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I valori in gioco: da un lato un obbligo morale, salvare la vita ad esseri umani, dall’altro, operare su un tessuto pericoloso quanto il climax che coinvolge la Libia e che non accenna a diminuire.
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Quale è la campana giusta? Ormai abbiamo perso la speranza di conoscere la verità leggendo articoli o reportage degli inviati. Non ci resta che riferire i fatti riportati ed aspettarne un racconto presumibilmente veritiero, augurandoci di non cascare in sgradite fake news.
Abbiamo scelto il reportage di Le Monde del 25 settembre, a firma di Julia Pascual dal titolo “L’«Aquarius» et les gardes-côtes libyens face à face.”, proponendo due articoli di riferimento sull’argomento, richiamando il primo, un editoriale di El Pays, ed il secondo, un articolo dal titolo “Metodo Aquarius alle ortiche”.
La necessità di rifarsi agli articoli richiamati deriva dai valori in gioco: da un lato un obbligo morale, derivante dalla necessità di fare il possibile per salvare la vita ad esseri umani, dall’altra, di operare su un tessuto pericoloso che rischia di vanificare gli sforzi fatti finora nei tentativi di evitare il climax del conflitto che coinvolge la Libia e che non accenna a diminuire.
Mentre scriviamo la nave Aquarius si trova a quattro giorni di navigazione da Marsiglia con un bilancio di 50 migranti salvati al largo delle acque libiche ed il rischio incombente di non avere più la bandiera, restando nave fantasma e per di più senza permesso di sbarco.
Ma come si è giunti a questa situazione? Con una serie di atti unilaterali, tendenti a presentare agli altri una situazione in cui è sempre più facile tentare di forzare la mano col metodo del cerino acceso.
Secondo il Libya Observer, i feroci scontri intermittenti continuano nel sudest di Tripoli ma sono ignorati dalla stampa italiana e non favoriscono l’interpretazione secondo cui le acque libiche sarebbero “sicure”, avvalorando le scelte dell’Aquarius e di coloro che fossero chiamati a soccorrere i migranti.
Per diverse ore, prima dell’alba, domenica 23 settembre, sono stati disputati i sopravvissuti nel Mediterraneo centrale. Intorno all’una del mattino l’ “Aquarius”, la nave noleggiata da organizzazioni non governative SOS Mediterraneo e Medici Senza Frontiere (MSF), e unica nave in pattugliamento al largo della Libia, è informata della presenza di una imbarcazione in mare che inizia a pattugliare, con a bordo diverse decine di persone.
La segnalazione è stata effettuata tramite la linea di assistenza telefonica di Alarm Phone, che viene utilizzata da diverse associazioni che assistono le persone in difficoltà in mare.
L’ “Aquarius” avverte le autorità marittime libiche, competenti nella zona di coordinamento delle operazioni di salvataggio e inizia ad avvicinarsi alla posizione della nave segnalata. Sono quasi le 3 del mattino, e di notte i soccorritori di SOS Mediterranean guardano il binocolo sulla traccia dell’imbarcazione.
«Col trascorrere dei giorni, intorno al viaggio (è eccessivo dire “disperato”?) si scatenano anche in Francia gli “opposti estremismi” e l’argomento rappresenta, a otto mesi dalle elezioni europee, un punto di svolta che consente ad alcuni sulla scena politica di affermare le proprie posizioni. Non sorprende che la scelta del governo sia stata bruscamente denunciata a sinistra. È nostro dovere e nostro onore “, ha scritto su Twitter Jean-Luc Mélenchon, deputato (LFI) di Bouches-du-Rhône. “Non lasciamo che gli esseri umani muoiano di fronte a noi sulla base del fatto che gli altri dovrebbero farlo e che è loro la responsabilità! “, ha detto David Assouline, Vice Presidente (PS) del Senato.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::2819::/cck::