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Mano di ferro in…

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Carien VDC Photoshoot, di Captain Crunch, Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
La storia travagliata dell’accessorio più elegante di tutti: il guanto. Tra passato e leggende.

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guantodi velluto!!
Mai un antico detto è stato più appropriato. Infatti, sotto questo elegante accessorio si possono celare segreti e difetti delle proprie mani: screpolature, unghie rotte, gioielli di valore, callosità.
Il guanto si adatta alla funzione cui è preposto: da oggetto di seduzione per esaltare bellezza e sensualità delle braccia di una donna, a quella di difesa da agenti patogeni, come protezione da sostanze chimiche, alte temperature o freddo intenso.
Secondo la storia i Barbari furono i primi ad indossarli: inizialmente erano solo dei sacchetti legati ai polsi, in seguito fu aggiunto uno spazio per il dito pollice, fino ad arrivare alle quattro dita, per permettere un agevole movimento della mano.
Molto più romantica è la leggenda secondo la quale Venere, correndo per il Monte Olimpo, cadde in un cespuglio di rovi e si graffiò le mani, che le Grazie curarono avvolgendole in bende sottili.
L’uso dei guanti si diffuse nel medioevo, ma era un indumento per soli uomini, simbolo di autorità e potere. Non a caso per sfidare un rivale, gli si lanciava un guanto.
Nel IX secolo la donna si appropriò di questo accessorio che diventò elegante e decorativo, di pelli finissime, ornato di ricami e pietre preziose.
Fu allora che artigiani italiani e francesi iniziarono a contendersi il primato di eleganza e signorilità: dai guanti veneziani, confezionati con stoffe rare e pietre di alto pregio, a quelli francesi alla moschettiera, con polsino alto e molto ampio, fino ad arrivare ai guanti traforati di seta o di cotone che coprivano metà braccio, lasciando tutte le dita scoperte tranne il pollice.
Fino alla metà del 900, il guanto ebbe una funzione soprattutto igienica, tanto che, per una donna, mostrarsi a mani nude era segno di poca educazione.
Grazie al cinema e ad attrici come Rita Hayworth, che, nel famoso spogliarello del film Gilda, si sfila il lungo guanto, lanciandolo tra il pubblico, o a Audrey Hepburn, che nel film Colazione da Tiffany ne fa ampio sfoggio, negli anni 50 e 60 i guanti ebbero il loro periodo d’oro, per poi quasi scomparire fino agli anni 80, epoca in cui la moda li riscoprì, rilanciandoli soprattutto in pizzo o pelle nera.
Oggi l’uso del guanto è obbligatorio in medicina (in vinile elasticizzato o in nitrile e lattice, medici ed infermieri non sono dispensati dall’usarlo) ed in polizia, nelle operazioni sulle scene dei crimini.
In Massoneria l’uso dei guanti è necessario per evitare il contatto diretto con la materia impura e solo il Maestro può fare a meno di indossarli in quanto immune da qualunque impurità.
Ormai i guanti sono considerati un capo di uso comune, pur essendo stata modificata l’abitudine di porgere la mano guantata. Infatti oggi le persone, per educazione, come gesto di omaggio e di rispetto sfilano i guanti prima di dare la mano. La storia comunque ci insegna che il guanto rimarrà sempre espressione di eleganza e, per la donna, simbolo di fascino e femminilità.

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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::2271::/cck::

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