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Pubblichiamo un Abstract della Comunicazione di Valerio Calzolaio dal titolo “Enrico Berlinguer e l’Ecologia”.
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Pubblichiamo un Abstract della Comunicazione di Valerio Calzolaio dal titolo “Enrico Berlinguer e l’Ecologia”.
Riflettendo su Leopardi, un grande filologo di sinistra scrisse nel 1987 un saggio intitolato a un “Leopardi verde”. Esagerava (sull’onda dei successi politici dei Grünen In Germania e dei fermenti di liste elettorali in Italia). Leopardi deliziava in prosa e poesia qualche decennio prima di Darwin, non poteva essere nemmeno evoluzionista, tanto meno verde; pur avendo scritto (soprattutto nelle Operette Morali) parole memorabili sul senso (origine) della specie umana nel contesto della vita (origine) delle altre specie e della coevoluzione (negli ecosistemi). Gramsci conosceva un poco Darwin, lo hanno tenuto segregato fino alla morte nel 1937, non poteva essere ecologista, tanto meno verde; pur avendo riflettuto in modo significativo sulla scienza, sulla tecnica, sulla meccanica dei quanti e sugli ambienti dove gli capitò di vivere (ecosistemi di piante e animali).
Il pensiero ecologista e l’ecologia non fanno parte del patrimonio culturale e della cultura politica del Partito Comunista Italiano (1921-1991), nonostante singole intuizioni, singole figure, singole vicende… L’ecologia entrò lentamente nella politica del Pci anche su spinta dello stesso Berlinguer (e di soggetti non interni ma affini, come il Pdup e gli Indipendenti di sinistra). Importanti per la crescita di una cultura ecologista della sinistra furono all’inizio degli anni ottanta la legge per eliminazione del fosforo nei detersivi, la presentazione di una legge sul Po, lo stesso scontro fra il Pci emiliano e quello veneto sui fanghi a Marghera. Ognuna di queste lotte aprì varchi che portarono a un maggiore radicamento di una cultura “ambientalista”.
Rispetto all’ecologia, di fronte ai primi dati della realtà e ai crescenti fenomeni di inquinamento, Berlinguer non si limitò a essere uno zelante custode della soggettività comunista, ma in vari momenti cercò di scuoterla, di forzarne i caratteri e i comportamenti. Ha rappresentato e espresso la soggettività del comunismo italiano in modo profondo e intenso, ha iniziato a cogliere la novità ecologista, ha assunto laicamente il concetto politico di “liberazione” dal movimento femminista (nonostante rigidità del partito), ha avviato il Pci sulla strategia dell’alternativa.
Nella visione di Berlinguer l’austerità voleva essere una leva potente per cambiare in avanti e non all’indietro la società, il valore ideale che avrebbe dovuto ispirare la lotta agli sprechi, alle ingiustizie, ai parassitismi attraverso una colossale redistribuzione della ricchezza. Nel celebre discorso al Teatro Eliseo di Roma nel 1977, Berlinguer fece un esplicito cenno al confronto tra una società avviata alla decadenza e una società in ascesa, nella prima prevalevano ingiustizie, scialo e spreco; nella seconda anelito alla giustizia, parsimonia, idea di futuro. Gli spunti di riflessione culturale di Berlinguer non furono mai banali.
Un click qui consente di leggere l’intera comunicazione. (in pdf)
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