Economia

Cassandra exit poll

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La situazione post elezione è preoccupante e si prefigurano scenari complessi e apocalittici, con la reazione dei mercati e innalzamenti degli spread.

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Neanche il tempo di assestare gli usuali colpi bassi tra i contendenti degli schieramenti politici che arrivano puntuali i rimbrotti dell’establishment europeo, con il presidente della commissione Juncker che si dimostra preoccupato per il possibile esito delle elezioni italiane, prefigurando scenari complessi e apocalittici, con la reazione dei mercati e innalzamenti degli spread.

Al di là delle opportune considerazioni sulle elezioni democratiche di un paese, almeno sulla carta “sovrano”, le “Cassandrate” sono ormai una consuetudine che si ripete ogni qualvolta ci sia un qualche evento denominato democratico, quale un referendum o delle elezioni politiche, come se la pianificazione di un percorso sia per “divinazione” già stata scelta da alcuni, di nascosto da molti.

Peccato che nei casi più famosi, come per la Brexit o il referendum sulla Costituzione italiana, nessuna delle profetiche avversità si sia realmente avverata, consentendo ai più attenti di andare a scovare i motivi delle “raccomandazioni” di origine europea, oltre il ragionevole dubbio della fratellanza dei popoli.

Grafico Confindustria (fonte Twitter)

Per ritornare agli spread o disastri acclamati (vedi tabella), è ormai concordato che la Banca Centrale Europea, istituto indipendente che manovra la politica monetaria dei paesi dell’euro, ha pieno potere di salvaguardare e garantire i debiti pubblici dei paesi membri, così come ha dimostrato di fare nel giugno del 2012 quando il governatore Mario Draghi, con il famoso “whatever it takes”, garantì la tenuta dell’euro e dei debiti sovrani, così come ha condannato la Grecia con la chiusura degli sportelli, previa autorizzazione ai piani di “salvataggio”, concordati nelle sedi di Bruxelles.

Per comprendere al meglio quali saranno le future mosse della Bce è importante ricordare che al timone non sempre ci sarà l’italiano Mario Draghi, in scadenza di mandato nel 2019, ma un’impostazione maggiormente filo tedesca, con il banchiere Weidmann tra i candidati più probabili.

Le cronache da Bruxelles riportano di stesure di punti cardine per arrivare alla garanzia bancaria europea che porterebbe a una maggiore integrazione del sistema bancario.

Purtroppo tutte le misure al vaglio della commissione sembrano fatte appositamente per mettere a disagio il nostro paese, ancora alle prese con le difficoltà per le banche, cariche di Npl (crediti inesigibili), e una buona fetta di Btp nello stato patrimoniale.

Un eventuale e ulteriore shock finanziario metterebbe il nostro paese in condizioni di instabilità, soprattutto in assenza di politiche monetarie e fiscali percorribili e in mancanza di una Banca d’Italia sovrana e autonoma.

I tentativi di criminalizzare un sistema-paese come l’Italia, che con una propria moneta è arrivata ad essere la quarta potenza industriale del pianeta e a detenere il secondo risparmio privato al mondo, sono l’ossimoro del linguaggio dei potenti, che si tramuta in un più Europa, a colpi di nuove imposte di successione e nuovi tagli al sistema sociale, unico baluardo per riequilibrare i conti, evitando le tagliole dei prestiti del Fondo salva-Stati.

Nella storia dell’umanità nessuna unione monetaria è sopravvissuta tra popoli e nazionalità diverse e la storia offre sempre le chiavi del sapere.

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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::2496::/cck::

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