Economia

Pensioni: i conti non tornano

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I contributi di chi lavora oggi servono a pagare le attuali pensioni, così come le future pensioni arriveranno da chi lavorerà in quel momento. Ma i contributi che incassa l’INPS non bastano, e devono essere abbondantemente integrati dallo stato, cioè dalle tasse. 

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La grande manifestazione sindacale indetta dalla Cgil il 2 dicembre ha lanciato lo slogan “I conti non tornano”. E’ forse lo slogan più condiviso che si sia mai data una manifestazione sindacale e di fatto nessuno lo contesta. I numeri parlano chiaro: 6 miliardi di disavanzo dell’INPS previsto per il 2017, una spesa pensionistica sovvenzionata per un terzo dalle casse dello stato, solo due terzi coperti dalle entrate contributive. In parole povere, l’Inps spende per pagare le pensioni quasi una volta e mezzo quello che incassa dai contribuenti, i lavoratori attivi.

Lo stato contribuisce con 107 miliardi di euro alla spesa previdenziale, 223 miliardi vengono dalle entrate contributive (dati Inps 2017). Ma non bastano, malgrado il pesante trasferimento pubblico. L’Inps quest’anno spende 6 miliardi più di quello che incassa da contributi e stato. Qualcuno ha addirittura ipotizzato la messa in fallimento dell’ente previdenziale pubblico italiano.

L’aumento dell’età pensionabile, un automatismo introdotto dal governo Monti, e la riforma Fornero che ha abolito le pensioni di anzianità, dovrebbero portare un risparmio circa 4 miliardi l’anno per i prossimi 20 anni, ma come è ormai evidente, non bastano ancora. Dai dati forniti dall’Inps risulta che malgrado tutte le riforme introdotte negli ultimi anni, come il passaggio al sistema contributivo e l’aumento dell’età pensionabile, l’intervento dello stato sulla spesa pensionistica continua ad aumentare.

I conti non tornano, sono tutti d’accordo. Molto meno d’accordo sono le varie parti in causa su come farli tornare. “Bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti d’età”, chiede la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Qui troviamo una inedita alleanza tra il sindacato di sinistra e le richieste dei partiti di destra. Matteo Salvini, il leader della Lega, ha recentemente ribadito la promessa elettorale di abolire la legge Fornero. Più cauta è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che pur considerando problematica la riforma Fornero, ritiene che non si possa “abolire integralmente”. Sono tuttavia richieste che casomai aumenterebbero la spesa pensionistica.

Da parte sua il governo risponde alla manifestazione del 2 dicembre per bocca di Marco Leonardi, consigliere per le questioni economiche di Palazzo Chigi: “Sulle pensioni il governo ha fatto quel che ha potuto.” Il Partito Democratico cerca di risaldare i rapporti con la Cgil, una delle poche organizzazioni radicata sul territorio, con tante sedi e circa 5 milioni e mezzo di iscritti. Al Pd e al primo ministro Gentiloni spetta l’ingrato compito di spiegare il vincolo che ci lega alle regole di bilancio, e difendere le scelte fatte in un momento di emergenza per l’Italia. Tornare indietro sulle pensioni potrebbe rimettere a repentaglio i rapporti del Paese con Bruxelles, in un momento di preoccupazione sul livello del debito pubblico.

Chi pagherà il crescente disavanzo dei conti pensionistici? E’ una domanda importante, ma a cui tutti sfuggono in questa fase pre-elettorale.

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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::2344::/cck::

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