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La 30enne Angela Mazzola operativa alla Sezione Antirapina e s’imbatte nel “delitto della parruccaia di via Amari” mentre è impegnata anche in faccende di contrabbando di sigarette e di rapine in farmacia.
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Autore: Pagine: Pag. 248 |
Palermo. Ottobre 2016. La 30enne Angela Mazzola, infanzia non ricca a Borgo Nuovo, diploma scientifico e leva completati in collegio e con lavoretti vari, lunghi capelli ondulati color rame, viso aggraziato, corpo slanciato (verso il metro e settanta) e muscoloso (per palestra occasionale e corsette mattutine), curve notevoli da “gran figa” (a detta dei colleghi), rockettara (grazie al fratello), gira col motorino Liberty 200 o con l’auto di servizio, operativa alla Sezione Antirapina. Da appena quindici giorni vive sola in una piccola specie di attico di due stanze con vista sul mare e terrazza personale, al quartiere Acquasanta, una delle borgate marinare della città. Se la gode, sorseggia Inzolia ben fresco sulle note del Boss, fa finta di essere ossequiata e ascoltata dal maggiordomo Gianpi, sfoglia il giornale e s’imbatte nel “delitto della parruccaia di via Amari”, avvenuto sette mesi prima e insoluto. Rosellina, una sua simpatica compagna di scuola, è nipote della vittima Anna Fundarò e protesta sui ritardi della polizia. Conosce già anche l’autrice dell’intervista su “Repubblica”, Sandra Passafiume, incontrata al corso di degustazione. La parruccaia svolgeva una funzione preziosa e apprezzata per malati oncologici, transessuali, salotti mondani, mondo dello spettacolo. Angela sente entrambe le amiche e inevitabilmente s’impiccia del caso, anche perché il giovane collega Santo Iovino è appena passato alla Omicidi e le fornisce qualche ulteriore particolare in una sera in cui le porta e le cucina un bel chilo di vongole veraci, e lei accetta di concedersi uno “svago”, comunque mandandolo via alle tre di notte. Angela ha da seguire anche faccende di contrabbando di sigarette e di rapine in farmacia, tuttavia s’intestardisce, rischia la carriera e aiuta tutti a fare una certa giustizia.
L’ottimo giornalista (ora in pensione dalla Rai) e scrittore Gian Mauro Costa (Palermo, 1952) abbandona il personaggio seriale del mite elettrotecnico Enzo Baiamonte (che, diversamente giovane, ci ha lietamente accompagnato alla Zisa negli ultimi 7-8 anni) e propone un nuovo riuscito affascinante personaggio femminile. La narrazione è in terza fissa sulla fresca poliziotta al passato, con notevoli acume e cultura, begli intensi dialoghi (anche fra sé e sé), tanta magnifica Palermo (non sempre poetica, come noto), e raramente qualche frase più didascalica (giornalistica). Interessante il mondo delle parrucche (e, in fondo, quello delle “pillole”). Il titolo fa riferimento al commento perpetuo della zia Giuseppina, l’una o l’altra: “ogni giorno il Signoruzzo gioca con la moneta a stella e croce con ognuno di noi… La stella è quella della nascita, la croce quella della morte”. Alla fine, simpaticamente, Angela finirà per dare a una cucciola di labrador proprio il benaugurante nome di “Stella”. Resta la curiosità di reincontrare presto sia Angela che i vari personaggi ben tratteggiati, amiche e colleghi. Eventuali serate da single possono trascorrersi al Nautoscopio. Con il vino siciliano si degusta di continuo, anche il fruttato Viognier, il Cuddia della Ginestra (o Kuddia), i rossi Perricone e Syrah; Franciacorta solo per brindisi sensuali. Incontriamo anche tanta buona musica, la passione si concentra soprattutto sulla grande voce blues di Beth Hart (senza dimenticare Fiorella Mannoia e Pearl Jam, dipende da personaggi e contesto).
v.c.
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