Scienza

Dio è un hacker?

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Da qualche anno, tra fisici e filosofi, si sta facendo largo un dubbio riguardo la nostra esistenza e quella dell’universo. L’ipotesi che si sta diffondendo è che siano state generate da un software che gira sul computer di qualcun altro.

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Circa due anni fa, fisici e filosofi si sono riuniti a New York per tentare di rispondere ad una domanda quanto meno imbarazzante: noi e l’universo siamo delle semplici simulazioni su un gigantesco computer?

Il ‘chairman’ di questo dibattito, Neil de Grasse Tyson un astrofisico statunitense, ha sostenuto che con una probabilità del 50% la nostra esistenza e l’esistenza dell’universo in toto non sia altro che il prodotto di un software che gira sul computer di qualcun altro. Messa in questi termini la questione non può che far sorridere ed inorridire allo stesso tempo. Immaginare di essere un programma scritto su un DVD è quanto meno imbarazzante, ma molti scienziati cominciano a sospettare che potrebbe essere davvero così.

Neil de Grasse Tyson ha un argomento secondo lui convincente: tra noi ed una scimmia antropomorfa non esistono grosse differenze in termini di DNA, anzi, condividiamo quasi il 99% del materiale genetico, eppure il divario intellettuale è enorme. Potrebbe esistere da qualche parte un’intelligenza talmente superiore con un DNA ben più evoluto, da farci sembrare al suo cospetto dei semplici scimpanzé o anche peggio.

Questa intelligenza avrebbe potuto creare noi ed il nostro universo semplicemente per scopi prettamente ludici o addirittura potremmo essere il prodotto di qualche tesi di laurea di una università situata in chissà quale universo parallelo. Gli scettici non sono pochi, ma le loro argomentazioni sono plausibili almeno quanto quelle dei sostenitori di questa apparentemente bizzarra teoria.

Prove che le cose stiano veramente così non ce ne sono, ma come diceva Einstein, l’assenza di una prova non è la prova di un’assenza. Secondo alcuni filosofi, questo problema potrebbe appartenere alla categoria dei problemi logici cosiddetti ‘indecidibili’, ossia domande alle quali è logicamente impossibile dare una risposta affermativa o negativa.

Negli anni ’60, un matematico inglese, John Horton Conway, famoso per aver inventato tra le altre cose i cosiddetti ‘numeri surreali’ ha inventato un gioco in cui l’evoluzione di una vita artificiale viene simulata al computer. Ovviamente i cosiddetti automi cellulari di Conway non hanno coscienza, ma un algoritmo più complesso potrebbe simulare anche quella. D’altro canto che cosa sia la coscienza non è ancora chiaro.

Filosofi, fisici e neurobiologi non sanno ancora dare della coscienza una definizione appropriata non ostante decenni di elucubrazioni e ricerche.

Secondo alcuni, la coscienza sarebbe una questione di software, mentre secondo altri, come il fisico Roger Penrose, potrebbe essere invece tutt’altro. Una cosa è certa: l’Universo sembra essere fatto ad hoc per la vita. Sarebbe bastata un’impercettibile variazione delle costanti fondamentali perché non sarebbe mai potuta nascere. Come disse il grande fisico teorico Freeman Dyson, l’universo stava aspettando la vita. E’ come se qualcuno avesse progettato tutto per farla nascere qui e così come la conosciamo.

Le religioni monoteiste affermano che tutto ciò che costituisce la realtà oggettiva, noi compresi è stato creato da Dio, ma non è escluso che noi possiamo essere il prodotto di esseri che hanno creato una simulazione di cui facciamo parte.

D’altro canto noi dopo appena pochi decenni di informatica siamo in grado di simulare universi al computer anche se molto semplici e non è escluso che in futuro si possa creare una simulazione di oggetti viventi ben più sofisticata di quella di Conway.

Nel 1981 un matematico statunitense, Hilary Putnam propose un esperimento mentale.

Supponiamo che uno scienziato malvagio esporti un cervello umano dalla scatola cranica del suo legittimo proprietario e lo ponga in una vasca da bagno piena di una soluzione in grado di tenerlo in vita. Supponiamo anche che le sue terminazioni nervose siano collegate ad un computer in grado di simulare i cinque sensi e l’attività motoria. Il povero essere crederebbe di vedere, sentire e toccare, ma tutte queste percezioni sarebbero simulate.

Non esistono quindi ostacoli di principio al fatto che tutto l’universo noi compresi potremmo essere il frutto di una super simulazione di una super intelligenza in un super computer.

Il Creatore della genesi biblica potrebbe quindi essere semplicemente un adolescente hacker che per divertimento ha creato questo software.

A questo punto sorge spontanea una domanda: che cosa succede se il software ha un baco e la simulazione si interrompe bruscamente?

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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::2444::/cck::

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