Esteri

Il dibattito sull’immigrazione

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La questione dell’immigrazione continua a tenere banco nei media italiani e internazionali, oscurando argomenti e problemi di ben altra portata, quali l’endemica corruzione degli apparati pubblici, il sottosviluppo – soprattutto tecnologico – del Sud, la criminalità organizzata, la soffocante disoccupazione giovanile, la sostenibilità del sistema pensionistico, della sanità, del sistema scolastico, la viabilità e il trasporto pubblico, l’inquinamento delle città, tanto per citarne alcuni. La questione immigrazione, facendo leva su paure e senso d’insicurezza di una popolazione invecchiata e disorientata, attraverso i media è entrata con forza nel dibattito politico, assicurando il successo della Lega e del suo leader Matteo Salvini, che hanno saputo abilmente cavalcarla.

La nostra rivista ha pubblicato recentemente diversi articoli di approfondimento sulla questione dell’immigrazione. Dall’articolo del nostro direttore responsabile Roberto Savio Immigrazione, molti miti e poca realtà, che mette a confronto molti dati in contrasto con il sentire delle persone e con le affermazioni dei politici, è scaturito un articolato dibattito. Ricordiamo anche l’approfondimento sulle conseguenze economiche di Gianluca Di Russo nell’articolo Dogmi e mercati.

In questa edizione pubblichiamo due prese di posizione molto critiche, in particolare sul ruolo delle ONG, sulla controversa questione degli sbarchi nel Mediterraneo, e un comunicato dell’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR.

La replica a Savio di Roberto Massari, dal titolo L’umanitaristico traffico di esseri umani fa riferimento tra l’altro alla posizione molto dura sul ruolo delle ONG pubblicata da Fred Kuwornu con l’articolo Un traffico da 150 miliardi all’anno.

Roberto Massari, nel suo intervento, arriva addirittura a sospettare che alcune delle tragedie più spettacolari, i naufragi di gommoni, siano state “provocate ad arte” per sollecitare “l’emotività psicologica” attraverso i media ed incentivare l’impegno umanitario a favore degli sbarchi (ed imbarchi), a vantaggio unicamente delle mafie nazionali ed internazionali, e fornire un tal modo copertura a “uno dei più grandi crimini dell’epoca attuale”. Massari critica in particolare l’area progressista, che con le sue campagne umanitarie sugli sbarchi non si rende conto di favorire gli imbarchi.  Massari si domanda come mai l’immigrazione, che fino ad alcuni anni fa avveniva regolarmente attraverso permessi consolari e voli charter, è stata sostituita dalla “prassi di accettare gli immigrati purché arrivassero via mare, su barconi e altri mezzi di fortuna”, insinuando che si tratti di una mossa voluta dal governo Renzi. Ci sembra che su questo punto a Massari sia sfuggita l’introduzione nel 2002della legge Bossi-Fini, che disciplina l’immigrazione, e di fatto la inasprisce. Chiuse le vie legali, il flusso migratorio si è riversato sui canali illegali gestiti dalla malavita organizzata, con i risultati che conosciamo.

Fred Kuwornu nel suo intervento Un traffico da 150 miliardi all’anno critica l’attività umanitaria delle ONG e dei benpensanti occidentali che servirebbe unicamente a “mettere a posto la vostra coscienza o lenire i sensi di colpa del vostro status privilegiato”, mentre – anche se in buona fede – si rende complice dello spaventoso crimine della tratta di esseri umani perpetrata dalla mafia nigeriana e dai suoi accoliti a scopo di lucro.

La questione è complessa e spinosa, anche perché dà adito a violente recriminazioni e risveglia posizioni politiche estremiste che credevamo ormai sopite. Su una cosa sembrano tuttavia tutti d’accordo: il problema dell’immigrazione non è un’emergenza, bensì ormai un fenomeno strutturale con cui l’occidente si troverà confrontato per molti anni a venire.

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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::2757::/cck::

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