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A protezione della nostra democrazia

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Nel caso #MattarellaDimettiti i Pm che si occupano di antiterrorismo attendono l’arrivo di una informativa della Polizia postale per procedere

Fino a quando si tratti di buontemponi, che in gioco si dilettino nel mandare in rete notizie più o meno vere da inoltrare per il divertimento degli amici, passi. Ma se non si tratta più di buontemponi, bensì di criminali che usano armi non convenzionali, allora c’è da preoccuparsi.

Sembra che questa sia l’opinione della Procura di Roma che emerge dalla notizia pubblicata lo scorso 4 agosto dall’AGI: “I Pm che si occupano di antiterrorismo per procedere attendono l’arrivo di una informativa della Polizia postale”.

Naturalmente non è questo lo scoop, bensì l’articolo di Federico Fubini, pubblicato il giorno precedente sul Corriere della Sera dal titolo “Le manovre dei russi sul web e l’attacco coordinato a Mattarella”.

I riferimenti ai “russi” nel titolo dell’articolo ed alla «“fabbrica dei falsi” a San Pietroburgo» sono legati allo scandalo dell’IRA, Internet Research Agency, società di San Pietroburgo indicata da Mark Zukerberg tra i responsabili dei problemi che avevano riguardato Facebook.

Ma, tornando all’articolo, il fatto interessante riguarda le migliaia di profili di Twitter che cominciano a bombardare la rete con la stessa parola d’ordine: #MattarellaDimettiti, mentre Luigi Di Maio, leader della prima forza politica del Paese, aveva appena chiesto la messa in stato di accusa del Presidente Mattarella, reo di aver esercitato una sua prerogativa costituzionale, rifiutando di avallare la scelta di un candidato ministro dell’economia.

Tornando a quella domenica 27 maggio, ricordo il disorientamento provocato dal bombardamento di ipotesi che il futuro avrebbe potuto riservarci nel caso in cui le minacce fossero state condotte fino alle estreme conseguenze. Da un lato il comportamento del Presidente della Repubblica che esercita una funzione prevista esplicitamente dalla Costituzione, dall’altra quello di un leader politico appena eletto che reclama il diritto di esercitare le funzioni garantite dai contenuti del mandato popolare.

Da un lato la forma, a tutela dell’esercizio di una funzione esplicita, dall’altra la sostanza di un possibile vulnus nell’esercizio dei contenuti della democrazia così come descritta dalla Carta costituzionale.

Restiamo in attesa, per i tempi che le attività in corso richiedono, di conoscere gli sviluppi sulle indagini che la magistratura inquirente vorrà avviare per fare luce almeno sugli account coinvolti dalla propaganda dei troll di Mosca, a protezione della nostra democrazia.

di Giorgio Castore

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