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Oggi, con la pubblicità sempre più assillante, è un po’ come entrare nel ‘Paese dei Balocchi’ dove ogni desiderio si può realizzare perché tutto è sempre superscontato e con grandi occasioni irripetibili…
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Oggi, con la pubblicità sempre più assillante, è un po’ come entrare nel ‘Paese dei Balocchi’ dove ogni desiderio si può realizzare perché tutto è sempre superscontato e con grandi occasioni irripetibili, salvo riproporle sistematicamente ogni settimana, così, con pochi soldi, ma con infinite rate, si può avere l’oggetto del desiderio che altrimenti sarebbe stato inarrivabile.
Se nel mondo cosiddetto reale viviamo di super sconti, nel mondo virtuale, dei computer, viviamo addirittura in quello del “tutto gratis” ora e sempre.
Chi ancora acquista, ad esempio, i giornali di carta quando con un click li possiamo leggere gratis via on line? Perché comprare musica quando sulla rete ci sono migliaia di offerte musicali gratis, lo stesso vale per i film o per i libri da scaricare, poter organizzare un viaggio saltando i costi di agenzia e si potrebbe continuare all’infinito godendo tutto ciò che ci piace assolutamente gratis.
E se proprio vogliamo comprare qualcosa non servono poi tanti soldi in tasca, si può sempre acquistare on line dove qualsiasi merce costerà sempre di meno del vostro negozio, con la comodità che te lo portano direttamente a casa senza lo sforzo di uscire, di parcheggiare l’auto o di prendere i mezzi pubblici.
Bello certamente, ma come mi raccontava un amico libraio, ora purtroppo fallito proprio per le vendite on line, i clienti entravano in negozio, sfogliavano i libri che interessavano e poi uscivano senza comprare, ma una volta a casa cliccavano su internet e lo acquistavano scontato.
“È il mercato bellezza”, sembra dire la voce della modernità, per riflesso, intanto, grazie al mondo del “gratis e del super scontato” in breve tempo hanno chiuso tanti piccoli o grandi negozi alimentando, se non si pongono delle regole precise, alla inevitabile crisi economica con una disoccupazione devastante che prima o poi colpirà tutti indistintamente.
Insomma, gratis sarà pure bello, ma comincia ad avere un prezzo perché il concetto del tutto gratis non riguarda solo i beni materiali, ma anche quelli impalpabili come la cultura.
Questa parola, come dice la sua etimologia latina, deriva da coltivare, dunque un lavoro lento, dove occorre tempo e fatica per poter raccogliere i frutti, oggi, invece, si pretende tutto e subito e così anche per il sapere, o presunto tale. Si accede senza alcuna preparazione a Wikipedia ed a tutto lo scibile umano senza avere, però, la capacità spesso di comprensione e di saper verificare le fonti o leggere tesi contrapposte.
Oggi tutto, invece, viene semplificato, banalizzato, sintetizzato, pensando così di dare più informazione; di una poesia si può prendere un verso solo o basta una citazione per riassumere un intero volume. Chi ci rimette non è solo la cultura come bene astratto, ma la nostra libertà di pensiero, di conoscenza e di agire con una consapevolezza fatta di fatica e di disciplina, parole ormai desuete.
Scriveva Giacomo Leopardi nello Zibaldone, parlando delle Gazzette toscane del suo tempo: “in un Paese dove tutti sanno un poco è un Paese dove si sa poco”.
Così viviamo giornalmente tra computer, smartphone o tablet, pensando di avere il mondo in tasca, ma alzi la mano quanti conoscono esattamente di questi apparecchi i loro circuiti elettronici o la struttura algoritmica di un programma? Pochissimi, infatti quando si rompono siamo nelle mani dei tecnici, i nuovi stregoni della tecnologia, a cui affidiamo parte della nostra vita, un nuovo Moloch, insomma, che decide per tutti noi.
Ed ecco creata una nuova élite che ha il potere vero di sapere come funzionano i dispositivi tecnologici, mentre tutti gli altri sono sottomessi e dipendenti.
Scrive Chris Anderson nel suo libro “Lo sviluppo della Freeconomics, l’economia del gratis” una profezia da paura sul nuovo mondo che stiamo costruendo: “Ho l’impressione che l’ondata di robotizzazione si tradurrà anche nella sostituzione dei lavori intellettuali, rendendoli di fatto inutili. I posti di lavoro saranno sicuramente di meno. Resteranno gli schiavi, perché costeranno sempre meno delle macchine”.
Siamo avvertiti, ma tanto continueremo a vivere sul web fino al momento inevitabile della via sena più ritorno anche se la speranza è sempre l’ultima a morire.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::2563::/cck::