Cultura

L’Enigma dei Rosacroce

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Dietro al nome Rosacroce si nascondeva nel XVII secolo una società segreta: tra esoterismo e spiritualità l’ordine rosacrociano rimane tuttora avvolto nel mistero.

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Circa quattrocento anni fa, una mattina di Agosto del 1623, Parigi si svegliò con una sorpresa: su alcuni muri erano affissi dei manifesti dai contenuti quanto meno bizzarri e in un certo senso rivoluzionari, almeno per la mentalità dell’epoca. Vi era scritto che coloro che li avevano affissi appartenevano ad una misteriosa confraternita il cui scopo era quello di insegnare agli uomini ‘la perfetta conoscenza dell’Altissimo’. Affermavano inoltre che chiunque volesse entrare in contatto con loro non doveva cercarli, ma sarebbe stato da essi cercato. Dal momento che costoro si vantavano di conoscere i pensieri altrui e di poter parlare tutte le lingue, non avrebbero avuto difficoltà a trovare chi avessero ritenuto degno di essere cooptato nella confraternita. 

Ma chi erano gli appartenenti a questa fantomatica società segreta? Affermavano di essere dei Rosacroce, ma a quattro secoli di distanza da quel tiepido mattino estivo, l’enigma su chi fossero e che cosa realmente predicassero non è ancora stato chiarito. Anzi, di più: non sappiamo nemmeno se la setta dei Rosacroce sia mai esistita e quindi se siano mai esistiti i suoi adepti. Ancora oggi c’è chi sostiene che in realtà i suoi membri fossero nient’altro che una congrega di burloni. 

I manifesti di Parigi non furono i primi documenti scritti da questa società. Nel 1614 a Kassel in Germania comparvero dei libretti: la ‘Fama fraternitatis’ e subito dopo la ‘Confessio fraternitatis’. Nel 1616 fu data alle stampe, sempre in Germania, quella che è diventata in qualche modo l’opera simbolica del movimento rosacrociano: ‘Le nozze chimiche del barone Christian RosenKreutz’. Libretto dal contenuto indecifrabile narrava di un viaggio effettuato in sette giorni da un tale Christian Rosenkreutz per recarsi ad un misterioso castello pieno di segreti straordinari in cui avrebbe assistito alle nozze del re e della regina.

Il libretto era di chiaro stile allegorico. Il re e la regina potrebbero essere interpretati da un punto di vista alchemico come lo sposo e la sposa che costituiscono il ‘rebis’ della grande opera alchemica, il matrimonio dello zolfo con il mercurio, ma questa è soltanto una possibile interpretazione in chiave esoterica. Gli appartenenti alla confraternita sostenevano di voler cambiare il mondo e di rivolgersi ai sapienti e sovrani dell’Europa perché collaborassero in quest’opera di rinnovamento universale.

Le nozze descritte dal libercolo sono, sempre se consideriamo valida l’interpretazione esoterica, l’unione del maschile e del femminile alchemico, principio ben noto al taoismo cinese in cui Yin e Yang si fondono per formare l’unità del tutto e questo lascia pensare che un certo tipo di conoscenza superiore fosse diffusa a livello planetario dalla notte dei tempi. Si sostenne all’epoca che le Nozze’ sarebbero state scritte da Johannes Valentin Andreae, un teologo protestante tedesco, il quale, accusato di esserne l’autore, si difese affermando che in realtà il contenuto dell’opera era di tipo mistico e non alchemico e che la famigerata confraternita non era mai esistita. Diceva la verità? Non lo sappiamo. Quel che è certo è che il pensiero dei Rosacroce ha entusiasmato molte fervide menti ed incuriosito chiunque abbia letto i loro manifesti.

Secondo alcuni studiosi il pensiero rosacrociano circolava in Europa da molto tempo prima dei manifesti di Kassel e di Parigi. Alcuni fanno risalire la loro visione del mondo addirittura ai Templari e qualcuno afferma addirittura che la setta dei ‘Fedeli d’amore’ di cui facevano parte Dante Alighieri, Guido Cavalcanti e probabilmente Lapo Gianni fosse rosacrociana ante litteram. Dalla pubblicazione dei manifesti di Parigi molti hanno dichiarato di essere rosacrociani.

Molti libri sono stati scritti sul tema e ultimamente anche il cinema ha fatto la sua parte. Nel 1842, Edward Bulwer Litton scrisse un romanzo dal titolo ‘Zanoni’ di chiaro stampo rosacrociano che tra l’altro ispirò Dickens nel suo ‘Due città’. L’autore possedeva chiaramente una vastissima cultura e molti storici lo ritengono un rosacrociano. Oggi esistono numerose associazioni internazionali che si definiscono eredi della sapienza della confraternita, ma come sostiene Umberto Eco, affermare di essere un Rosacroce è una contraddizione in termini in quanto per sua stessa natura la società è segreta e nessun membro ne può rivelare l’appartenenza. Un altro aspetto molto indagato è il possibile legame tra Massoneria a Rosacroce, ma anche qui ci si muove in un vero e proprio banco di nebbia. La conclusione è quindi ovvia: ammesso che esistano questi signori, chi siano realmente, che ruolo abbiano avuto nella storia recente, quale ne continuino ad avere e quale scopo ultimo si prefiggano non è dato sapere, per lo meno non alla gente comune. Resta il fatto che il mistero della loro confraternita è uno dei più affascinanti della storia.

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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::2562::/cck::

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