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La Mobile della Questura di Milano sta indagando sul caso di una 49enne solitaria, Loretta Manarrelli, titolare di un vivaio di piante, probabile suicida sotto un treno proprio quando stava per essere interrogata sulla strana morte dell’amico Damiano stritolato da un anaconda.
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Autore: Titolo: Editore: Pagine: Pag. 184 |
Milano. Ottobre-novembre. Alla Mobile della Questura di Milano funziona bene la squadra del reparto Problem solving (o “Desbrujà rugne” che dir si voglia), ideato per dirimere inchieste con problemi di organizzazione “tra” le forze dell’ordine. Il coordinatore è un veterano, l’imponente commissario Elia Mastrosimone, calvo coi baffi neri, centrocampista e cannoniere. La bionda ossigenata sensuale valtellinese Caterina Cederna è la fantasista. Il buon toscano Vilnev Villeneuve Rosaspina con giovani ciuffi castani, da spericolato pilota, è l’ala sinistra. Infine c’è l’ultima arrivata, lei, ispettore Annalisa Lisetta Consolati, milanese purosangue, capelli chiari e fini, terzino destro e protagonista. Ha chiesto il trasferimento quando Patrizio, il padre vedovo, si è ammalato di parafrenia senile, per avere orari regolari e giovedì mattina libero. Lo accompagna dallo psichiatra e lo accudisce sempre, insieme all’amata saggia partner Minerva (nonostante le antipatiche sorelle gemelle), restauratrice, lineamenti perfetti e capelli corvini. Annalisa non cucina, fa ovunque il lavoro sporco ma è soddisfatta. Ora hanno il caso di una 49enne solitaria, Loretta Manarrelli, titolare di un vivaio di piante, probabile suicida sotto un treno proprio quando stava per essere interrogata circa la strana morte del suo amico Damiano Brancher sul Mottarone (Verbania), stritolato da un anaconda. Procure distanti, scarso coordinamento, devono intervenire loro. Ed è l’occasione, al funerale, per reincontrare una brava professoressa delle superiori, Nice Carnera, ora in pensione.
L’analista funzionale (informatica) Paola Sironi (Milano, 1966) inizia una nuova serie nella bella collana (impostata e a lungo diretta dalla grande Tecla Dozio) ove ci aveva già ben raccontato dei vari Malesani. Narrazione in terza persona fissa sulle peripezie pubbliche e private di Annalisa, con brevissimi intermezzi in corsivo (ancora in terza) per Damiano, Loretta, Nice, e soprattutto per papà Patrizio. Lui ormai vive quasi solo il proprio mondo di “continuatore di film”: attinge alla memoria di dettagliate precise storie da grande o piccolo schermo, per aggiungervi avvenimenti inventati, con bizzarra creatività e protagonismo demiurgico. Ci riesce alla grande con Una giornata particolare di Scola. Essendo molte le inconsuete incognite del caso anche l’inconscio paterno potrà essere utile: da dove arriva l’anaconda verde, visto che è una specie di cui è vietata la detenzione e la vendita? E perché si è suicidata la donna che considerava l’assassinato come il miglior unico amico e aveva sul tavolo della cucina un foglietto scarabocchiato con “quelle che odiano i fiori” (che è pure il titolo del romanzo)? Scavando appena un poco ci si imbatte in donne sfruttate, nella tratta e nella schiavitù delle prostitute nigeriane, un tunnel (quasi sempre) senza via d’uscita, né in Europa né in patria. Anche in questo intreccio noir (e giallo insieme) ci sono dunque perlopiù donne, tutte a loro modo interessanti e vivaci. Invece, i due maschi coinvolti sono pessimi, uno fottitore e schiattato, uno vecchio e cattivo.
v.c.
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