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Libia fra Italia e Francia

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Le parti coinvolte nella ricerca di una strada capace di affrontare i nodi del problema non sembrano ancora in grado di adempiere ai contenuti delle rispettive azioni e dichiarazioni

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Mentre Etiopia ed Eritrea festeggiano la pace con la firma di un trattato “storico”, la Libia lotta nella ricerca di un equilibrio che continua a tardare.

Le parti coinvolte nella ricerca di una strada capace di affrontare i nodi del problema non sembrano ancora in grado di adempiere ai contenuti delle rispettive azioni e dichiarazioni.

Il principale ostacolo che l’Italia incontra nei tentativi di recupero della funzione che è chiamata a svolgere è costituito dal ruolo al quale è chiamata, secondo le intese raggiunte sotto l’egida delle Nazioni Unite, non condiviso dalla Francia.

Béatrice le Fraper du Hellen, ambasciatrice di Francia a Malta, con incarichi svolti nel passato nella Missione della Francia presso le Nazioni Unite, ha avuto un incontro in Tunisia lo scorso 16 settembre, secondo quanto riportato dal Libya Observer, con Khalid Al-Mishri, Presidente del Consiglio di Stato e esponente di punta dei “Fratelli musulmani”, definito nemico del generale Kalifa Haftar sostenuto dalla Francia.

I principali rivali libici hanno firmato lo scorso maggio a Parigi una dichiarazione di principi per porre fine allo stallo politico con due date importanti: il 16 settembre per il quadro costituzionale ed il 10 dicembre per le elezioni. Ricordiamo, però, che la data del 10 dicembre non costituisce un diktat imprescindibile e che secondo i seguaci del presidente in carica, Al Serraj, senza adeguate misure di sicurezza, sarà materialmente impossibile procedere allo svolgimento delle elezioni.

Al-Mishri, secondo quanto comunicato dal suo ufficio stampa, concludendo ha detto all’ambasciatrice francese “Le riforme economiche avranno un impatto molto positivo sulle condizioni di vita dei libici e abbiamo fatto molti sforzi per farlo funzionare”.

Ma i recenti attacchi che ha dovuto subire Tripoli in particolare hanno segnato un alto livello di rischio. Mukhtar Al-Jahawi, (soprannominato “il cervello”) ha dichiarato domenica che gli incontri proseguono con le autorità competenti e il Consiglio presidenziale per elaborare la versione finale per la sicurezza della capitale.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::2810::/cck::

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