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Bombe spagnole nella guerra in Yemen

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Il governo spagnolo fa marcia indietro: a fronte del ricatto economico di Riad conferma la fornitura delle bombe all’Arabia Saudita, malgrado i sospetti che vengano utilizzate nella guerra contro i ribelli dello Yemen.

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Abbiamo nel giro di pochi giorni assistito ad un  triste spettacolo di realpolitik. Questo termine si usa quando la politica degli ideali cede passo alla realtà. Ma la realtà ormai si riferisce al mercato, agli interessi economici, e a null’altro.

Il nuovo governo spagnolo di Pedro Sànchez (PSOE, Partito Socialista Operaio Spagnolo) è partito con un’agenda di forte impegno sociale, ambientale ed economico, mirante a ridurre le ineguaglianze, aumentare la partecipazione, ridurre le misure  liberiste del precedente governo di Mariano Rajoy. Prendo come simbolo l’impegno della nuova Ministro per l’Ambiente, Teresa Rivera, che ha ripreso l’impegno contro i combustibili fossili. Ricordo che il governo precedente aveva osteggiato la chiusura delle centrali alimentate a carbone, in barba agli accordi di Parigi contro il cambiamento climatico.

L’attuale Ministro della Difesa Margarita Robles aveva annunciato la sospensione di un accordo con l’Arabia Saudita, contratto dal governo Rajoy, per la fornitura di 400 bombe laser ad alta precisione, che erano chiaramente destinate alla guerra nello Yemen, dove i bombardamenti sauditi hanno causato almeno 3.000 vittime di civili, di cui un  terzo di bambini uccisi nelle scuole. Lo Yemen, il paese arabo più povero di tutti, sta vivendo un dramma vergognoso. La guerra nello Yemen è «probabilmente la peggiore catastrofe in corso nel mondo», come ha dichiarato Sigmar Gabriel, ministro degli esteri tedesco.

«In Yemen, uno dei paesi più poveri al mondo, i civili vengono uccisi dalle bombe sganciate da uno dei paesi più ricchi del mondo, l’Arabia Saudita» le parole di Victor Boștinaru, vicepresidente S&D (Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo).

Non è il nostro intento analizzare il conflitto, che è ormai fonte di notizie nei giornali del mondo. Basta solo sapere che esiste unanimità sulle stragi causate dai bombardamenti sauditi.

La ministro spagnola, con tutte le ragioni, chiede che la fornitura delle bombe di precisione, venga sottoposto ad un nuovo esame. Fra l’altro, le bombe non venivano fornite da imprese private, ma dallo stesso governo, che vendeva bombe acquistate dagli Stati Uniti (che appoggiano l’Arabia Saudita nel conflitto). 

A quel punto, si genera una rivolta della realpolitik. La Spagna aveva in corso un contratto per la fornitura di cinque corvette all’Arabia Saudita, per un valore di 1.813 milioni di euro, da realizzare a Cadice dai cantieri Navantia. L‘Arabia Saudita aveva già in parte pagato la fornitura delle bombe laser, che aveva un valore totale di 40 milioni di euro, ma ora fa sapere che questa decisione mette in pericolo l’acquisto delle corvette.

I lavoratori dei cantieri Navantia scendono in strada, occupano le strade di accesso alla città, ed il governo obbliga Margarita Robles ad una imbarazzante marcia indietro, dichiarando che la fornitura di corvette avrebbe creato 6.000 posti di lavoro. Il ministero della Difesa rivendica in un comunicato il positivo apporto della vendita di armi alla economia spagnola, che nel 2017 ha avuto un valore diretto dello stesso ministero di 270  milioni di euro. In altre parole, un morto yemenita non ha lo stesso valore di uno spagnolo vivo.

L’Arabia Saudita ha la conferma che nei tempi attuali il bullismo introdotto da Trump è vincente. Già avevano espulso l’ambasciatore del Canada, perché aveva parlato dei diritti delle donne. Ora tutti sanno che prendere posizioni contrarie agli interessi ed alle politiche di Riad, e del 32enne erede al trono, Mohamed bin Salman, ha un alto costo.

Uno degli argomenti usati dai fautori della realpolitik spagnola è che l’Italia, fino a poco fa governata dal centrosinistra, è molto più coinvolta nel traffico di armi, come riferisce il rapporto al parlamento italiano. La logica, è che se non mi comporto secondo l’etica e gli ideali che dovrei avere, sono giustificato se un altro non lo ha fatto. Ormai, non siamo più nell’emulazione verso l’alto, ma verso il basso.

Nel caso qualcuno fosse interessato nella vergogna del traffico di armi, compiuto per l’82% dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, è possibile consultare il SIPRI Yearbook (in italiano). Sono, vedi caso, gli stessi argomenti di realpolitik per continuare a finanziare i combustibili fossili con l’incredibile somma di 4 trilioni dollari all’anno: salviamo i posti di lavoro.

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::autore_::di Roberto Savio::/autore_:: ::cck::2808::/cck::

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