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Oggi la Grecia è un paese desertificato, con il 20% di disoccupazione che sfiora il 50% per gli inoccupati giovanili, con un greco su cinque che non ha accesso a medicinali e cure mediche, con l’esplosione dei suicidi e il crollo delle aspettative di vita.
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Con l’ultima tranche di aiuti per 15 miliardi di euro, la Grecia ha avuto il via libera dalla Commissione Europea per lo slittamento del debito, con il monitoraggio esterno sulla riforme approvate dal governo Tsipras dietro dettatura della Troika.
In otto anni la Grecia ha avuto oltre 273 miliardi di prestiti, elargiti dal Fondo salva-Stati e dagli altri creditori internazionali, per risollevare la crisi di debito che aveva fatto sprofondare il paese dal 2009.
Il 95% di questi aiuti sono finiti nelle banche creditrici esposte verso il paese ellenico, le stesse banche che avevano privatamente prestato al sistema economico greco ingenti capitali per lucrare sulla differente composizioni dei tassi di interesse dei vari paesi, che hanno preteso di rientrare dai loro investimenti grazie all’intervento delle politiche intraprese dagli emissari di Bruxelles.
La telenovela dell’estate del 2015, quando il referendum popolare aveva chiesto a gran voce l’uscita dall’euro e dall’austerità, ha lasciato la strada al percorso lacrime e sangue, con il primo ministro Tsipras piegato dalle pressioni internazionali.
Solo il 5% dei prestiti è finito nelle casse dello Stato greco, che a fronte dei prestiti ha dovuto intraprendere una serie di riforme basate sull’austerità di bilancio per rendere plausibile il piano di rimborso programmato negli anni.
Ma oggi la Grecia è un paese desertificato, con il 20% di disoccupazione che sfiora il 50% per gli inoccupati giovanili, con un greco su cinque che non ha accesso a medicinali e cure mediche, con l’esplosione dei suicidi e il crollo delle aspettative di vita.
Un paese di 10 milioni di abitanti, con un deserto industriale reso ancor più improduttivo dagli ultimi dieci anni e che si troverà ora a lottare con i bilanci di uno Stato indebitato, costretto al rispetto dei rigidi parametri europei e un futuro sull’onda di continui diktat sul taglio di stipendi e pensioni, già sforbiciati 14 volte, con un calo del potere d’acquisto del 28%.
La tragedia greca può e deve essere uno spunto di riflessione sulle difficoltà che un paese può incontrare nello scontrarsi con poteri finanziari e politici che fanno del liberismo un dogma insormontabile, portando donne e bambini in condizioni di povertà e stenti.
La cultura europea, millenaria, ha da sempre rappresentato la culla della civiltà democratica con la creazione di Stati con finalità di benessere sociale: servizi come la Sanità universale e le pensioni pubbliche hanno caratterizzato l’evoluzione dell’essere umano negli ultimi cento anni.
Mentre la Troika festeggia la fine della crisi greca, per l’ex ministro Varoufakis “la prossima mossa sarà fare un deserto e chiamarlo pace”, con la citazione di Tacito a commentare la realtà percepita dal popolo greco.
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::2701::/cck::