interviews, in inglese, il cui editore è Assouline; è un libro ricco, descrivibile con l’aggettivo: curioso, poiché suscita questo sentimento nel lettore.
Si apre con un monito in maiuscolo valido non solo per i giornalisti: YOU MUST NEVER FORGET THAT YOU ARE NOT DOING AN INTERVIEW FOR YOURSELF, BUT FOR YOUR READERS. (Non devi mai dimenticare che non stai facendo l’intervista per te, ma per i tuoi lettori.)

Questa semplice frase rappresenta il suo modus operandi, da cui si intravede la sua predilezione per la narrazione; tutte le interviews sembrano fluire come dei racconti, peculiarità dell’autore che ha fatto sì che ciascuna intervista sia completamente diversa dalle altre.
Il libro Interviews è composto dalle tantissime interviste fatte di suo pugno ad eclettici personaggi, tra cui scrittori e redattori, storici, politici e diplomatici, stelle e registi cinematografici, stilisti e uomini d’affari, artisti, pensatori e attivisti per i diritti umani; ed è davvero un libro per tutti. Troviamo, per citarne solo alcuni, Valentino, Renzo Piano, Dennis Hopper, Helmut Newton, Paolo Sorrentino, Monica Vitti e tanti altri. Nell’intervista a Giorgio Armani sembra di vedere lo stilista indossare i bermuda blu passeggiando per le strade di Pantelleria, mentre leggendo l’intervista fatta a Roberto Benigni si immaginano le risposte con la dialettica spumeggiante dell’attore fiorentino.
Il suo scopo, in questo ultimo libro, è raccontare le storie delle persone per imparare, traendone le conoscenze del mondo.
Con la sua voce modula ha risposto alle domande con sicurezza.

Come ha iniziato a fare queste interviste?
L’esordio è iniziato con delle recensioni di libri per La Stampa mentre il primo articolo l’ho fatto per un giornale svizzero. Successivamente è stato il direttore de La Stampa, Paolo Mieli, a suggerirmi di fare delle interviste. Nella mia vita ho insegnato ma ad oggi, preferisco imparare e queste interviews sono state, da questo punto di vista, un grande dono.

Parlando di letteratura e di passione per la lettura, trova che sia cambiata nel tempo?
No, è una cosa che ho sempre avuto fin da bambino e che mi ha accompagnato tutta la vita. Anzi, per fortuna continua ad accompagnarmi.

Lei ha un diario di viaggio?
C’è da dire che adoro scrivere racconti da sempre; ma quando viaggio se non scrivo qualcosa, che sia un articolo o un libro, allora sì, scrivo il mio diario. Preferisco dire che ho un diario di vita, anche se sì, la vita è un vero viaggio.

Ritornando al suo libro Interviews, tra tutte qual è stata la più emozionante?
È davvero una domanda difficile, ho intervistato le persone più disparate, ho spaziato in diversi ambiti, ho raccontato di intellettuali, di attori e attrici famosi e di stilisti. Ho lasciato che tutti si raccontassero.
Credo che la più emozionante di tutte sia quella che non ho ancora fatto!

Le ultime statistiche italiane riportano che i giovani laureati in lettere, o più in generale in materie umanistiche, faticano a trovare lavoro. È meglio seguire la propria indole o essere più concreti, seguendo strade più o meno sicure?
Comunque vada, anche se uno non fa il “letterato”, la preparazione in materie umanistiche è una cosa molto importante; anzi è doverosa per tutti, anche per un’epoca tecnologica come la nostra. Quando l’epoca tecnologica annulla la preparazione umanistica ciò significa che siamo messi proprio male.
Ahimè, il trend di abbandonare le materie umanistiche è un trend mondiale. In questo, ovviamente, l’Italia non è diversa da molti altri paesi. Sinceramente, penso che bisogna insistere ad insegnare le materie umanistiche perché permettono di viaggiare, sognare e vedere il mondo con occhi nuovi.

Con i convenevoli finali ed un: “In bocca al lupo signorina. Le auguro una buona vita” la telefonata giunge al termine. Magari parole dette per formalità, ma che hanno restituito un uomo in giacca e cravatta dalla carriera esemplare a livello mondiale, la leggerezza di un animo raggiante, di chi ha fatto della vita un viaggio e di tale viaggio un diario. Virtù che solo chi ha un cuore inciso dall’inchiostro può avere.

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::autore_::di Miriam Gambella::/autore_:: ::cck::2228::/cck::

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