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La crescita esponenziale dei viaggi turistici minaccia di rovinare i posti più belli del mondo. Per evitare la limitazione classista della barriera economica, Roberto Savio propone un piccolo esame culturale da passare prima del viaggio turistico.
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Quest’anno avremo 3 milioni di turisti al giorno che girano per il mondo. Questo massiccio fenomeno non ha precedenti nella storia umana e sta accadendo (come al solito), con una sola considerazione in mente: il denaro. Dovremmo fermarci e dare un’occhiata al suo impatto sociale, culturale e ambientale e adottare misure correttive, perché le cose, se lasciate così come sono, stanno diventando seriamente negative.
C’è un chiaro conflitto tra coloro che vivono del turismo e coloro che hanno altri lavori. A Barcellona i residenti organizzano manifestazioni contro il turismo di massa. Venezia diventerà una città fantasma, come il villaggio medievale di Mont Saint Michel Normandia, affollato da migliaia di visitatori per vedere la famosa alta marea. Di notte dormono lì solo 42 persone.
Ciò che impressiona è la velocità del fenomeno. Nel 1950 il numero totale di turisti era di 25 milioni, due terzi viaggiavano in Europa, le Americhe accoglievanoil 29,8% dei turisti, l’Africa solo il 2%% e il Medio Oriente lo 0,8%, come l’Asia e il Pacifico. 66 anni dopo il numero di turisti è salito a 1,2 miliardi, l’Europa è scesa al 50%, le Americhe al 16,6%, l’Africa al 4,5%, il Medio Oriente al 4,7%. E l’Asia-Pacifico? Ora è al 24,2%.
Ancora più impressionante è guardare oltre – al 2030, per il quale disponiamo delle previsioni dell’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite (UNWTO). In breve tempo saliremo a 1,8 miliardi: 5 milioni di turisti ogni giorno. L’Europa è di nuovo in calo, al 41%, le Americhe al 14%, l’Asia al 30%, l’Africa al 7% e il Medio Oriente all’8%. Un mondo totalmente invertito rispetto al 1950.
Il turismo è già oggi il più grande datore di lavoro nel mondo: 1 persona ogni 11. La Cina ha superato gli Stati Uniti nella nazionalità dei turisti. Nel 2016 i cinesi hanno speso 261 miliardi di dollari e nel 2020 spenderanno 429 miliardi.
L’UNWTO sottolinea che nel 2025 la Cina avrà 92,6 milioni di famiglie con un reddito tra 20.000 e 30.000 dollari all’anno; 63 milioni con un reddito tra 35.000 e 70.000 dollari all’anno; e 21,3 milioni, con un reddito tra 70.000 e 130.000 dollari. Si prevede che gran parte di essi viaggerà e spenderà denaro. Quante persone parlano cinese e sanno qualcosa delle loro idiosincrasie?
Ma è totalmente assente in questo dibattito qualsiasi altra considerazione diversa dal denaro. Ad esempio, gran parte dei posti di lavoro è di fatto solo stagionale e mal retribuita. La maggior parte del denaro non rimane nel luogo in cui viene speso, ma torna alle grandi aziende e a fornitori di cibo importato per soddisfare le abitudini del turista.
Si calcola che nei Caraibi il 70% torna agli Stati Uniti e al Canada. La cultura e le tradizioni sono influenzate dagli stranieri. La cultura e le tradizioni locali diventano solo uno spettacolo di intrattenimento e possono perdere radici. Gli hotel sono costruiti nei luoghi più belli solo per il turismo, provocando il degrado dell’habitat e la natura.
I prezzi nei negozi locali aumentano, perché i turisti sono spesso più ricchi della popolazione locale. È sufficiente andare in una città fuori dai circuiti turistici per vedere la differenza. In effetti, ora c’è una crescente ricerca di luoghi “intatti”, diversi dai “luoghi turistici”. I ristoranti turistici sono diventati sinonimo di cibo scadente e prezzi alti. Un luogo turistico è quello che ha perso la sua identità per conformarsi alle esigenze dei turisti. C’è stata la proliferazione di Mc Donald, Pizza Huts e altri fast food, spesso nelle zone più belle della città. Questo spinse Carlo Petrini ad fondare a Bra, un vecchio villaggio con tradizione gastronomica in Piemonte, un movimento chiamato Slow Food. Il movimento difende la freschezza della materie prima, che deve essere locale, preservando la cucina originale e tradizionale e difendendo i prodotti locali dalla continua omogeneizzazione. Ora ha oltre 100.000 membri in 150 paesi che difendono l’identità contro la globalizzazione.
È spaventoso pensare a cosa succederà quando nel 2020 non così lontano, 100 milioni di cinesi viaggeranno in tutto il mondo, con l’Europa come prima destinazione. Chiunque ha avuto un ospite cinese (o di un’altra cultura), sa quanto sia difficile per lui capire quello che vede.
Parlare degli impatti negativi del turismo apre inevitabilmente la questione del classismo. Più sei colto, più puoi ottenere dai tuoi viaggi. Ciò significa che solo le persone colte dovrebbero viaggiare? Fino alla seconda guerra mondiale colto significava anche benestante: oggi i due concetti si sono divisi. Il turismo non è un modo per arricchire ed educare? Dovrebbe quindi essere uno strumento importante per i meno colti.
Non penso che ci sia una risposta facile a questo problema. Quello che so, è che solo una piccola minoranza di coloro che visitano la Cappella Sistina in Vaticano, o il Palazzo del Potala a Lhasa, o la valle dei re in Egitto, hanno un libro nelle loro mani, comprato per prepararsi . Dipendono dalle loro guide turistiche, che confessano di non provare nemmeno a insegnare, ma solo a mostrare ciò che i loro turisti possono capire. Quando sei nella Cappella Sistina non riesci quasi a muoverti, mentre i custodi cercano di spostare le persone, per creare spazio per la fila di visitatori in attesa. In quella folla ci sono alcune persone che possono distinguere Michelangelo da Matisse, e sicuramente trarrebbero vantaggio da un po’ di tempo in più, mentre per gli altri è irrilevante.
È chiaro che non possiamo lasciare vagare 1,8 miliardi di persone nel mondo senza introdurre alcune norme globali su come limitare gli aspetti negativi del turismo e metterlo in relazione non solo al denaro, ma all’istruzione, alla cultura e allo sviluppo personale.
Entrare in contatto con culture, civiltà, alimenti, abitudini e realtà diverse non dovrebbe essere un’opportunità lasciata solo al guadagno. E’ un paradosso che stiamo combattendo contro gli immigrati, a causa delle diverse culture, ma accettiamo volentieri le stesse persone se vengono come turisti e non come rifugiati. L’altro paradosso sono i due mondi paralleli che coesistono: uno reale, fatto di povertà e violenza che leggiamo sui giornali; e un altro, nello stesso posto, che esiste solo per i turisti: spiagge bellissime, natura meravigliosa e hotel fantastici.
Da qualche tempo si può visitare il Vaticano dopo la sua chiusura, con una modica cifra di 100 Euro a persona, in gruppi piccoli e silenziosi. Il futuro del turismo sarà su due binari, dove il denaro sarà il fattore di divisione?
La proposta
È ovvio che dovremmo collegare il turismo all’istruzione e alla cultura. La proposta è semplicemente quella di chiedere ad ogni turista, quando compera un tour, un biglietto aereo o chiede un visto, di comprare e leggere un libro molto semplice e schematico su ciò che lui o lei sta andando a visitare, e può essere letto e capito in non più di 10 ore.
Si creerà una piccola commissione formata da un insegnante di storia, uno di geografia e uno di arte, in ogni piccola o grande città, dove ora vive la grande maggioranza della popolazione. In tutte ci sono scuole con questi studi. Conducono un piccolo esame e fanno pagare una piccola tassa per un certificato, per giustificare il loro lavoro extra.
I turisti possono scegliere di andare alla commissione o no. Poche domande estremamente semplici come: quale è la capitale dei paesi che visiterai? Il Paese è indipendente? È una monarchia o una repubblica? Come fa i suoi soldi? I sui monumenti e le opere d’arte hanno avuto periodi diversi nella storia? La commissione darebbe due certificati. Il primo darebbe accesso a musei e monumenti per le prime due ore del giorno e solo quelli con il certificato potrebbero quindi entrare. Dopo quelle due ore, tutti con i due certificati possono accedere. Ma ciò consentirebbe a coloro che possono comprendere e arricchirsi, di avere un po’ di tempo di pace e tranquillità.
Questo creerebbe due percorsi del turismo indipendenti dal denaro, e potrebbe generare uno stimolo ai turisti, che dedicherebbero un po’ di tempo a prepararsi al viaggio. Ho chiesto a un ex direttore generale dell’UNESCO cosa pensava di una simile proposta. La sua risposta è stata: è una grande idea, ma dov’è la volontà politica di sostenere questa idea o un qualsiasi accordo internazionale di questo tipo?
* Roberto Savio è un giornalista italo-argentino. Co-fondatore ed ex direttore generale di Inter Press Service (IPS). Negli ultimi anni ha anche fondato Other News, un servizio che fornisce “informazioni che i mercati rimuovono.”
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::autore_::di Roberto Savio*::/autore_:: ::cck::2415::/cck::