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La Casa di cura dell’anima

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Continua il viaggio di Ferdinand nella Casa di cura dell’anima in Valsugana

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Ormai Ferdinand aveva accettato di completare quell’esperienza e, anche se un po’ scettico, si preparò con spirito positivo alla terza parte della cura. La più importante: quella dell’anima. Non sapeva neanche lui perché si trovasse a quel punto. Aveva sentito di quella Casa di Salute e vi si era avvicinato con entusiasmo, ma, come  spesso succede al momento finale, iniziava ad avere dei dubbi.

«Avanti Ferdinand!»

Il tono del dr Gasperin non ammetteva repliche e lo riportò subito al lavoro.

«Allora, ecco la fase finale del tuo percorso!» «Si completa in sei esercizi, questo è il primo. Devi fissare questo oggetto e non pensare a nient’altro che a quello per venti minuti, disse mettendogli in mano un bicchiere di argento».

«Come?»

«Sì, hai capito bene Ferdinand, devi solo guardare questo bicchiere e ascoltare ciò che il tuo cuore e la tua mente ti dicono di esso».

Lui prese in mano il bicchiere ed iniziò ad osservarlo. Si trattava di un vecchio bicchiere di argento e di forgia antica. Alto abbastanza, ovale, evidentemente usato da molto tempo. Si potevano vedere i segni del tempo dalle screpolature, dai graffi, dalla opacità superficiale.

Piano piano, superata la sua perplessità iniziale continuò ad osservarlo ed iniziò a notare delle altre cose. Riusciva adesso a visualizzare dei particolari, quali la fattura, l’incredibile armonia della sua geometria, la perfetta bilanciatura fra altezza e larghezza, i più piccoli dettagli della sua realizzazione.

«Ma è incredibile cosa si può osservare in questo oggetto!»

«Continua Ferdinand», lo incitava il dr Gasperin alle sue spalle.

E lui continuò ad osservare il suo bicchiere e dopo un po’ di tempo iniziò a vedere le persone che vi avevano bevuto, quali vini vi erano passati dentro, quali labbra vi si erano poggiate per assaporarli. Non solo! Anche gli artigiani che avevano lavorato per realizzare quel bicchiere, la loro maestria, i loro sacrifici, la loro fatica, la loro dedizione al compito al quale erano chiamati. Non solo, piano piano, risaliva ai minatori che avevano scavato le miniere dalle quali avevano con immani sacrifici tirato fuori l’argento con il quale era stato costruito poi quel bicchiere. Ed addirittura lentamente, ma indistintamente, i processi vulcanici che in epoche remote avevano portato quel metallo in quel posto della terra.

«Va bene per oggi!»

La voce del dr Gasperin lo riportò improvvisamente alla realtà e lui, non sapendo se avesse sognato o meno, se ne ritornò in camera un po’ frastornato… Chissà cosa mi aspetta domani, si disse portandosi a letto.

 

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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::2389::/cck::

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