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Dopo 30 anni il trattato sulle forze nucleari a medio raggio viene ricordato da Gorbachev con un allarmato ammonimento. Solo papa Francesco ha adottato la stessa fermezza nella condanna delle armi nucleari.
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L’8 dicembre sono passati 30 anni dalla firma del trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF). Quel trattato, che sancì la fine della guerra fredda e della escalation nucleare, non è mai stato così in pericolo come oggi. E’ quanto afferma uno dei due firmatari, il premio Nobel Michail Gorbachev, allora segretario generale sovietico. L’altro era il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
L’anniversario sembra essere stato ignorato dai leader politici e dai media. L’attuale tensione causata dai test missilistici in Corea del Nord e dall’atteggiamento bellicoso della Casa Bianca verso il regime di Kim Jong e l’Iran la fanno piuttosto temere una ripresa della corsa agli armamenti nucleari.
Gorbachev, che oggi ha 86 anni, sale alla ribalta per ammonire sul rischio di una terza guerra mondiale e lanciare un appello a tornare al tavolo dei negoziati e scongiurare una guerra atomica che cancellerebbe la civiltà umana dalla terra.
“Il crollo del trattato (INF) avrebbe conseguenze molto pesanti“, ha dichiarato Gorbachev in occasione della ricorrenza dell’8 dicembre, “sia conseguenze dirette, con lo schieramento di missili ai confini della Russia e dei paesi europei, sia conseguenze collaterali“.
“Sono fiducioso, ha proseguito Gorbachev, che se ricevono un impulso da entrambi i presidenti (di USA e Russia, ndr) i militari e i diplomatici possono risolvere i problemi tecnici. La cosa più importante è che il trattato funga da base della stabilità strategica e non debba, in nessuna circostanza, essere sacrificato a causa di qualche congiuntura politica“.
Gorbachev, quale presidente onorario del New Policy Forum, era intervento al Symposium sul cambiamento climatico organizzato dalla Fondazione Italiani all’inizio di maggio, con queste parole: “Il nostro Pianeta è minacciato da due pericoli: Il primo: l’arma nucleare e la nuova corsa agli armamenti. Il secondo: il cambiamento climatico globale.”
Recentemente anche papa Francesco si è schierato con fermezza sull’urgenza del disarmo nucleare. Il 2 dicembre, parlando con i giornalisti, he evidenziato i cambiamenti rispetto ai tempi in cui papa Giovanni Paolo II riteneva moralmente accettabile la deterrenza nucleare: “La crescita dell’armamento nucleare ci ha portati al limite della liceità.”
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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::2359::/cck::