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Il testamento biologico è legge

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Dopo otto mesi di animati scontri in parlamento, passa la legge che regola la scelta del paziente sui trattamenti sanitari di fine vita. 

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Il Senato italiano ha approvato il 14 dicembre 2017 una legge che autorizza le ultime volontà in materia di trattamenti medici di fine-vita, il cosiddetto testamento biologico: i pazienti potranno scegliere in anticipo se vogliono essere tenuti in vita con dei trattamenti di rianimazione come la nutrizione artificiale, l’idratazione e la respirazione artificiale. Si tratta di una decisione importante che segue anni di lotte politiche, otto mesi di animate discussioni in parlamento e forti tensioni all’interno della maggioranza tra Pd e centristi.

I malati potranno con il testamento biologico scegliere se accettare o rifiutare determinate forme di terapia. La procedura prevede la redazione delle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento), un documento che designa anche la persona che potrà decidere se sospendere la nutrizione e l’idratazione artificiale, nel caso che il paziente non sia più in grado di esprimere la sua volontà. L’articolo 1 della legge Stabilisce che “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata”.

Una nuova legge che regolasse la scelta terapeutica nel fine vita era divenuta necessaria non tanto per il cambiamento della morale o della secolarizzazione della società, quanto per i progressi della medicina, che consentono di mantenere il malato in vita anche quando gli organi vitali sono compromessi al punto di non funzionare più.

Mentre gli ambienti conservatori di fede cattolica si sono sempre opposti al testamento biologico, un inatteso aiuto ai promotori della legge era venuto dal Papa Francesco. Al meeting regionale europeo della World Medical Association tenutosi a novembre in Vaticano, aveva chiarito che “evitare l’accanimento terapeutico non è eutanasia. Lecito sospendere cure sproporzionate” e aveva messo in guardia “dalla tentazione di insistere con trattamenti che non giovano al malato”.

La legge, come avviene sempre, arriva in ritardo rispetto agli sviluppi della società. E’ già da tempo prassi informale l’evitare l’accanimento terapeutico sui malati terminali all’ultimo stadio. Spesso i medici di ospedali e cliniche acconsentono che i pazienti terminali che lo desiderano, possano tornare nella loro casa per morire, dove ovviamente la possibilità di trattamenti sanitari intensivi nel caso di un improvviso peggioramento non sono possibili. Tuttavia questa prassi era sottoposto alla discrezione dei medici e dei familiari e non regolata da una legge.

Il biotestamento viene visto dai promotori come una grande conquista civile, alla pari delle leggi sul divorzio,  sull’aborto, sulle unioni civili, anche queste sempre osteggiate dagli ambienti conservatori e dal mondo cattolico. L’altra grande battaglia sui diritti civili attualmente in atto, lo ius-soli, vede schieramenti diversi, perché il mondo cattolico è diviso, mentre le diffidenze attraversano un po’ tutti i maggiori orientamenti politici.

L’Italia fa un passo avanti nel cambiare la normativa che regola la complessa e controversa questione della fine vita. A differenza di diversi paesi europei, in Italia è ancora vietata e perseguibile penalmente l’eutanasia, ossia il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. L’eutanasia è oggi ammessa in Svizzera, Spagna, Belgio, Svezia, Olanda, Lussemburgo, e in forme più restrittive in Germania, Francia e Gran Bretagna.

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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::2369::/cck::

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