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Il mondo del “dopo Yalta”

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Combattere una terza guerra mondiale per soddisfare le manie di grandezza dei ‘neocon’ americani sarebbe un suicidio per il vecchio continente ed un crimine verso milioni di persone.

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Il 4 febbraio del 1945 Roosevelt, Stalin e Churchill si incontrarono a Yalta, una città della Crimea quasi completamente distrutta dalla guerra per decidere il futuro assetto dell’Europa. Era chiaro che la Germania aveva ormai abbandonato qualsiasi speranza di vittoria. L’Italia si era tirata fuori l’8 settembre del 1943, lasciando l’alleato tedesco praticamente da solo ed era ormai evidente che Inghilterra Russia e Stati Uniti si sarebbero spartite le ceneri di un continente totalmente devastato da sei anni del più terribile conflitto della storia. Alla conferenza non fu invitato il presidente francese de Gaulle, cosa che lo mandò su tutte le furie.

Il messaggio era implicito, ma chiaro: l’Europa non contava più nulla.

I tre rappresentanti delle potenze vincitrici erano alleati, ma non certo amici. Roosevelt non era nelle grazie di Churchill il quale aveva capito che ormai i bei tempi dell’impero britannico erano finiti e che il nuovo impero avrebbe avuto come capitale Washington.

Dal canto suo Roosevelt pur essendo alleato con Stalin aveva ben chiaro che URSS e USA sarebbero state le nuove Roma e Cartagine.

Churchill non sopportava Stalin al punto che in seguito, riferendosi a lui affermò: “Abbiamo ammazzato il porco sbagliato”.

Alleati quindi che non avevano nessun motivo per essere amici.

Ciò nonostante il vecchio continente fu spartito tra le potenze vincitrici. L’URSS si prese l’Europa dell’Est e gli USA con i loro alleati britannici, l’egemonia su quello che restava dell’Ovest. La Francia, sconfitta dai tedeschi, ma trovandosi dalla parte giusta fu lasciata in pace. Tutto questo assetto aveva un senso nella misura in cui l’impero sovietico manteneva il controllo di Romania, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, una parte della Germania divisa e paesi baltici. Con il crollo dell’impero sovietico, l’accordo di Yalta è venuto a mancare.

Le Nazioni facenti parte del patto di Varsavia sono state inglobate all’interno dello schieramento controllato dagli angloamericani e questo ha ovviamente creato una grossa destabilizzazione geopolitica.

Oltretutto, la Cina che nella seconda guerra mondiale aveva subito l’onta della creazione del regno di Manciuria da parte dei giapponesi è diventata una grande potenza, riuscendo nell’obiettivo di togliere dalla povertà ottocento milioni di cinesi in pochi decenni, fatto unico nella storia del mondo. E’ chiaro quindi che gli equilibri politici planetari avrebbero dovuto a questo punto essere rinegoziati. La Russia, disgregato l’URSS ha perso territori ed egemonia sul blocco dell’Europa orientale, ma è sempre una grande potenza per nulla disposta a svolgere un ruolo di secondo piano, mentre gli USA hanno capito che per loro si è creata un’opportunità senza precedenti: quella di rimanere l’unica vera potenza mondiale.

I ‘neocon’ americani hanno fretta di attuare il piano, ma l’intoppo è determinato da Mosca ed ultimamente da Pechino.

Con la scusa di difendersi dall’orso cattivo e dall’Iran ed usando le Nazioni dell’ex patto di Varsavia, Mosca è stata completamente circondata dalla NATO che non ha minimamente esitato a dispiegare batterie missilistiche ai confini russi.

La politica degli USA e conseguentemente della NATO si sta rivelando estremamente miope. Illudersi di poter circondare la Russia senza provocare reazioni denota quantomeno mancanza di senso pratico in politica estera così come illudersi che l’opinione pubblica continui a credere alla storiella dell’orso cattivo denota una eccessiva sicurezza ed una malcelata disistima delle capacità critiche dei popoli.

In caso di guerra, ammesso e non concesso che questa sia combattuta con armi convenzionali, i russi come loro abitudine la combatterebbero fino all’ultimo uomo, gli statunitensi fino all’ultimo europeo. Come afferma un popolare detto russo, la Russia non inizia le guerre, le finisce. Rinegoziare Yalta ed i reciproci interessi delle superpotenze non è un’opzione, ma un obbligo.

Questo ovviamente se si vuole evitare un conflitto che potrebbe essere l’ultimo della storia. Continuare con le provocazioni nella speranza che Mosca ceda il passo allo strapotere anglosassone, potrebbe portare in breve tempo ad una risposta armata.

I governi europei alleati degli USA dovrebbero stare attenti a non confondere alleanza con sudditanza.

Combattere una terza guerra mondiale per soddisfare le manie di grandezza dei ‘neocon’ americani sarebbe un suicidio per il vecchio continente ed un crimine verso milioni di persone. Parafrasando il principe di Talleyrand, sarebbe più che un crimine, sarebbe un errore. Un errore che costerebbe carissimo a ciò che resta di un continente che nel bene e nel male ha prodotto quella categoria di pensiero che noi oggi chiamiamo ‘Civiltà occidentale’.

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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::2597::/cck::

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