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Totò e Peppino… divisi a Berlino

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Screenshot proveniente dal film Totò e Peppino divisi a Berlino Di Lodewijk Vadacchino - Screenshot autoprodotto, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=934759
Ci si perdoni il titolo un po’ ironico e la citazione di una memorabile pellicola di due autentici pilastri della comicità nazionale, ma se guardiamo con gli occhi ironici dei due grandi attori, non possiamo non provare un senso di inadeguatezza…

Ci si perdoni il titolo un po’ ironico e la citazione di una memorabile pellicola di due autentici pilastri della comicità nazionale, ma se guardiamo con gli occhi ironici dei due grandi attori inconsapevolmente catapultati nelle malefatte naziste del mitico ammiraglio Canarinis (nella realtà Canaris), non possiamo non provare un senso di inadeguatezza nel capire lo stato delle cose nel nostro paese. Mentre il Governo Gentiloni vive le sue ultime settimane alle prese con Def, bilancio e stabilità dei conti e della ripresa, vissuto come un alieno che si ostina a non vedere e sentire, per fortuna aggiungiamo, quel che accade intorno, la politica e i suoi attori si agitano nell’agone preelettorale. Appare quasi certo, a meno di evoluzioni serotine, che si voterà in tarda primavera con il “rosatellum”, l’ultimo ellum scaturito dal parlamento. Dunque si potrebbe dire che mentre l’esecutivo fà i compiti previsti dalla Costituzione, la politica si attrezzi per proporre quello che vorrà fare dopo, quando il popolo si sarà espresso. In altri termini si sforzi di presentare linee d’azione, programmi credibili e snelli, dati di fatto e non parole.
Uno sguardo anche disattento ci restituisce una baraonda, un caos quasi cosmico! Le elezioni siciliane invece di dare qualche indicazione mostrano lo stato confusionale della politica mentre la magistratura facendo il suo lavoro “becca” in tutti i partiti e movimenti, personaggi di dubbio gusto, almeno per comportamenti passati e presenti. L’indubbia vittoria del centrodestra non appare tale se commisurata alla caotica realtà circostante. Ed anche all’interno risulta non sciolto il nodo dei nodi: quello della leadership. L’indubbia sconfitta del Pd renziano aggiunge qualche elemento mostrando come il big bang del partito sia ancora in corso e come abbiamo a volte sottolineato il comportamento dei leader e delle “truppe” sembra quello degli ignari passeggeri del Titanic! La parcellizzazione e i mille rivoli classici di questa area in perenne sindrome tafazziana, fanno il resto.
Non sta bene neppure il movimento di Grillo. I Cinquestelle hanno avuto un’indubbia anche loro affermazione in Sicilia, ma è una vittoria di Pirro, anzi la manifestazione evidente e plastica di quello che potrà accadere a livello nazionale. E quando Di Maio osserva che sotto il 40 per cento occorrerà ragionare con gli altri su punti specifici (alleanze abominio, come sempre) mostra la corda e il timore di vincere senza vincere! Un’apparente sicumera in sostanza apre la strada ad una pesante riflessione pentastellata (se mai ci sarà e sarà possibile) su cosa essere e cosa fare se si rimarrà un unicum senza altri collegamenti. Uno splendido isolamento improduttivo e alla lunga dannoso, a meno che il popolo italiano non dia indicazioni diverse una volta alle urne.
La condizione iniziale, dunque, la “divisione” tra gli amici Totò e Peppino in quel di Berlino, travolti da un insolito destino, ci torna simpaticamente utile per cercare di capire! Oltre la battuta, infatti è difficile comprendere chi siano gli amici e quanto siano amici di fronte agli avvenimenti!
Sono amici ma sino a un certo punto i leader del centrodestra. Berlusconi neppure parla di delfini o successori e lascia che a spiegarlo siano i suoi più stretti collaboratori: non  c’è alcun altro leader che l’ex cavaliere! Come a dire se la sua incompatibilità politica lo tiene fuori dalle Camere e dal Governo sarà lui a dare le carte e a decidere chi dovrà essere la sua “controfigura”! Difficile non avere questa chiara sensazione. Dal canto suo Salvini e la sua Lega di governo, con l’alleata Meloni sovranista, aspirano alla leadership ma sono anche consapevoli che sarà difficile vedere questa linea vincente alle urne. E dunque sono costretti a vivere di luce riflessa e a seguire loro malgrado l’eterno Berlusconi!
Per i cinquestelle, il silenzio evidente di guru e controguru sullo smacco siciliano la dice lunga sulla capacità reale del movimento di interpretare appieno la realtà italiana. I “cittadini” pentastellati sono cioè in affanno quando occorre divenire esponenti di una realtà istituzionale, al centro come in periferia. E la carica di diversità degli inizi comincia a latitare. L’unica chance è la protesta fine a se stessa, anche dentro le istituzioni, l’unica cosa nella quale abbiano dimostrato qualche specifica competenza.
Infine, veniamo al gran malato di questa stagione (gli altri lo sono ma non lo manifestano): il Pd. O meglio ancora la sinistra! Qui il mantra sembra essere : alleiamoci sì, ma senza di lui! Lui, naturalmente, è Renzi. Come a dire l’alleanza con il Pd prescinde da chi lo guida! Se non fosse dimostrazione di paranoia e follia liquida, saremmo ancora nel campo della normalità. Mentre al contrario siamo già nel regno del paranormale. Siamo in un paese nel quale le due più alte cariche dello Stato dopo il presidente, invece di attendere la fine della legislatura come sarebbe loro richiesto dal ruolo e dalla sua autorevolezza, stanno mani e piedi dentro il rimescolamento della sinistra e si esprimono anche loro contro “lui”. Un uso improprio del proprio peso per far pendere l’ago in direzione opposta e creare le premesse di un “nuovo” partito della sinistra che dovrebbe prescindere dal maggior partito presente nell’area! Commentare questo gorgo di presunzione, sicumera e altezzosa diversità appare inutile se non fosse per il piccolo particolare che così si rischia di lasciare il governo del paese nelle mani degli altri, quelli ai quali si vorrebbe sbarrare la strada ricreando le magnifiche sorti e progressive condannate dalla storia ma che sembrano ancora i paraocchi di questa parte della politica.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, ma neppure su quello orientale, e su nessun fronte dunque, ritornando a quella guerra fredda un po’ da ridere e un po’ da piangere da cui abbiamo preso spunto!

di Roberto Mostarda

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